Verso l’origine. Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi ha inaugurato l’Emilia Romagna Festival

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ph Daniel Carnevale

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Rivoluzione, come ci ricorda Roberto Zarpellon in chiusura del programma di sala del Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi che lo scorso 3 luglio ha inaugurato all’Abbazia di San Mercuriale a Forlì l’Emilia Romagna Festival 2024, è etimologicamente ritorno alle origini.

Questo stimolante paradosso ribalta il senso comune secondo il quale ogni rivoluzione tende a distruggere ciò che c’è per edificare qualcosa che ancora non c’è.

Come non pensare, analogamente, alla grande mostra dedicata ai Preraffaelliti (che ha chiuso ai Musei San Domenico di Forlì il 30 giugno scorso), che ha presentato la Confraternita inglese nata a metà Ottocento che andava verso il nuovo rivisitando, nomen omen, gli autori e le opere del passato, precedenti la rivoluzione formale di Raffaello Sanzio (QUI la nostra recensione)?

La Venice Monteverdi Academy, affiancata dall’Orchestra “Lorenzo Da Ponte” e dal coro Schola Gregoriana “Reale Corte Armonica – Asolo” diretti da Ernest Hoetzl, ha dato vigoroso corpo sonoro alla rivoluzione della seconda prattica del divin Claudio nel rimettere al centro la parola.

Secondo tale concezione, com’è noto, è il rapporto col testo a determinare la struttura musicale.

«Armonia serva al oratione e oratione padrona del armonia»: per trovare un puntello teorico a questo modo di vedere, Monteverdi non poté evitare di rifarsi all’autorità degli antichi, primo fra tutti Platone.

Non didascalica descrizione, men che meno traduzione sonora (semmai fosse possibile) del significato letterale di ogni singola parola, come già volevano i madrigalisti cinquecenteschi, ma tensione a rendere in musica il contenuto generale e più profondo del testo, indicibile attraverso il mero linguaggio verbale.

Per fare ciò, paradossalmente, è necessario che la musica abbia una propria autonomia, che nell’esecuzione forlivese si è manifestata attraverso nette variazioni di organico, a consegnare a chi ascolta sempre mutevoli materie e consistenze sonore.

Questo il nutriente sdoppiamento filologico che il concerto ha proposto.

Il festival prosegue fino all’11 settembre: QUI il prezioso programma.

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