Il primo corsivo quotidiano di Michele Serra uscì il 7 giugno del 1992 sull’Unità. Scrivere ogni giorno, per trent’anni filati, la propria opinione su un giornale è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere non sono condannate a parlare? Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale comico e sentimentale, impudico e coinvolgente. Serra apre al pubblico la sua bottega di scrittura, senza nascondere le scorie, i trucioli, le fatiche. Le persone e le cose trattate nel corso degli anni – la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la cultura – riemergono dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa. L’analisi del testo (text mining) incombe: aiuta Serra a dipanare la matassa della propria scrittura ma gli fornisce anche traccia delle proprie debolezze e delle proprie manie. Il vero bandolo, come per ogni cosa, forse è nell’infanzia. Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere.