«I hate form. When form is not penetrated by life. And life is not a thought, not an idea, not a representation of an important episode».
Sono parole di Torgeir Wethal, attore e regista che, giovanissimo, si trasferisce in Danimarca dove incontra Eugenio Barba, esponente del Terzo Teatro e fondatore del gruppo di ricerca teatrale Odin Teatret. Torgeir da quel momento entra a far parte del nucleo originario della compagnia, lavorando al fianco dello stesso Barba e, poi, di Else Marie Laukvik e Iben Nagel Rasmussen, fino alla sua morte avvenuta nel 2010.
A portare oggi il suo nome è una biblioteca situata a Lavino di mezzo, una frazione nella periferia della città di Bologna, fortemente voluta dall’amico Renzo Filippetti, storico direttore e fondatore del Teatro Ridotto insieme a Lina Della Rocca.
Oggi la Biblioteca Torgeir è al suo terzo anno di attività ed è pronta ad aprirsi a una nuova fase progettuale, con la cura e la supervisione di giovani collaboratori di Teatro Ridotto, Simone Azzu, Antonella De Francesco e Giuseppe Florio, insieme a un gruppo di volontari under 30.
Come è nato il progetto della Biblioteca Torgeir?
«L’idea è nata da Renzo Filipetti, co-fondatore del Teatro Ridotto insieme a Lina Della Rocca, – racconta Simone Azzu – con il desiderio di rendere disponibile un’ampia raccolta di volumi dedicati al Terzo Teatro. Oggi, dopo essere venuto a mancare, questa è per noi la sua grande eredità, oltre alla sua intensa pratica artistica. Di fronte a più di 2000 volumi, in accordo con Lina e l’aiuto del professore Gerardo Guccini dell’Università di Bologna, abbiamo avviato un lavoro di archiviazione dei libri, andando a costituire un vero e proprio catalogo. A causa delle restrizioni dovute alla pandemia, l’apertura della biblioteca ha dovuto tardare, ma nel frattempo sono state organizzate presentazioni e incontri online con personalità come Eugenio Barba (n.d.r. principale esponente del Terzo Teatro, fondatore dell’Odit Teatret) e Mario Biagini (n.d.r. attore, regista e pedagogo, direttore fino al 2022 del Worcenter di J.Growtowsij and Thomas Richards). L’inaugurazione ufficiale è avvenuta poi nel 2021 e da quel momento la biblioteca è aperta a utenti e studiosi».
Quali sono i volumi, i temi e i materiali che si possono trovare?
«La biblioteca è suddivisa in narrativa, saggistica, poesia, drammaturgia teatrale, per la sezione generica. La parte più consistente è da una parte quella delle riviste teatrali dal mondo (dal Messico, da Cuba, dal Brasile, dall’Italia e dalla Francia); dall’altra quella dei volumi sullo studio del Terzo Teatro, che approfondiscono le esperienze dell’Odin Teatret e di Eugenio Barba, di Grotowksij e il suo Workcenter, anche in diverse lingue. Numerosi anche i manuali di teoria del teatro, con testi di Marco De Marinis o Marcello Gallucci, giusto per citarne un paio. La ricchezza dei materiali è dovuta anche al fatto che la biblioteca è nata come un’esperienza collettiva, che ha richiamato molte forze e energie da studiose/i. Tra queste, per esempio, Eugenia Casini Ropa, ci ha donato un’ampia collezione di volumi e libri dal suo archivio personale. Inoltre, molti degli artisti del Teatro Ridotto, quando esordiscono con uno spettacolo o pubblicano un testo, ce lo consegnano: si conservano così anche piccoli embrioni contemporanei. La biblioteca offre dunque la possibilità di accedere ad alcuni testi non facilmente reperibili. In tal senso, un’importante sezione è quella curata dallo studioso brasiliano Cleiton Rocha – collaboratore di Filo dei Venti, la compagnia che Lina della Rocca guida in Sud America. Si tratta di una sezione dedicata ai documenti e ai manoscritti: la grande fortuna di Renzo e di Teatro Ridotto è composta anche da manoscritti, preventivi, fax, fogli amministrativi, e altri materiali che ricostruiscono quasi venti-trent’anni di storia del teatro bolognese ed europeo».
Oltre allo studio e alla consultazione, la biblioteca – in collaborazione con Teatro Ridotto – offre anche una serie di attività culturali. Di che si tratta?
«Superata la prima fase di apertura, ci siamo resi conto di essere già entrati in una nuova. Avendo a disposizione una sala stupenda, ricca di materiali preziosi dalla storia del teatro, ci siamo chiesti come poter rendere accessibile e usufruibile la biblioteca anche ai non addetti ai lavori. Il desiderio è di renderla una sorta di rifugio creativo, un luogo in cui potersi ritrovare e dove le idee che la abitano possano diffondersi, rifiorire e ricalibrarsi grazie all’incontro con nuove persone. Spinti da questa tensione, abbiamo partecipato al bando del Corpo Europeo di Solidarietà, che ci ha permesso di immaginare una serie di attività culturali per la cittadinanza, in particolare rivolte ai più giovani. Abbiamo programmato incontri con esperti e studiosi di teatro come Marcello Gallucci dell’Accademia di Belle Arti di Roma, laboratori di drammaturgia, o focus dedicati a specifici temi come la creazione dello sguardo femminista a partire dalle fotografie o, in futuro, sull’ecologia.
Non neghiamo tuttavia alcune difficoltà legate al nostro trovarci in periferia: ci chiediamo come una biblioteca teatrale così specializzata possa sopravvivere lontano dal centro storico di Bologna. Per noi è una vera e propria sfida»
Quali sono le azioni che state mettendo e che intendete in futuro mettere in campo per affrontare questa sfida?
«Innanzitutto intendiamo costruire un’intensa e costante agenda culturale, composta non soltanto da incontri ma anche da altre attività pratiche, come i laboratori. Immaginiamo inoltre di coinvolgere poeti, letterati e drammaturghi del territorio, per permetter loro di presentare le loro opere o tenere incontri su specifici temi. L’obiettivo è quindi di costruire un calendario di appuntamenti dal respiro nazionale e internazionale, ma non dimentico del territorio che abita».
«Intendiamo inoltre ampliare la rete di collaborazioni – aggiunge l’attrice e membro di Teatro Ridotto Antonella De Francesco – per avvicinare anche il pubblico giovane. Tra le proposte, come Teatro Ridotto portiamo avanti dei laboratori teatrali nelle classi. Il prossimo è rivolto alle studentesse e agli studenti delle Scuole Medie di Anzola, con cui faremo un percorso di lettura dell’Odissea interattivo: verranno scelti dei personaggi che saranno poi interpretati dalle/dai ragazze/i, per far loro rivivere la vicenda e riproporla in una nuova chiave.
Un altro momento che stiamo immaginando è invece rivolto a tutti gli abitanti di Lavino, che vorremmo coinvolgere per fare arte insieme all’interno dell’Orto dei Frutti Dimenticati, il giardino dietro al Teatro Ridotto, nato molti anni fa da un’idea di Renzo e Lina. Lì, vengono piantati degli alberi dedicati agli artisti che sono passati per il teatro negli anni e sono venuti a mancare».
Attraverso la pratica teatrale, quindi, invitate i giovani e la cittadinanza ad abitare gli spazi del Teatro Ridotto e della Biblioteca Torgeir, non soltanto per avvicinarli a un pezzo di storia del teatro, ma anche per costruire insieme un vero e proprio presidio culturale…
«Esatto – prosegue Antonella – portiamo avanti il processo di trasmissione delle pratiche e delle teorie del Terzo Teatro, e da qui cerchiamo di costruire un ambiente creativo giovane, nuovo e vivace. In questo senso il rapporto con le altre realtà del territorio è fondamentale, perciò cercheremo di costruire una rete solida di rapporti, anche immaginando progettualità incrociate. Abbiamo, per esempio, buoni rapporti con il quartiere Borgo Panigale-Reno e ci piacerebbe instaurare una collaborazione con la Biblioteca di Borgo Panigale e di Anzola. Negli anni Teatro Ridotto ha avuto un forte impatto sul territorio bolognese, non solo in periferia ma anche in centro e oggi vorremmo rinnovare la sua presenza e incidenza».
Che tipo di comunità si sta formando attorno alla Biblioteca e al Teatro?
«Una comunità ricca e variegata, dai bambini delle scuole elementari fino agli adolescenti, e poi la fascia degli over 50 e 60 che frequentano già il Teatro o i suoi laboratori. Avendo contatti con l’università, abbiamo anche molte/i studentesse/i, non soltanto come utenti ma anche come tirocinanti. Spesso molti di loro sono rimasti come collaboratori volontari, continuando così a far vivere questi spazi. Io, Simone Azzu e Giuseppe Florio siamo invece trent’enni e aspiriamo a coinvolgere molte più persone della nostra generazione».
«Tra gli obiettivi del progetto finanziato dal Corpo europeo di solidarietà e dall’Agenzia Italiana della Gioventù – conclude Simone – c’è anche quello di creare un gruppo di volontari under 30 attorno alla biblioteca e ci stiamo riuscendo. Oltre quindi a noi referenti, c’è un nutrito gruppo di persone che si occupa di differenti mansioni a titolo volontario, andando così a costituire una vera e propria biblioteca di comunità».
Per ulteriori informazioni: @bibliotecatorgeir e Teatro Ridotto