Luca Moscariello. Moduli strategici per imbastire equivoci

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Luca Moscariello, Interno pomeriggio (scena tra la polvere e la premura del procedere), 2019, smalto su tavola, 120x150 cm

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Fino al 10 marzo la sede espositiva del Mercato Centro Culturale di Argenta (FE) accoglie Moduli strategici per imbastire equivoci, esposizione personale di Luca Moscariello a cura di Emanuela Zanon in cui vengono presentati gli ultimi cinque anni di lavoro dell’artista bolognese, dedicati all’esplorazione dell’inganno visivo in pittura.

È un freddo pomeriggio di gennaio, quello in cui entro frettolosamente e in colpevole ritardo nel vecchio edificio anni Trenta, oggi restaurato, che fu un tempo il Mercato Coperto di Argenta. Salgo al primo piano, dove si trova l’ariosa area espositiva e lì vengo accolta da ampi spazi tra loro comunicanti. Nel mezzo un ballatoio, attraversato e scolpito dalla luce, mi induce a fermarmi, a respirare.  Lo trovo immediatamente, quello dello spazio che accoglie, un elemento non scontato, una sorta di guida naturale che, mi dico, deve aver obbligato opere ed artista ad instaurare un dialogo e un confronto con esso.

 

Luca Moscariello, Dimora minima, 2016, tecnica mista su tavola, 150×100 cm

 

Colgo fugacemente che l’itinerario espositivo si articola in due percorsi paralleli, alla mia destra e alla mia sinistra, e scoprirò solo dopo che la loro marcata differenza stilistica è solo apparenza. Penso allora che l’equivoco, così ben esplicitato dal titolo, è davvero immediato.

Nella sala di sinistra le opere attirano lo sguardo e il corpo, inducendo il visitatore ad avvicinarsi molto, a scegliere un immediato e prolungato contatto. Qui l’occhio si perde nell’indagare le numerose quinte, tra loro sapientemente stratificate. Qui l’occhio attinge ad un immaginario visivo che affonda nella pittura italiana figurativa del primo Novecento, ma anche alle squillanti semplificazioni della Pop Art. Chi osserva è dunque spinto a fermarsi, a ricordare le proprie esperienze museali e a tessere relazioni, inferenze.

Riconosco allora le atmosfere metafisiche, i giochi di specchi à la Salvador Dalì e poi mi diverto nell’indagare l’illusione, tanto che penso a quanto mi piacerebbe avvicinarmi anche di più all’opera e provare a infilare le dita tra gli strati che compongono quei labirinti di oggetti, quegli spessori invero inesistenti. È una pittura da toccare, da disfare, quella di Moscariello, in cui il potenziale spaziale ed esperienziale della visione induce lo spettatore a volersi appropriare dei molteplici strati, della giustapposizione di moduli, per infilarsi nell’ossessione che li ha sviluppati.

Avevo salito le scale di fretta e adesso mi trovo lì immobile, con lo sguardo in ascolto.

 

Luca Moscariello, Puzzle n.33 (La scrittura del silenzio), 2021, olio e smalto su tavola, 50×50 cm

 

Poi attraverso di nuovo il ballatoio e osservo da lontano quello che solo più tardi scoprirò essere il polittico Racconto dell’ombra, opportunamente smembrato per collocarsi in tutta la profondità della sala e dar vita ad una grande installazione ambientale.  Se prima ero sfidata ad avvicinarmi, adesso scelgo di stare lontano e di bearmi nell’illusione. Mi trovo davanti ad un linguaggio più essenziale, che ricorda in parte le avanguardie neoplastiche ma che, a mio avviso, costituisce anche una narrazione soggettiva del tutto autonoma che desidera sconcertare o quantomeno disorientare lo spettatore. Per realizzare pienamente l’equivoco è necessario avvicinarsi e prendere coscienza di cosa ha creato quel cortocircuito visivo di cui ci si sente preda. Lo sguardo in lontananza pensa sia carta o cartoncino che si stacca dal supporto, qualcosa che scivola via dal tanto che è instabile, certo non pittura.

In una sovrapposizione di tecniche, dall’uso degli smalti ai minimi interventi di pittura ad olio, congeniali a creare l’effetto ottico della profondità e della morbidezza, ecco allora che si disvela l’inganno. Ma se il gioco finisse lì, la gittata dell’esperienza sarebbe breve. Se fosse solo un gioco di illusioni, di depistaggi sarebbe curioso, intelligente, divertente … ma finirebbe lì.

Invece mi rendo conto che la mostra continua anche in strada mentre cerco l’auto che non ricordo dove ho parcheggiato, eppure mi sembrava lì a due passi. Lì sul marciapiede ripenso a quello che l’opera non mostra ma che appare ora così evidente: l’alludere ad uno spazio retrostante, che si cela dietro, forse infinito, buio, a caduta libera. Se nella prima stanza si rimane catturati, imprigionati dalla materia pittorica e figurativa, nell’altra il rischio reale e di impatanarsi tra ciò che si pensa di vedere e ciò che realmente si vede. Penso che lo spettatore di questa esposizione debba accettare di trovarsi in uno spazio liminare, di perdere consapevolezze e acquisirne infine un’altra: quella di lasciarsi cadere nell’oscuro spazio dietro l’opera.

 

Luca Moscariello, Puzzle n.40, 2022, olio e smalto su tavola, 50×50 cm

 

Luca Moscariello è nato a San Giovanni in Persiceto nel 1980, vive e lavora a Sala Bolognese. Nel 2014 conclude i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e prende avvio la sua partecipazione a mostre personali e collettive. Sue opere sono state esposte al Museo Ebraico di Bologna, Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, Museo Luigi Varoli di Cotignola, Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano di Gazoldo degli Ippoliti, Museo Fattori di Livorno, Galleria Civica di Arte Contemporanea di Viadana, Casa del Mantegna di Mantova, Museo di Salò, Museo di Biella, Fabbrica del Vapore di Milano, Museo di Correggio, Spazio Thetis di Venezia, Museo Ca’ La Ghironda di Zola Predosa, Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, Fondazione Stelline di Milano.

 

La mostra sarà visitabile fino al 10 marzo, nei seguenti orari:
martedì, mercoledì 9-13
giovedì, venerdì, sabato 9-13 | 15.30-18.30
domenica 15.30 -18.30
chiuso il lunedì

Per informazioni:
Mercato centro culturale: Tel. 800 111 760 | 0532-330276

iatargenta@comune.argenta.fe.it
www.comune.argenta.fe.it

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