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Inizierà in Germania l’11 maggio e lì terminerà, quattro mesi dopo, la tournée internazionale del Teatro Due Mondi di Faenza. In mezzo molti spettacoli in Polonia, uno in Ungheria e alcuni in Italia.
Andranno in scena i recenti Rossini flambé e Candido, ma anche lo storico Fiesta. E Come crepe nei muri, Carosello e Le nuove avventure dei Musicanti di Brema: un repertorio vasto e diversificato per diffondere in Europa la cultura e l’arte italiane, ma anche un messaggio etico sui temi dell’accoglienza, del rispetto reciproco, della civiltà.
Per meglio raggiungere pubblici diversi, anche e soprattutto quelli non abituati al teatro, la tournée toccherà grandi centri ma anche piccole città, anche grazie al sostegno di alcuni Istituti Italiani di Cultura in Polonia e Germania.
In quante lingue diverse avete presentato i vostri spettacoli, nel corso della vostra storia?
Gli spettacoli di strada nascono con l’obiettivo di ridurre al massimo il testo, proprio perché sappiamo che saranno visti da spettatori che parlano lingue diverse dall’italiano: normalmente traduciamo le parti importanti alla comprensione della storia, le canzoni sono cantate sempre in italiano (spesso in dialetti regionali, e a volte sono accompagnate da piccole traduzioni. Per fare un esempio particolare Fiesta, che ha girato in 4 continenti, ha il testo in dialetto romagnolo (che spesso è incomprensibile anche in Italia, ma è strutturato in una sorta di grammelot che accompagnato da azioni ed espressioni diventa comprensibile a tutti. Abbiamo comunque proposto spettacoli in inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, polacco.
Come lavorate, in pratica, per preparare gli spettacoli in lingue diverse?
Grazie alla presenza di Tanja, che scherzosamente chiamiamo “maquina de idioma” identifichiamo le parti che sono da tradurre, Tanja registra la corretta pronuncia e le attrici e gli attori imparano a memoria. In qualche spettacolo i testi tradotti sono registrati, e normalmente è Tanja che registra le colonne sonore che poi accompagneranno il lavoro. Tanti amici e amiche, colleghe e colleghi che abbiamo sparsi per il mondo ci aiutano nelle traduzioni, o correggono la forma di quello che facciamo da soli.
Qual è la maggiore difficoltà e quale la maggiore sorpresa, in questo lavoro di traduzione e adattamento?
La difficoltà maggiore è mantenere il ritmo che in italiano sottende ai testi, mantenere la metrica e conservare il significato è difficile ma non impossibile, a volte è complesso mantenere le rime: comunque è sempre meglio rinunciare a qualcosa ma trovare una forma che sia ben comprensibile al pubblico di strada e che sia aderente alla lingua parlata.
La sorpresa maggiore è forse quando all’estero, dopo lo spettacolo, ti chiedono “Ma parli polacco!?” o “Ma parlate tutti tedesco!” e invece abbiamo solo imparato a pronunciare più o meno correttamente il testo senza neanche sapere cosa diciamo. È una bella soddisfazione e anche uno spunto – adesso con Duolingo ci siamo appassionate allo studio: Maria sta imparando il tedesco e Tanja il polacco per arrivare meglio preparate alla prossima tournée!
Sapendo che le specificità culturali sono innegabili (per cui ciò che fa ridere, commuovere o pensare in un certo contesto socio-culturale non è detto che lo faccia in un altro) c’è un elemento comune nella ricezione del vostro lavoro, nella vostra lunghissima esperienza internazionale?
Le maschere, che usiamo in quasi tutti gli spettacoli in strada, sono un elemento di curiosità, meraviglia e interesse in tutte le culture, così come il canto. La musica e la lingua italiana, le sonorità che appartengono alla nostra cultura affascinano e avvicinano grandi e piccoli, tutte e tutti in ogni angolo del mondo.
Sentiamo come alcuni temi forti che riguardano il nostro mondo di oggi e di cui parliamo in spettacoli come I Nove Comandamenti e Come crepe nei muri riescano a coinvolgere il pubblico al di là delle differenze culturali. È evidente che temi come l’esclusione o il potere del denaro sono universali.
E qualche differenza sostanziale che avete riscontrato?
La differenza più evidente è la distanza che il pubblico tiene dalla scena e dagli attori: a certe latitudini le persone stanno vicine, a volte anche troppo, in altri contesti culturali invece tengono la distanza, osservano ma non si avvicinano troppo. Tanto cambia anche da un piccolo paese a una grande città, l’atteggiamento del pubblico dipende tanto dall’abitudine a stare in mezzo agli altri, a sentirsi parte di una comunità.
Si notano grandi differenze non solo nei pubblici ma anche nel modo in cui vengono organizzati i festival e le rassegne a cui siamo invitati. Recentemente la Polonia è stata una bellissima scoperta. Hanno una lunga tradizione di teatro per spazi aperti, che spesso tratta anche di contenuti importanti. Il pubblico dei festival è molto disciplinato ed interessato, segue gli spettacoli con grande attenzione. Non si vedono quasi persone col cellulare in mano, non ci sono bancarelle, stand di birra o altro intrattenimento di contorno. Le persone si radunano esclusivamente per assistere agli spettacoli – gratuiti -, seduti sul prato o in piedi, molti arrivano prima per tenersi il posto.
Ma ci piacciono anche i contesti più spontanei dove dobbiamo “conquistare” il pubblico, dove c’è confusione, dove c’è il mercatino oppure dove la gente non sa del nostro arrivo. Queste situazioni possono capitare in tutti i Paesi.
In una realtà come il Teatro Due Mondi, in cui ogni persona oltre a quella artistica copre diverse funzioni indispensabili alla vita del gruppo, come sono organizzate, in concreto, le vostre tournée internazionali?
Tanja è responsabile delle vendite all’estero, Nicoletta di quelle in Italia; quindi a loro tocca il compito di programmare le uscite, i viaggi e i pernottamenti. Alberto si occupa dei mezzi di trasporto, del carico dei materiali. Poi in viaggio (normalmente in Europa ci muoviamo con uno o due furgoni) ci si alterna alla guida, Angela e Federica si occupano di acqua e cibo per il viaggio, Renato paga quando c’è da pagare vitto o alloggio, Maria spesso trova soluzioni di viaggio meglio dei navigatori gps e di Google Maps. Tanja, che ha messo in moto tutti i contratti di vendita, è la persona che quando arriviamo sul posto parla e si accorda con gli organizzatori, quindi è spesso subissata da tutti noi da domande tipo: dove dormiamo? Dove mangiamo? Dove ci cambiamo? A che ora partiamo? Tutte cose che lei ha già scritto su fogli che regolarmente ci consegna a ogni partenza, ma che normalmente nessuno legge con attenzione.
Chiudono il cerchio Cristina che dall’ufficio emette le fatture ai festival, Melania che fa la rendicontazione delle spese di tournée e Michele che cura l’ufficio stampa e i social del gruppo.
Qual è il cibo più buono che avete mai mangiato, all’estero? E quello più deludente?
Abbiamo gusti molto differenti nel gruppo. Alberto, ad esempio ricorda un meraviglioso Churrasco a Porto Alegre in Brasile e non rimpiange per niente il cibo di Taiwan, mentre Tanja adora i pirogi (i ravioli polacchi) e le colazioni tedesche, la frutta e verdura in Brasile e Taiwan, il vino rosé e i formaggi in Francia, il salmone e le fragole in Norvegia.
Inizierete la tournée estiva in Germania. Ci raccontate qual è il contesto in cui lavorerete?
Zweibrücken è una cittadina non lontana dal confine con la Francia nella zona di competenza dell’Istituto di cultura di Stoccarda che sostiene questa tournée. Ci siamo già stati più volte ma sono passati tanti anni e siamo contenti di essere stati invitati nuovamente al Straßentheater-Spektakel, i cui direttori sono cambiati nel frattempo. Si tratta di un Festival di due giorni con spettacoli di strada di vari generi. Quest’anno il tema è Stelle del Sud, quindi nel programma ci sarà una prevalenza di gruppi provenienti dall’area mediterranea. Il primo giorno presenteremo Rossini flambé sul nostro palco in piazza, il secondo giorno andremo in giro per il centro storico con Fiesta e in fine giornata parteciperemo a un grande raduno spettacolare insieme a tutti gli artisti presenti.
A giugno, in Polonia, oltre agli spettacoli proporrete un workshop. Che cosa chiedono, i giovani che incontrate in questo tipo di esperienze?
I giovani chiedono risposte alla loro curiosità di conoscere altri mondi, chiedono di poter prendere la parola, di essere ascoltati. Noi cerchiamo di accompagnarli con leggerezza, non siamo lì per insegnare, ma per spingerli in volo.
Dopo tanti anni che cosa ancora vi sorprende, nel vostro viaggiare per il mondo?
Che ci siano ancora barriere e confini imposti dall’alto, che si cavalchi ancora un nazionalismo esasperato, che si confonda l’affermazione della propria identità con la chiusura verso l’altro, che si neghi la bellezza e la ricchezza della diversità.
Il vostro pubblico romagnolo avrà due occasioni di incontrare il vostro lavoro, a Forlì, il 20 giugno e il 4 luglio.
Presenteremo a Colpi di Scena il nostro nuovo spettacolo Candido e poi in serale Rossini flambé che ancora non abbiamo portato a Forlì: così come è bello partire per altre nazioni è bello tornare a casa, vicino a casa, ritrovare forse sguardi conosciuti che possiamo incrociare ogni volta con rinnovata curiosità.
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