JOAN MIRÓ, LITOGRAFO. OPERE SCELTE.

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Joan Miró, Ubu Roi, 1966, litografia.

Sabato 4 giugno alle ore 17, presso le Pescherie della Rocca di Lugo, inaugura la mostra Joan Miró, litografo. Opere scelte, organizzata dal Comune di Lugo – Assessorato alla Cultura e curata da Giulia Garuffi e Giorgio Martini delle istituzioni culturali del ComuneUn modo insolito per conoscere uno dei più prolifici e amati artisti del ‘900 e un omaggio da parte dell’Assessorato alla recente riapertura del Teatro Rossini. 

Le cinquantadue opere del Miró litografo che sono state scelte vogliono infatti sottolineare il legame tra tutte le arti, la grafica, la letteratura, la poesia e il teatro. Miró ha saputo ben cogliere lo spirito e le parole degli scrittori, commediografi e poeti con cui è entrato in contatto. Per questo si è voluto prendere in esame due serie di litografie dove traspare piuttosto chiaramente il messaggio scritto giustapposto alla traduzione grafica. Le due serie sono presentate in ordine cronologico: per prima la serie grafica dedicata alla raccolta di poesie di Tristan Tzara Parler Seul, composte durante il soggiorno del poeta rumeno nel manicomio di Saint-Alban (1948-50), a seguire la raccolta di litografie dedicate all’opera teatrale Ubu Roi di Alfred Jarry (1966), capolavoro di fine ‘800, un testo che riunisce provocazione, farsa, parodia e umorismo e per questo considerato a tutti gli effetti precursore del movimento surrealista e del teatro dell’assurdo.

Parler Seul
Joan Miró ha saputo dialogare con l’opera di alcuni dei principali esponenti del mondo letterario del Dopoguerra. Tra essi figura indubbiamente il legame con il poeta rumeno Tristan Tzara. La serie di litografie Parler Seul racconta l’omonimo poema scritto dal poeta rumeno, tra i fondatori del movimento dadaista e ispiratore del movimento surrealista, durante la degenza nell’ospedale psichiatrico di Saint-Alban nel 1945. Parlare da soli è un sintomo del comportamento tipico dell’alienazione, non è soltanto un atteggiamento del delirante, può anche essere quello del malato che si scopre malato e inizia a guarire, oppure del guarito che si ripiega su di sé, si comprende e si riscopre. Da questa esperienza nasce un testo molto particolare, in cui le parole si susseguono senza alcun senso apparente, come se provenissero dall’anima dello scrittore. Non ci sono freni né regole, c’è solo il fluire continuo dei pensieri dell’autore. Miró si propone di realizzare delle immagini a corredo del testo, non come pure illustrazioni, ma in un dialogo costante tra le sue litografie e le parole di Tzara, giungendo ad una rara sintesi tra scrittura e immagini, in cui l’inconscio è libero di esprimersi, privato di ogni razionalità.

Joan Miró, Parler Seul, (1948-50), litografia.

Ubu Roi 
Grande esponente del surrealismo, Joan Miró non poteva che confrontarsi con l’opera di Alfred Jarry e con il suo capolavoro, Ubu Roi, rappresentato da vari artisti, da Pablo Picasso a Salvador Dalì, da Jacques Prévert a Max Ernst. Il noto drammaturgo francese incentrò la trama dell’opera sulle fantastiche vicende di Ubu, «capitano dei dragoni e ufficiale di fiducia di re Venceslao», che, una volta salito al trono di Polonia per mezzo di un regicidio, uccide successivamente tutti i nobili e coloro che lo avevano appoggiato nella sua ascesa. Una grottesca marionetta umana, avida di potere e di denaro, re Ubu rappresenta il cinismo e l’arrivismo del piccolo borghese del tempo. Le tredici litografie esposte sono ispirate alla pièce teatrale; Miró usa la storia di Ubu per ridicolizzare il dittatore spagnolo Francisco Franco e denunciare le ingiustizie e le brutalità perpetrate da quel regime nella sua Spagna.

Fino al 31 luglio

Lugo, Pescherie della Rocca, Piazza Giuseppe Garibaldi 1. Orari: giovedì e venerdì 17-19, sabato e domenica 10-12 e 17-19. Aperture straordinarie durante i mercoledì di luglio in coincidenza dei Mercoledì sotto le stelle e del concerto di Diana Krall > 6, 13, 20, 27 luglio dalle 20:30 alle 23. Ingresso libero.