Quello che facciamo è imparare da zero. Conversazione con Parini Secondo

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Parini Secondo - ph Pier Paolo Zimmermann

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Anteprima a Santarcangelo Festival dal 5 al 7 Luglio e prima assoluta al Festival internazionale BolzanoDanza/TanzBozen lunedì 15 luglio per HIT di Parini Secondo, progetto supportato da MiC e SIAE, nell’ambito del programma Per Chi Crea.

Chi è il gatto che avete come logo? 

È la Dunina, il gatto della famiglia di Sissj. Il suo aplomb ci ha sempre affascinate, è un gatto dall’ironia sottile…

E chi è, invece, Secondo Parini, il cui nome avete deciso di usare per il vostro collettivo tutto femminile?

Ci piace dire che è il nome del liceo che abbiamo frequentato. Siamo tutte del ‘97, cresciute tra Cesena e Bologna. Volevamo un nome di persona plausibile, ma insolito, e che ricordasse quello di un’azienda agricola.

Nei vostri materiali di presentazione dite di «usare la coreografia per sublimare tendenze pop, traendo ispirazione da materiali già presenti online». Quale trattamento fate, di questi materiali, per sublimarli? Avete un metodo definito o comunque alcune procedure ricorrenti, nei diversi progetti?

Il nostro metodo è la copia: incappiamo in contenuti online che ci affascinano e cominciamo a studiarli. Solitamente sono fenomeni dell’internet marginale, quello dei forum, per capirci. Per studiarli, entriamo attivamente a far parte delle comunità che si creano attorno a questi fenomeni: spesso sono anonime, ma più ci entri dentro e più cominci a conoscere le persone. Allora ci interessa trovare appassionati vicini a noi per cominciare a scambiare materiali con loro: con la Para Para di SPEEED (tecnica di danza pop giapponese degli anni ‘90) abbiamo scambiato sequenze con persone da tutto il mondo per poi conoscere un gruppo romano ancora attivo; per il salto della corda di HIT abbiamo incontrato la comunità di jumpers italiana, fino a diventare brand ambassador di MarcRope, marchio che produce corde a Milano. Questo lavoro di copia e assimilazione richiede molto tempo, perché di base quello che facciamo è imparare da zero: la nostra ricerca sul corpo sta nel sottoporlo a nuove tecniche. La sublimazione avviene nell’incontro tra queste comunità di appassionati e il mondo della performance, ma anche tra l’attività performativa e lo sfondo in cui è inserita – sfondo sia geografico che sociale.

Dal vostro punto di osservazione e di pratica creativa quali stilemi ed elementi linguistici rendono interessante il vostro lavoro per realtà artistiche di alto livello e al contempo di nicchia quali sono quelle che vi accolgono?

Credo che l’approccio punk e la mentalità intraprendente sia ciò che rende accattivante il nostro lavoro, insieme alla scelta dei collaboratori – Bienoise primo fra tutti. Siamo molto dirette in scena tanto quanto nella discussione: cerchiamo il metalivello nella combinazione tra il lavoro e il contesto in cui viene inserito, non nel lavoro in sé. Tendiamo a porci obiettivi a breve termine molto semplici e molto chiari e uno di questi è fare tournée: vogliamo girare con i nostri spettacoli. Parte del lavoro di creazione è anche saper leggere i codici nascosti del mondo e capire le direzioni socio-economiche per scegliere il formato ideale, in quale contesto situarlo: la strategia fa parte delle nostre competenze. E poi, la centratura: non ci sono dubbi rispetto al nostro lavoro, è il migliore che puoi trovare in circolazione. Qualcuno può pensarla diversamente, ma noi non possiamo.

Al centro della vostra nuova creazione HIT vi è il salto della corda. Quali difficoltà e quali peculiarità ha presentato, incontrare tale pratica e inserirla in un dispositivo coreografico?

Di sicuro la parte più ostica è stata la preparazione atletica: quando abbiamo approcciato il salto della corda in maniera coreografica, già lo masticavamo, ma non eravamo delle pro. È da gennaio 2023 che ci alleniamo, questo implica esercizio fisico mirato oltre che pratica del salto quotidiana. Abbiamo scelto il salto come strumento creativo proprio per l’allenamento: la precarietà finanziaria di Parini ci costringe a fare altri lavori, dunque avevamo bisogno di coltivare un’attività condivisa in differita. Volevamo ideare per la prima volta un lavoro per la ‘scatola nera’, ma non riuscivamo a partire dalla danza. Siamo cadute nel cliché della concretezza, prendendo un’attività che ha già un suo destino per travisarlo (nelle sinossi altisonanti scriviamo sublimarlo, come tu hai già notato eheh) e dargli una drammaturgia più complessa. Per la prima volta Parini ha parlato di drammaturgia. Questa è stata la parte più complicata, di sicuro, ma, come sempre, la musica di Alberto Ricca, insieme – queste per la prima volta – alle luci di Bianca Peruzzi, hanno notevolmente aiutato il processo.

 

Parini Secondo, HIT – ph Bianca Peruzzi

 

Avete creato HIT anche attraverso un gran numero di residenze artistiche in giro per il mondo. Ci raccontate qualche sorpresa, di questo vostro viaggiare? E ci spiegate come sono avvenuti gli agganci tra voi e realtà tanto diverse e spesso lontanissime?

A marzo-aprile 2024 abbiamo fatto Fiordi > Napoli > Taipei in meno di un mese, al punto che la madre di Sissj ha commentato ‘Diiii, ma se dovete fare spettacolo a Santarcangelo che senso ha andare a provarlo csè da lòng?!’ (it. Così lontano). Ha ragione anche lei, ma funziona così… Gran parte delle residenze sono arrivate dopo aver partecipato alla NID Platform a seguito di un nostro lavoro di coltivazione dei contatti molto dedicato e indirizzato. C’è stato interesse da parte di diverse istituzioni francesi, questo anche grazie a Santarcangelo Festival che ha coprodotto il lavoro e ci ha messe in contatto con molti partner europei, e all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi che ha supportato parte dei costi di trasferta. Le sorprese sono infinite: considera che la tournée con Parini Secondo è un’eterna gita scolastica. Sui Fiordi un giorno un amico del direttore del teatro ci ha portate a fare un giro in barca sotto una cascata mostrandoci, con un orgoglio smisurato, il suo gabinetto di legno vista mare. A Taipei la polizia è entrata a schedarci mentre cantavamo Taki Taki Rumba in un KTV. Sempre a Taipei, abbiamo fatto spettacolo in una suggestiva piazza della città che si trova di fronte al Longshan Temple, il più antico della capitale. Era domenica e, una volta arrivate su piazza, ci siamo trovate di fronte a una pomposa cerimonia buddista con tanto di carri, pupazzi, danzatrici e musicisti. Abbiamo mostrato la nostra perplessità a performare in quella condizione, ma l’organizzazione del festival ci ha ‘rassicurate’ lanciandoci in scena durante una piccola pausa della cerimonia. Pausa che si è interrotta a metà del nostro spettacolo, quando il pubblico poteva vedere da una parte noi che saltavamo la corda e dall’altra dei pupazzi enormi degli Immortali che pure saltellavano, scossi dai fedeli. Gli organizzatori hanno detto che in un qualche modo anche la nostra performance stava celebrando Buddha. A posto così.

In un panorama a noi ancora decisamente maschilista (in Italia, nel sistema spettacolo dal vivo, oltre il 70% di chi detiene a ogni livello posizioni di potere è uomo) quali difficoltà e quali peculiarità trovate, come artiste donne e giovani?

Capita che non ci prendano sul serio, un po’ per l’età un po’ per lo stile. I pregiudizi però decadono con il dialogo, chiarendo i termini della collaborazione. Puntiamo alla precisione e alla chiarezza, per non creare fraintendimenti e per salvaguardare il nostro lavoro al massimo. Essere un gruppo è vantaggioso in questo senso, perché ci porta a discutere e a ricalibrare le intenzioni, basandoci sulle diverse esperienze maturate da ognuna di noi, oltre che aprire a una rete di contatti e amici preziosi. Inoltre, in quanto artiste associate di Nexus Factory, possiamo contare su un solido apparato amministrativo che lavora eticamente per ottenere accordi onesti che ci proteggano.

Infine, e per rilanciare: potete identificare qualche nutrimento che ha contribuito in maniera determinante a definire la vostra poetica e la vostra estetica? E avete qualche consiglio di lettura / visione / incontro / fruizione, per chi si imbatterà in questo nostro dialogo? 

Fonti di ispirazione primaria sono la Riviera Romagnola, YouTube e i programmi tv di emittenti locali. Dopo le formazioni individuali che presero strade molto diverse, l’incontro con Claudia Castellucci è stato determinante per darci un indirizzo. In generale apprezziamo le cose radicali, che vanno dritte al punto. Abbiamo amato moltissimo Higher di Michele Rizzo e la musica di Senni; il lavoro di Sciarroni, di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, di Giselle Vienne e di Fiorentina Holtzinger, come anche le ricerche in ambito dell’arte visiva dei Total Refusal e di Jon Rafman (molto interessante il suo profilo Instagram @ronjafman dedicato agli esperimenti con l’AI). A Taipei abbiamo visto uno solo bellissimo di una danzatrice molto conosciuta nell’ambiente locale che ha danzato anche con la compagnia CloudGate; lei si chiama Chang-Ning Cho. Il testo Memestetica – Il settembre eterno dell’arte di Valentina Tanni è stato importante per sviluppare uno sguardo critico su quello che noi facciamo abitualmente, ovvero copiare fenomeni online. Per l’ultimo lavoro sul salto e il sul suono: il testo di Marius Schneider Pietre che cantano, quello della musicologa Kyra Gaunt The games black girls play, consigliata da Luigi Monteanni, ricercatore e musicista, fondatore dell’etichetta ArteTetra; le pratiche di Deep Listening trasmesse da Lola Posani; gli esercizi di ascolto radicale di Glauco Salvo; i migliaia di stream di gamer in long-play su Animal Crossing e il machinima dei Total Refusal. Consigli musicali: Sophie e tutta la PC Music, Charli xcx, Lila Tirando a Violeta, Namasenda, Triad God, MeiTei, Bremo (esce il loro nuovo album tra poco per Wires records!) e l’eterno Gigi Dag.

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