Cambiare il passo per (ri)trovare un incedere e una postura diversi e riconnetterci al presente, a noi stessi e all’altro. Da questo slancio prende avvio “Controtempo”, la ventiseiesima edizione di Ammutinamenti, festival di danza urbana e d’autore, che quest’anno si tiene dal 6 al 14 settembre con un’anteprima l’1 settembre.
Ideato da Francesca Serena Casadio, Giulia Melandri e Christel Grillo di Cantieri Danza, il festival abita e invade gli spazi urbani, anche i più inusuali, della città di Ravenna attraverso azioni performative, danza e laboratori rivolti alla cittadinanza.
Sembra che in questi ultimi due anni Ammutinamenti abbia voluto relazionarsi con la temporalità: la scorsa edizione si intitolava “Futura”, una celebrazione di quel che era stato e una proiezione verso qualcosa di nuovo, mentre quest’anno la ventiseiesima edizione si chiama “Controtempo”. Che senso racchiude questa parola e cosa rivela di Ammutinamenti 2024?
«È vero, anche quest’anno il titolo ha a che fare con la temporalità – spiega Francesca Serena Casadio, una delle tre curatrici – ma è solo in parte il senso che gli abbiamo voluto dare. La parola “controtempo” è emersa confrontandoci fra noi attorno alla nuova sezione del festival, quella musicale. Abbiamo allora preso il significato base del termine, ovvero l’inserimento di pause ed elementi di contrasto in un ritmo regolare, per poi estenderlo a un concetto più ampio di temporalità. Intendiamo dunque il “controtempo” come la capacità di contrastare i ritmi veloci del quotidiano, continuamente scanditi da appuntamenti che ci impediscono di fermarci un attimo a riflettere, anche solo sulle cose piccole e banali della vita.
Da qui abbiamo scelto “controtempo” come titolo della ventiseiesima edizione di Ammutinamenti, una sorta di invito a fermarsi e ritagliarsi uno spazio d’ascolto verso sé stessi e il proprio corpo, ma anche verso il contesto circostante e l’altro. È un incitamento a concedersi un momento di interruzione alla frenesia per riuscire a stare nel presente, qualcosa che oggi sembra molto difficile perché troppo siamo abituati a proiettarci al futuro, con tutto il bagaglio di ansie e preoccupazioni che ciò comporta.
Il festival in questo senso vuole essere dunque un contrappunto alla quotidianità frenetica, per rispondere a questa necessità di rallentare che abbiamo sentito nostra ma anche comune a molti altri. Ritrovare un ritmo più lento potrebbe portarci anche a scoprire un tempo nuovo e inesplorato, proprio perché “andare piano” non capita spesso e richiede un duro allenamento. Concludiamo la nostra poetica infatti con una domanda: siamo davvero capaci di accogliere le sensazioni che accompagnano l’andare controtempo?».
Questa poetica si riversa anche nei lavori degli artisti e nella generale composizione del festival, o fa soltanto da cornice contestuale?
«Il concetto si riversa in buona parte nel programma del festival e in alcuni lavori. Fra questi, quelli dei grandi nomi come Marigia Maggipinto che porta Miss Lala al Circo Fernando / In a room (7 settembre, MAR – Museo d’arte della città di Ravenna, ore 16 e 17), una performance dedicata al tema della memoria e al recupero di un tempo più lento; o Salvo Lombardo con Breathing Room (7 settembre, Artificerie Almagià, ore 20.30), una sorta di creazione collettiva determinata in tempo reale e con protagonista in scena Sissj Bassani; o ancora Virgilio Sieni con Sleep in the car (8 settembre, percorso in itinere), una performance site-specific in automobile, emblema di una casa ambulante, che riflette sul tema del nomadismo e dell’intrinseca necessità di doversi a un certo punto fermare.
Una novità di quest’anno legata al “controtempo” è la sezione musicale: nella scorsa edizione abbiamo ospitato un breve concerto di un duo ravennate, mentre questa volta abbiamo immaginato uno spazio musicale più ampio curato dall’associazione Norma APS, programmando a conclusione della giornata di apertura (6 settembre Artificerie Almagià , dalle ore 22.00), due band del territorio: AsiaNoia e Cacao.
Oltre agli spettacoli e alla musica, anche altri appuntamenti portano con sé il concetto di controtempo, come la sezione Sguardi e pratiche intorno alla danza d’autore, già da alcuni anni parte del festival».
Di che tipo di appuntamenti si tratta?
«Sono proposte laboratoriali rivolte alla cittadinanza, che coinvolgono diverse fascie d’età e sono condotte sia dagli artisti del festival che da altri professionisti della danza e del corpo. In questa edizione sono 11 gli appuntamenti e si tengono in particolare nel primo weekend lungo (6-9 settembre). Il progetto di Simona Bertozzi, Athletes, che coinvolge donne a partire dai 18 anni, è l’unico iniziato già a luglio, proseguirà a fine agosto e terminerà con gli ultimi due incontri durante le giornate di festival, per infine concludersi con un’apertura pubblica il 9 settembre (Artificerie Almagià, ore 21.00). Continuano inoltre gli appuntamenti rivolti alle Scuole di danza della città, un’iniziativa che portiamo avanti da molti anni e che si costruisce in relazione sia agli allievi sia agli insegnanti. Monica Francia e Zoe Francia Lamattina curano invece DEVICE, un laboratorio per giovani e adolescenti, con esito finale il 6 settembre (Artificerie Almagià, ore 20.15). Altri progetti – come gli appuntamenti di yoga per adulti e bambini, i workshop di polka chinata o il laboratorio di body percussion – sono dedicati a chiunque voglia partecipare e si tratta di momenti di condivisione di pratiche di riavvicinamento al proprio corpo e all’altro».
Quali sono gli altri nomi e appuntamenti del festival, tra conferme e novità?
«Quest’anno è in programma un’anteprima l’1 settembre, in collaborazione con la rassegna Ra-dici di Spazio A, di cui siamo molto contente. In questa occasione, insieme ospitiamo Parini Secondo, collettivo di Cesena che porta do-around-the-world, spettacolo basato sul salto della corda, presso i Giardini Pubblici.
Il festival poi comincia ufficialmente il 6 settembre, con Alessandro Sciarroni (Leone d’Oro alla biennale di Venezia nel 2019), che presenta uno dei suoi più noti lavori, Save the last dance for me, che siamo molto contente di portare a Ravenna (Palazzo Rasponi delle Teste, ore 18.30; e thefutureisNOW? di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo presso la Banchina della Darsena (ore 19.30), un’azione performativa in cui si creano pitture istantanee su grandi stoffe, che poi verranno conservate per una futura mostra. Questa pièce è in programma al tramonto, perché si tratta di un momento molto poetico.
Confermiamo inoltre il nostro interesse nel portare proposte internazionali, programmando alle Ariticerie Almagià Richard Mascherin con Vacìo espiritual (7 settembre, ore 22.00), Roberto Olivan con El resto del naufragio (9 settembre, ore 21.45) e Àngel Duran con Clinch (6 settembre, ore 21.30).
Novità invece di quest’anno è il coinvolgimento di Flavia Bucci, artista visiva e autrice dell’artwork/opera grafica di quest’anno, realizzata ascoltando la nostra poetica. Il disegno vede donne e texture diverse a significare il nostro sguardo e i nostri ritmi diversi di stare. Di Flavia ospiteremo anche una piccola mostra alle Artificerie Almagià, che inauguriamo il 6 settembre e poi sarà visitabile per l’intera durata del festival».
Da ormai tre anni portate avanti una direzione artistica plurale, condotta da te (Francesca Serena Casadio), Giulia Melandri e Christel Grillo. Qual è il valore aggiungo di una direzione collettiva e come si sta configurando per voi?
«Per noi è ormai fondamentale essere in tre, perché ci permette di approfondire i pensieri, le idee e le proposte, cosa che se fossimo sole forse sarebbe quasi impossibile. Questo secondo me è il principale valore aggiunto di una direzione artistica plurale. Nella fase iniziale della progettualità, immaginiamo senza filtri la composizione del festival, prendendoci quindi un momento per “sognare in grande”. Ognuna riporta dunque le esperienze e gli spettacoli a cui ha partecipato durante l’inverno, ci confrontiamo su nomi, concetti, parole e piano piano andiamo a definire e delineare ciò che è davvero realizzabile. Il fatto di essere in tre ci permette quindi anche di trovare soluzioni laddove magari singolarmente ci risulterebbe difficile. Inoltre ognuna di noi ha esperienze e età diverse, perciò portiamo una pluralità di sguardi e competenze che arricchiscono il processo di ideazione e organizzazione. Insomma, questo metodo di lavoro funziona e intendiamo proseguire su questa linea.
Parlando della Vetrina della giovane danza d’autore, di cosa si tratta nello specifico e come funziona, anche in relazione al Network Anticorpi XL?
«Le creazioni selezionate quest’anno sono 15 e sono di giovani autrici e autori italiani provenienti da tutta la penisola e anche dall’estero, dove alcuni attualmente lavorano. Il Network Anticorpi XL è composto attualmente da 41 partner di 17 regioni e la selezione dei partecipanti alla Vetrina avviene tramite call nazionale. Per il 2024 le candidature sono state più di 100. La scelta avviene in modo collegiale fra tutti i partner del network, che si incontrano ad aprile in una lunga giornata di confronto. I criteri sono innovatività, originalità della ricerca e dei linguaggi, coerenza e chiarezza sia drammaturgica che interpretativa. I selezionati potranno partecipare anche al percorso eXtra, una serie di incontri online per fornire loro strumenti organizzativo-logistici e artistici dedicati alla struttura del sistema della danza in Italia, ad aspetti burocratici e amministrativi, o legati alla scrittura e alla presentazione o promozione e alla storia della danza. Si tratta di un percorso utile alla presentazione della propria creazione a Ravenna e a preparare gli artisti agli incontri con gli operatori, che avvengono dopo la presentazione dei loro lavori».
Da quale urgenza nasce la Vetrina e il percorso di accompagnamento eXtra? Quale tipo di vuoto intende colmare rispetto alle difficoltà che la nuova generazione di autrici e autori della danza incontra?
«Come Network da qualche anno ci occupiamo di organizzare percorsi formativi, perché in Italia sentiamo mancare luoghi di formazione continuativa, approfondita e professionalizzante, sia a livello pratico che teorico, sebbene ultimamente stiano nascendo alcuni corsi di alta formazione. Una delle azioni del Network in tal senso è Nuove Traiettorie incentrata proprio sull’approfondimento dei temi relativi al sistema della danza, all’organizzazione, alla promozione etc. Ad alcuni candidati della call Vetrina viene infatti proposto questo percorso, per dare loro strumenti non soltanto artistici ma anche di contesto, perché possano arrivare preparati all’inserimento nel mondo della danza in Italia. Crediamo infatti sia fondamentale conoscere i proprio interlocutori e i contesti, anche per capire come proporsi e cosa poter chiedere. Si tratta di tematiche poco analizzate, di cui si lamenta una profonda lacuna anche da parte degli artisti stessi, perciò cerchiamo di colmare questo vuoto. Simili percorsi aiutano inoltre a far capire ai più giovani se quello del coreografo è davvero il mestiere che intendono intraprendere, proprio perché vengono messi a confronto con quello che c’è dietro e oltre il lavoro prettamente artistico e creativo».
Tornando infine al festival, come ogni anno gli appuntamenti sono diffusi in diversi luoghi della città. Quali sono gli spazi principali, quali le nuove collaborazioni e cosa vedremo?
«Restano molte collaborazioni di vecchia data, come il MAR – Museo d’arte di Ravenna, il Palazzo Rasponi delle Teste e Artificerie Almagià, che è anche la nostra residenza artistica. Rinnoviamo inoltre per il quarto anno consecutivo la collaborazione con la Fondazione Sabe per l’arte, mentre la Vetrina si terrà al Teatro Rasi. Una particolarità di quest’anno rispetto ai precedenti è che non attraverseremo le due piazze principali, cioè Piazza San Francesco e Piazza del popolo, ma ci spostiamo in Piazza Kennedy, per una questione di pavimentazione. Altre riconferme sono il Centro Commerciale ESP, che abbiamo “invaso” per la prima volta lo scorso anno, uno spazio complesso sia per il suo movimento che per l’utenza, ma su cui siamo molto fiduciose. Lì sono in programma le performance di Rafael Candela (Forrest), e quella di Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi (Memento).
Come novità, abbiamo lo spazio dell’ex consorzio agrario – Area Tempus, un ambiente semi-abbandonato e selvaggio di archeologia industriale, ora disponibile grazie a un progetto di rifunzionalizzazione e rigenerazione di Rete Almagià, che lunedì 9 settembre ospiterà due appuntamenti: Mirada di Elisa Sbaragli; e a seguire Specie di spazi di gruppo nanou, un format particolare fra discussioni attorno al corpo e allo spazio urbano e interventi performativi. Per raggiungere il consorzio, che si trova nella zona della darsena con vecchie fabbriche, abbiamo organizzato una biciclettata.
Per il terzo anno, inoltre, abbiamo rinnovato la collaborazione con Trail Romagna, con cui l’8 settembre abbiamo organizzato Tracce di danza nel cammino di Ravenna città d’acque, una camminata di poco più di quattro km che ripercorre vecchi corsi d’acqua, dalla Chiusa di San Marco fino al centro città, intervallata da interventi performativi di Virgilio Sieni. Sempre l’8 settembre è in programma un’altra passeggiata organizzata da Cantieri danza, attraverso il quartiere Darsena: ci si addentrerà nella zona più popolare, quella che negli ultimi anni è stata arricchita da opere di strett art, accompagnati dagli interventi di Rafael Candela, Giacomo Turati e Mattia Quintavalle. Quest’ultima camminata si concluderà con un incontro a metà tra spettacolo e laboratorio di Ortisti di strada, che guideranno il pubblico alla scoperta del tipo di vegetazione che si può trovare in quella zona».
Per maggiori informazioni: https://www.cantieridanza.it/festivalammutinamenti/