Colpi di Scena #2 – Le strade di Hansel e Gretel

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ph Elena Beregoi

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Di recente sono stato a Colpi di Scena, biennale di teatro per ragazzi e giovani, organizzata da Accademia Perduta/Romagna Teatri e ATER Fondazione.

In un precedente articolo ho sollevato il problema del rapporto tra teatro e fiaba, prendendo in esame tre spettacoli, tra quelli in rassegna, che riprendevano la storia di una fiaba, con modalità e intenti diversi. Una di queste fiabe è Hansel e Gretel, e ho potuto ritrovarla in altri due spettacoli.

Uno di questi è Hansel e Gretel, fratelli unici di La Baracca – Testoni Ragazzi, dove viene messa in scena direttamente la storia dei fratelli Grimm.

L’altro è Down, spettacolo di teatro danza del Collettivo Clochard, dove la storia dello spettacolo non coincide con la fiaba dei Grimm, anzi, appartiene alla realtà più che al fiabesco. Ma compaiono comunque alcuni riferimenti alla fiaba.

 

ph Matteo Chiura

 

Hansel e Gretel, fratelli unici è stato sviluppato all’interno del progetto Arte e Salute Ragazzi, un laboratorio tramite il quale si è creata una compagnia teatrale con persone che soffrono di disturbi psichiatrici.

Proprio perché all’interno di una cornice di ricerca laboratoriale, che interroga in primo luogo le coscienze dei partecipanti, lo spettacolo nasce dall’esigenza di cercare elementi della fiaba attraverso i quali sia possibile rileggere la storia personale di chi lo mette in scena.

La narrazione è lineare e fedele alla storia originale, con le sue svolte e i suoi personaggi. Ma tra i vari temi di Hansel e Gretel viene selezionato e messo al centro quello della fratellanza e dell’appartenenza familiare.

Tenendo ben presente questo tema gli attori si confrontano con esso, uscendo in alcuni momenti dai loro personaggi e raccontando esperienze personali sul tema della fratellanza o, è il caso dell’attore che interpreta il padre dei ragazzi, interrompendo l’azione drammatica per fare commenti sul personaggio che sta interpretando, criticandone le decisioni.

Inoltre il personaggio di Hansel viene triplicato e diventa un piccolo coro, nel quale ogni attore interpreta una veste di Hansel, un aspetto della sua personalità, nel quale riesce a inserire una parte della propria esperienza. Al centro di questo Hansel-coro c’è Gretel, vera protagonista del racconto. È lei quella a cui tocca il compito di ricucire i rapporti familiari e salvare la sua vita e quella del fratello.

Anche Down ricerca e seleziona all’interno della fiaba determinati temi, in  particolare il rapporto figli-genitori e il sentirsi abbandonati. Tuttavia lo fa raccontando un’altra storia, in cui inserisce simboli che richiamino il personaggio di Gretel e i significati ad esso associati.

Nello spettacolo viene raccontata la vita di una bambina con sindrome di Down: si parte dal concepimento, poi la nascita, il rapporto con la madre, le prime esperienze di bullismo e discriminazione da parte di coetanei. Di fronte a queste esperienze negative la bambina perde fiducia nella madre, che, rimasta sola, non sa come gestire la situazione e salvare il rapporto. Il dramma è vissuto da entrambe, madre e figlia, ambedue vittime di un padre assente che ad un certo punto ritorna, scatenando un furioso confronto.

Quello del Collettivo Clochard è uno spettacolo fatto di simboli.

La madre della bambina indossa una casetta, come una maschera, che gli copre la testa. Il padre è vestito da apicoltore. La bambina gioca con una casetta tutta nera, con la scritta Gretel. Dentro c’è una bambola, Gretel appunto, che è specchio della bambina stessa e le permette di farsi a sua volta mamma.

Anche le parole, in alcuni momenti, sono usate come simboli. All’inizio, pronunciati sporadicamente, isolati, ritornano alcuni termini: amore, casa, sole, io, mamma. C’è un gioco di ritorni, in cui queste parole passano dalla bocca della mamma a quella della figlia, che le usa nel suo rapporto con la bambola.

Lo spettacolo alterna momenti di parola a momenti di danza. L’attrice Giorgia Benassi, che interpreta la bambina e che, nella realtà, ha veramente la sindrome di Down, dà vita senza problemi ad entrambi con naturalezza e forza.

La sua presenza si distingue, nel complesso dello spettacolo, per essere l’elemento più denotativo e meno iconico, più reale e meno simbolico, e permette di raccontare con molta efficacia un problema e una situazione reali, andando dritto al cuore della questione e portandola sul palco.

 

ph Elena Beregoi

 

Hansel e Gretel, fratelli unici è una fiaba. Down una storia di realtà.

La prima è più semplice, diretta nei suoi messaggi, la seconda segue le sfumature della vita e spesso è difficile prendere una posizione. Tuttavia entrambe vogliono veicolare un messaggio di speranza, di una crescita possibile, che permetta di uscire dalle cornici o dalle casette in cui ci si trova intrappolati e di aderire alle pieghe dell’anima umana, che non ha una forma precisa e ben definita, ma che bisogna imparare a conoscere e rispettare.

Entrambe fanno riferimento alla stessa fiaba, scavando per trovare in essa i significati che possono risultare più funzionali alla narrazione e la inseriscono in un discorso educativo e comunicativo moderno. Down con un’attenzione all’attualità e alla società, il progetto di Arte e Salute Ragazzi con la consapevolezza dell’utilità della finzione nel processo di conquista di sé.

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