Visto da noi: L’innocenza di Hirokazu Kore-Eda

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Il ‘fuori’ e il ‘dentro’ sono i protagonisti di ques’ultimo film del regista giapponese Hirokazu Kore’eda, premiato con la Palma d’Oro per la sceneggiatura a Cannes 2023 e nelle sale italiane dal 22 agosto 2024, il fuori delle maschere sociali, dei ruoli la cui rigidità è certamente enfatizzata nei modi della società giapponese ma a cui non è estranea anche la società occidentale cosiddetta libera e liberale, e il dentro dei sentimenti che all’interno di quelle maschere si agitano e confliggono, rimbalzando come stimoli impazziti entro le loro mura all’apparenza insuperabili, il dentro dell’anima irriducibile e che si vuole eterna nel ritorno continuo delle rinascite e delle reincarnazioni che intridono la sensibilità dell’Oriente a noi lontano.

È una spinta quella del sentimento e del desiderio che si getta in continuazione contro i limiti della vita sociale, retrocedendo solo a cercare uno slancio più forte per poi casualmente o occasionalmente, ma sempre felicemente, superarli.

 

 

Dice ad un certo punto della storia un personaggio, la Preside che più di altri sintetizza il naufragio purtroppo di molti di questi tentativi, che la Felicità non dovrebbe essere un occasionale e raro accadimento nella vita di pochi singoli ma, in una Società giusta, dovrebbe essere un diritto nella disponibilità di tutti e di ciascuno.

La stessa sintassi, abile e insieme affascinante e misteriosa, del racconto cinematografico rappresenta esteticamente quel conflitto nel ritornare continuamente indietro per riprendere sé stessa e tentare un nuovo balzo verso quell’orizzonte.

Così se l’esordio narrativo mostra il fuori di tutti i protagonisti principali, la madre single, il di lei figlio quasi raggrumato intorno al ricordo del padre morto, il ragazzino bullizzato suo compagno di scuola che è la scintilla per la sua rinascita autentica, la Preside che nasconde nella bugia che vuole difendere il suo ruolo sociale un segreto che la tormenta, e infine il giovane maestro, costretto anch’esso a separarsi da una parte della propria autentica personalità per sostenere la funzione che a fatica ha conquistato.

Poi, in ogni circuitare a riprendere il racconto nelle sue immagini, lo sguardo si sofferma di volta in volta sul dentro di ciascuno di essi, sul sentimento che lo possiede e sul conflitto che apre con quel ruolo da cui però sembra non poter prescindere, mostrando così un punto di vista ogni volta diverso sulle mille realtà che, quantisticamente, ci circondano, mosse singolarmente e collettivamente da quello strano meccanismo che è il Caso, nella forma della teoria di Edward Lorenz dell’effetto  farfalla.

Punti di vista che sfuggono ogni graduatoria di verità, essendo tutti e ciascuno sincero in quanto proprio di quell’anima che lo sollecita, da una parte la rigidità degli adulti ormai dentro alle maschere e dall’altra, ancora mimetica, quella dei fanciulli, e uso consapevolmente il termine evangelico, che cercano testardamente di preservare sé stessi dentro quelle che vengono loro proposte.

È un film illuminante, un faro puntato sui sentimenti che si nascondono nel semplice e nell’ordinario, di cui riscatta ogni banalità per farne in fondo metafora dell’intero universo (interiore ed esteriore, introverso ed estroverso) dell’Umanità che si declina appunto nella sua irredimibile ‘umanità’.Come tutti i grandi film L’innocenza non finisce ma, negli interrogativi che ci lascia sul destino di ciascuno dei personaggi, continua a custodire un mistero, il mistero della vita quando ri-nasce da sé stessa nel fluire indistinto ma profondamente intelligente di un Universo che si rivela nella allegra corsa di due bambini nei prati scaldati dal sole che sorge.

 

 

È, questo di Kore’eda che ne cura anche il montaggio sulla sceneggiatura di Yūji Sakamoto, nuovamente un film giapponese, in giapponese e di un giapponese anomalo e sradicato, dopo la parentesi francese e dopo l’altrettanto bello Un affare di famiglia (che vinse la Palma d’Oro nel Festival del 2018) e dimostra come l’abbeverarsi alle radici del proprio esistere produce frutti più dolci.

Bella la fotografia di Ryûto Kondô, che del Giappone ci offre oscurità e luminosità infinitamente lontane da ogni agiografia da cartolina, e belle le musiche originali del recentemente scomparso Ryūichi Sakamoto, talmente coerenti ed omogenee al fluire dell’immagine cinematografica da quasi non potersi discernere e diversificare da esso.

La spontaneità di tutti gli attori, adulti e preadolescenti, appare il frutto di una immedesimazione e di una adesione alla parte che non cancella le distanze critiche, bensì agevola il giudizio e anche l’empatica condivisione.

Un film poetico da vedere e da consigliare, soprattutto perché è un insegnamento per tutti, tanti film-maker compresi.

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L’INNOCENZA. Data di uscita: 22 agosto 2024. Genere: Drammatico. Anno: 2023. Regia:  Hirokazu Kore-Eda Attori:Ando Sakura, Eita Nagayama, Soya Kurokawa, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata, Akihiro Kakuta, Shido Nakamura. Paese: Giappone Durata:126 min Distribuzione: BIM Distribuzione Sceneggiatura: Yiji Sakamoto Fotografia: Ryûto Kondô    Montaggio: Hirokazu Kore-eda Musiche: Produzione:AOI Promotion, Bun-Buku, Fuji Television Network, Gaga, Toho.

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Ho conseguito la Laurea in Estetica al DAMS dell'Università di Bologna, con una tesi sul teatro di Edoardo Sanguineti, dando così concretezza e compimento alla mia passione per il teatro. A partire da quel traguardo ho cominciato ad esercitare la critica teatrale e da molti anni sono redattrice e vice-direttrice di Dramma.it, che insieme ad altri pubblica le mie recensioni. Come studiosa di storia del teatro ho insegnato per vari anni accademici all'Università di Torino, quale professore a contratto. Ho scritto volumi su drammaturghi del 900 e contemporanei, nonché numerosi saggi per riviste universitarie inerenti la storia della drammaturgia e ho partecipato e partecipo a conferenze e convegni. Insieme a Fausto Paravidino sono consulente per la cultura teatrale del Comune di Rocca Grimalda e sono stata chiamata a far parte della giuria del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia nell'ambito del Festival Internazionale dell'eccellenza al femminile.

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