Mi ammazzo o in gergo felliniano Amamaz è la divertente storia di un suicidio mancato. O meglio di un suicidio differito. Ma Amamaz è anche e soprattutto la storia del rapporto che lega un curioso personaggio di arrangione solitario alla sua terra d’origine: la Romagna delle grasse sagre paesane e delle orde di villeggianti. Infatti, quando tutti festeggiano, c’è qualcuno che chiuso in casa soffre la solitudine.
Ed ecco Ottavio Sozzi, l’ombrellone umano, il vitellone mancato, il clown nero nato dall’estro di Pizzol, che si tasforma in questo testo, ideato a quattro mani da Pizzol e Savelli, da personaggio di cabaret in maschera teatrale. Allo sventurato Sozzi fa da contraltare un nuovo personaggio, l’igienista Forbiti, interpretato dall’attore cabarettista Giampiero Bartolini, coinvolto casualmente negli avventurosi e improbabili suicidi del nostro anti-eroe. Ma in realtà nessuno ha voglia di
uccidersi, c’è invece una voglia di raccontare e di rivivere le proprie avventure sperando in un futuro più roseo.