Certamente qualcuno commenterà che non c’è niente di strano, ma pare davvero che il primo tapis roulant sia stato concepito come strumento punitivo, nelle carceri di Bury St Edmunds, nel Regno Unito.
Secondo lo storico britannico Vybarr Cregan-Reid era il 1817, esattamente 200 anni fa, quando Sir William Cubitt, ingegnere figlio di un mugnaio, pensò di sfruttare la forza muscolare dei prigionieri per realizzare lavoro utile. E progettò una grande ruota di legno, camminando sulla quale, i carcerati azionavano una macina per il grano…
L’idea si diffuse rapidamente, anche oltreoceano, e fino a metà dell’800 in molte carceri si usò il lavoro dei prigionieri, ottenuto in questo modo, anche per pompare acqua o far circolare l’aria nelle miniere.
Combinazione dei numeri, 100 anni dopo, nel 1917, il newyorchese Claude Lauraine Lagen depositò il primo brevetto di un tapis roulant a scopo sportivo. Lo battezzò training machine: consisteva di rulli montati su una base in legno e ricoperti da un nastro antiscivolo.
Negli anni ’50 del XX secolo un cardiologo americano, Robert A. Bruce, pensò di utilizzare il tapis roulant per sviluppare un protocollo diagnostico per pazienti cardiopatici. Attraverso elettrodi fissati sul torace dei pazienti, Bruce monitorava le loro pulsazioni e la respirazione, mentre li sottoponeva all’esercizio fisico.
Ma il grande successo di pubblico per il tapis roulant esplose negli anni ’70, dopo che il dottor Kenneth H. Cooper pubblicò la sua famosa ricerca sui benefici dell’esercizio aerobico. Un ingegnere originario della Pennsylvania, William Staub, colpito dalle idee di Cooper, produsse un modello economico del tapis roulant, accessibile a tutti, ottenendo un tale successo che lasciò il suo lavoro di ingegnere aerospaziale per dedicarsi a tempo pieno alla nuova attività.
Finalmente era possibile praticare la corsa in qualsiasi momento, senza più la scusa del cattivo tempo…
Roberto Ossani, docente di Design della Comunicazione – ISIA Faenza