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Sensibilità è la parola d’ordine della venticinquesima edizione del Festival dei Tacchi (2-8 agosto), dislocato da un quarto di secolo nell’Ogliastra, tra Jerzu, patria del vino Cannonau, e Ulassai, il paese-presepe arroccato sulla montagna. Sensibilità e fragilità per raccontare questa terra irta, brulla che sembra dura ma che, come l’animo umano, ha tante sfaccettature. Il direttore del Cada Die Teatro di Cagliari, che organizza la rassegna, Giancarlo Biffi, ha scelto un ventaglio di spettacoli che ben si declinano alla key board: abbiamo scelto e visto all’opera, tra i tanti interessanti, Stefano Massini e Arianna Scommegna, così come Domenico Iannacone. Grandi nomi, stupendi interpreti. Storie che hanno fatto da grimaldello, storie che hanno commosso, storie come un abbraccio tra sentimenti, poesia, umanità, pensiero, riflessioni. Il narratore fiorentino, che sta preparando per la prossima stagione la messinscena del suo Mein Kampf, ci ha regalato l’Alfabeto delle Emozioni: ogni sera, in ogni replica, l’autore della Lehman’s Trilogy pesca da una scatola alcune lettere dell’alfabeto e da quell’incipit ci racconta vicende e aneddoti vicini o lontani nel tempo ma sempre di grande attualità e insegnamento. Ogni replica dunque sarà diversa dall’altra (ne ha inanellate un centinaio) sia per sorteggio delle lettere che per estrazione e progressione. Ventuno storie, profonde e ironiche e amare, quelle di Massini, dalle quali in ogni rappresentazione ne sceglie sei-sette (sarebbe bello vedere la maratona con tutti gli episodi). Mi perdo tra le parole, ci dice, lui che le parole le governa, le tratteggia, le tocca e ce le fa sentire vive, tangibili, Solo le emozioni non mi hanno mai tradito, la confessione per un Massini che solo in apparenza sembra freddo e razionale. Ascoltando questo suo viaggio dentro le emozioni sembra di stare dentro il film d’animazione Inside out: ecco infatti che ci spiega (dopo ogni spettacolo di Massini ne usciamo ogni volta più edotti culturalmente, affascinati dalle sue parabole; ah se tutti avessero avuto un docente come l’autore fiorentino che ti fa innamorare della parola, la ricerca della spiegazione, l’andare a scovare il granello di polvere, l’imparare sorprendendosi) le sei emozioni principali, il dolore, la gioia, paura, disgusto, rabbia, sorpresa. Le emozioni non tradiscono ma a volte ci tradiscono, è per questo che dicono sempre la verità, proprio perché sono incontrollabili. Esce la M come Melanconia, la storia di una bambina che a fine ‘800 voleva fare la scrittrice, poi diventerà una grande giornalista (Nellie Bly) facendo uscire allo scoperto la storia sul manicomio di Blackwell a New York dove donne lunatiche venivano rinchiuse perché non rispettavano criteri di normalità. Si finse folle e per dieci giorni entrò nella struttura facendosi ricoverare e solo così poté scrivere il suo reportage su un luogo terribile ma che fino ad allora era rimasto chiuso e nascosto nella nebbia. F come Felicità è la seconda casuale lettera estratta dal cilindro. Nella vita vorrei sempre essere felice. Esiste una malattia diagnosticata, una sindrome che ti porta ad essere sempre contento come dire che sei normale se sei anche infelice. Siamo passati dai Greci che dicevano che gli Dei erano felici mentre gli umani no, i Cristiani che invece professano che si è felici solo dopo la morte, la Costituzione degli Stati Uniti invece che sentenzia che la felicità sia un diritto fino ai giorni nostri che dobbiamo essere felici e se non lo siamo dobbiamo fingere di esserlo. E poi ecco Kafka: La felicità è come Cracovia, ci passi e basta” e David Foster Wallace La felicità è un attimo e Vonnegut Quando sei felice facci caso. Ecco la N come Nostalgia che deriva dal greco Nostos algos, dolore del ritorno a casa. L’uomo è rituale, ci spiega Massini, non ci mancano i luoghi ma ci mancano i riti. Sono storie toccanti, che ci entrano sottopelle, che valgono il silenzio e l’ascolto religioso. P come Paura in un mondo, il nostro, che associa questo sentimento alla debolezza, alla codardia, portandoci a metà anni ’70 con l’incidente che coinvolse Niki Lauda, la pioggia, l’incendio, il rientro alle corse. Brividi allo stato puro. Arriva L come Logica: nella vita 1 + 1 non fa mai 2. E poi S come Sorprese e Stupore con la storia di Louis Armstrong e la tromba trovata all’orfanotrofio per chiudere con la A di Atarassia, ovvero coloro che non riescono a provare nessuna emozione con il ricordo di una professoressa che fu chiamata in Giappone per insegnare al figlio dell’Imperatore. Una gran bella boccata di aria fresca, di vita. Dopo Massini siamo sempre un po’ migliori rispetto a prima. Ce ne vorrebbero di più come lui sui nostri palchi invece di tanta aria fritta che ci tocca ascoltare.
Poesia sublime con Arianna Scommegna e il suo E bastava un’inutile carezza a capovolgere il mondo, omaggio a Piero Ciampi. Un tavolo con sopra della sabbia, la clessidra della vita, e una bottiglia vuota come quelle con i desideri ma già evaporati o scaduti. Si parla di solitudine, insoddisfazione, di silenzi, di incomprensione del cantautore livornese burbero e malinconico assediato dal mal di vivere e dallo spleen. E’ una confessione attraverso i versi delle sue canzoni, accompagnata alla fisarmonica dall’empatica Giulia Bertasi a creare atmosfere languide, soffuse, nostalgiche. La Scommegna (canta divinamente, è figlia di Nicola Di Bari; ora ci ha ricordato Gianna Nannini adesso Nada per forza e carattere interpretativo) ha presenza, capacità, leggerezza, domina il palcoscenico, attira su di sé tutti gli sguardi come una Medusa sottolineando le mancanze, le amarezze, ha grinta, versatilità, cambi di direzione repentini, attrice a tutto tondo, la migliore della sua generazione. Parafrasando la parabola sul calabrone: la Scommegna è una donna, Ciampi un uomo, lei milanese lui livornese di due epoche differenti e molto distanti ma lei se ne frega e vola altissima lo stesso. Ecco il vino e le carte, le scommesse e la disordinatezza, i problemi economici, la sbandatezza, l’amore irrisolto, i debiti e tutta una costellazione di perle ad imbandire le lacrime. E’ un miserere: E’ dedicato a noi che non siamo riusciti ad amarci. La tua assenza è un assedio. Ti chiedo una tregua. Straziante, commovente Ciampi, gigantesca, esaltante, immensa Scommegna.
E’ sempre complicato riuscire a portare sul palco format che sono diventati celebri o cult su altre piattaforme. Nel caso di Domenico Iannacone, giornalista sensibile che ha ascoltato storie piccole e minori e le ha trasferite sul piccolo schermo, sono alcuni pezzi della trasmissione Che ci faccio qui ad venire traslate per un palco teatrale. Iannacone ci ha ricordato Franco Arminio vagamente per provenienza geografica ma anche per la gentilezza e la semplicità, per la sua immersione totale tra le pieghe della vita. Senza le emozioni potremo ammalarci. Ecco che ci porta tra gli emarginati, le periferie, gli ultimi, quelli senza voce, tra i poveri e le macerie, le ingiustizie sociali e le miserie. E’ un racconto il suo che miscela la sua autobiografia, con la sua voce leggera e timida, e le sue storie sono piccoli puntini minuscoli di dolore da unire: ecco quel padre che si è separato dalla moglie con due figlie che dorme in macchina perché non riesce a permettersi un affitto oltre al mantenimento. Sono vite che vanno a rotoli, che cadono senza che nessuno intorno faccia una piega, si chieda il perché, cerchi una soluzione ai drammi che ci passano sotto gli occhi. Ecco la fabbrica abbandonata a San Basilio a Roma abitata da centinaia di fantasmi, di invisibili, di disperati, ecco la storia di Lorena che cura a Trieste i piedi dei migranti che arrivano dai Balcani, ecco l’inchiesta-indagine sui vestiti-reperti dell’ultima notte di Pasolini, ecco il girone dantesco delle Vele di Scampia e il suo odore di disperazione. I suoi sono incontri, attraversamenti, Iannacone si sporca le mani, entra dentro i corpi, le vite, tocca il marcio, la sofferenza. Ecco l’artista Fausto Delle Chiaie che disegna incessantemente all’Ara Pacis e ogni giorno mette in mostra il suo museo di dipinti e schizzi, ecco Pierpaolo, uomo affetto da Sindrome di Down che cura la madre colpita da Alzheimer, ecco Fiorenzo imprenditore veneto che compra terreni e pianta alberi, ecco la Terra dei Fuochi nei dintorni di Caserta. Iannacone un grande giornalista, un grande uomo. Un festival coinvolgente, appassionante, interessante, avvincente.
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