Note di regia
Ecco perché l’ho intitolata Storia di una Capinera, così Giovanni Verga introduce il suo romanzo epistolare, una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i giorni, storia di un cuore tenero, timido,che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lacrime di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto.
Storia di una capinera è la passionale narrazione della novizia Maria che il riadattamento di Micaela Miano, per la messinscena di Guglielmo Ferro, ne ricodifica la struttura drammaturgica del romanzo per fare emergere il rigido impianto culturale e umano delle famiglie dell’epoca.
Perché se Maria è vittima,non lo è dell’amore peccaminoso per Nino che fa vacillare la sua vocazione, ma lo è del vero peccatore ‘verghiano’ che è il padre Giuseppe Vizzini.
Giuseppe che,rimasto vedovo,manda in convento a soli sette anni la primogenita,condannandola all’infelicità. Un uomo che per amore, paura e rispetto delle convenzioni causa a Maria la morte del corpo e dello spirito.
È sul drammatico rapporto padre figlia, sui loro dubbi e tormenti che si mette in scena la storia della Capinera.La stanza del convento è il centro della scena,Maria non esce da quella prigione,e il padre Giuseppe ne è il carceriere. Entrambi dolorosamente vittime e carnefici.
Ogni evento che deflagra nella mente di Maria, ogni personaggio altro che scardina il viaggio del noviziato di Maria, sono gli elementi drammaturgici per sviscerare ildramma interiore di un padre che finisce per uccidere la figlia. È il racconto di legami infelici, di dinamiche familiari per noi oggi impossibili da immaginare ma che Verga racconta con l’inesorabilità di una condanna.
Micaela Miano e Guglielmo Ferro,con Progetto Teatrando,nel meraviglioso percorso teatrale attraverso i capolavori verghiani approdano all’attofinale ,Storia di una Capinera,scegliendo la versione più violenta e disperata della scrittura di Giovanni Verga.Non c’è redenzione per Maria, non c’è redenzione per il padre Giuseppe, e nemmeno per noi. Perché la redenzione non appartiene alla Sicilia di Giovanni Verga.
info
Biglietti: 29 euro (Platea file 1-17); 27 euro (Platea file 18-25 e Galleria)
Prevendite: presso la biglietteria diurna del Teatro Fabbri (Corso Diaz 38/1) dal martedì al sabato (festivi esclusi) dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18.
Prenotazioni telefoniche (0543 26355): dal martedì al sabato (festivi esclusi) dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18.
Ai biglietti acquistati o prenotati in prevendita sarà applicato un diritto di prevendita di 1 euro.
Biglietti online: Vivaticket. Ai biglietti acquistati online sarà applicata una maggiorazione da parte del fornitore del servizio.
Info: 0543 26355 – accademiaperduta.it