VINICIO CAPOSSELA: nuove date di CON I TASTI CHE CI ABBIAMO – TREDICI CANZONI URGENTI IN TEATRO

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Vinicio Capossela – foto di Jean Philippe Pernot

Si parte il 14 febbraio dalla Casa del Jazz di Roma per un doppio appuntamento in solo recital (primo set ore 20.30 – secondo set ore 22.30) dal titolo CON I TASTI CHE CI ABBIAMO. Concerto di màrtiri e martìri di San Valentino per solo piano, voce e strumenti spaiati.

“La ricorrenza di San Valentino è un crocevia di anniversari, dalla famosa resa dei conti tra gangster al compleanno di Jimmy Villotti, dal martirio del santo di Terni alla celebrazione floreale della festa degli innamorati passando per le Valentine blu di un vecchio meraviglioso disco di Tom Waits” dichiara Vinicio Capossela a proposito di questo speciale appuntamento. “Il bestiario che l’amore mette in azione è variegato e apre molte porte dell’armadio dell’anima da indagare in intimità, con i tasti che ci abbiamo”.

Il tour prosegue in primavera con quattro concerti in teatro e con la band in formazione completa: il 4 maggio al Teatro Donizetti di Bergamo (ore 21), il 5 maggio al Teatro Ponchielli di Cremona (ore 21), il 7 maggio al Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia (ore 21) con un concerto speciale interamente dedicato al “padrone di casa” Ludovico Ariosto – ispirazione e ospite d’onore di Tredici Canzoni Urgenti -, e il 9 maggio al Teatro Astra di Schio (VI) (ore 21).

Ad accompagnare Vinicio Capossela sul palco Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perelli alla batteria, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Raffaele Tiseo al violino, Daniela Savoldi al violoncello, Michele Vignali al sassofono.

Le Prevendite sono attive sui principali circuiti online (Ticketone e Vivaticket) e presso le biglietterie dei Teatri.

Le date sono gli ultimi preziosi appuntamenti di un viaggio in musica che nell’autunno del 2023 ha attraversato tutta la Penisola, toccando ben 29 città (35 repliche) e collezionando numerosi sold out, riscuotendo gli entusiasmi di pubblico e critica. Concerti durante i quali l’artista prende per mano gli spettatori guidandoli attraverso le tracce del suo ultimo lavoro discografico, Tredici Canzoni Urgenti. Un disco che sviscera tematiche sociali e legate all’attualità come forse mai prima nella carriera del cantautore, che si traduce in un tipo di esecuzione che esalta le parole, per ascoltare nella pulizia dell’espressione musicale la loro importanza.

Oltre alle canzoni del nuovo disco, ci sarà anche spazio per alcuni dei più preziosi brani dell’ampio repertorio caposseliano.

“È un concerto che prende corpo dal disco “Tredici Canzoni Urgenti”, canzoni di carattere civile che rispondono a un fenomeno – racconta Capossela. Come diceva Benjamin “Quando la politica diventa spettacolo – spesso incivile – allora lo spettacolo deve diventare politica civile”. Allo stesso tempo è un concerto che ha che fare con la sospensione dell’incredulità, quindi col mondo dell’immaginazione, perché l’immaginazione è la nostra grande opportunità di trasformare i limiti in possibilità. Abbiamo chiamato questa serie di concerti in teatro “con i tasti che ci abbiamo”. Quando mancano dei tasti dal pianoforte bisogna cercare melodie con quelli che sono rimasti. Il nostro concerto vorrebbe essere un invito a fare con quello che si ha, a fare dei limiti una possibilità e soprattutto a non avere paura di sbagliare”.

L’urgenza su cui è costruito l’impianto musicale e scenico di questo spettacolo è quella di provare a ritessere le fila di una socialità condivisa, risposta all’atomizzazione, all’individualizzazione del nostro vivere sociale. Rappresentare le canzoni urgenti in un concerto per il cantautore è il tentativo di arricchirle di un’esperienza “comunitaria”.

“La musica si fa insieme, ogni canzone viene completata dall’ascolto, l’esecuzione dal vivo, il fatto di essere insieme è un fatto anche questo civile, corale, organico. Anche la scenografia che abbiamo pensato è una specie di anfiteatro quasi a completare l’abbraccio del pubblico.

Lo spettacolo inizia da un divano. Un divano su cui ci siamo un po’ tutti seduti e che è una sorta di totem della nostra condizione. Da lì ci rialziamo e affrontiamo una lunga carrellata di canzoni che hanno a che fare con diverse urgenze a partire da quelle che abbiamo dentro, perché spesso il nemico lo si pensa sempre fuori, ma invece il nemico, le cose sbagliate, le conseguenze della nostra cattiva educazione sono dentro di noi”.

Protagonista assoluta della scenografia che caratterizza lo spettacolo è un’enorme luna gonfiabile, che funge sia da mimesi della luna che da luna giocattolo. Una luna magnetica, che sprigiona la sua forza sui sogni, che attira a sé i fluidi e il senno. Una luna che rischia di cadere sulle nostre teste per quanto è appesantita dalla la discarica delle nostre vanità, ma che allo stesso tempo risuona da sempre di tutte le fantasticazioni umane.

“Una grande luna, come quella che si era immaginato Ariosto, cui il poeta ha dedicato quella straordinaria metafora per cui il senno è andato sulla luna, ma sulla luna ci sono anche tutte le cose per cui gli uomini perdono il senno sulla terra: le vanità, il potere, la seduzione. Ecco li abbiamo tutti in una bella luna gonfiabile, alla fine la facciamo scoppiare e così torniamo a terra dove si sa che non è rimasto altro che follia”.

Tredici canzoni urgenti è un disco che nasce dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio.

Canzoni che nascono dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano di fronte alla continua spettacolarizzazione della realtà. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e disincarnata sotto un velo che ha nascosto alla coscienza la preparazione della peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario della violenza, dell’avvelenamento, della semplificazione e della vanificazione di ogni sforzo “culturale” volto a costruire una comunità di uomini liberi e uguali.

 

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