Kirill Serebrennikov: memorie di un regista dissidente russo

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Kirill Serebrennikov

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Ogni giorno guardo le fotografie della guerra in Ucraina: le città distrutte, automobili bruciate, persone uccise, e non riesco a capacitarmi del perché questo sia successo, ma è successo. Questa è la visione della guerra di Kirill Serebrennikov.

Di madre Ucraina ma di nazionalità russa, Kirill Serebrennikov nasce nel 1969 ed è di fatto uno dei maggiori rappresentanti del cinema russo contemporaneo. Conosciuto in Russia già agli inizi degli anni 2000, è salito alla ribalta della cronaca internazionale per essersi fortemente opposto al regime di Putin.

La sua storia da regista dissidente è particolarmente balzata agli onori della cronaca, quando nel 2022 al Festival di Cannes, durante la presentazione del suo ultimo film La moglie di Tchaikovsky è emersa la sua vicenda.

 

 

Dotato di una poetica particolare, che pone l’accento sulle storie personali dei protagonisti dei suoi film, e sulle difficoltà della vita moderna, Kirill realizza nel 2004 il film Ragin, che inizia a farlo conoscere al pubblico internazionale.

Ragin è ambientato in una piccola cittadina della Russia del XX Secolo e racconta la vita di un anziano medico in un paese disperso della campagna russa che, spinto dal desiderio di conoscenza e sperimentazione, trova improvvisamente un metodo per curare le psicosi, e decide di applicare questo metodo ai suoi pazienti. Anche la fotografia aiuta a tratteggiare le particolarità dei protagonisti e a renderli più vicini e simili a noi.

 

 

Izmena è invece un film del 2012 ed è stato presentato in concorso alla 69esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un uomo e una donna si conoscono per caso, e vengono a sapere che i loro rispettivi coniugi sono amanti. La scoperta li spinge a fare cose che non avevano mai osato prima. I protagonisti cercano qualcosa su cui poter ricostruire una nuova vita, ma non è facile, in quanto ogni loro azione è condizionata dal dato di fatto dell’infedeltà, e questa infedeltà ha una sua logica.

 

 

Nel 2018 esce Summer il biopic di Victor Tsoj di cui ho già parlato in un precedente articolo, e che racconta la vita di questo sincero e meraviglioso artista; dalla censura russa fino alla sua tragica morte ancora avvolta nel mistero. Sarà il mio grande amore per Tsoj, ma con questo film Serebrennikov mi ha definitivamente catturato. La vita di Victor nel biopic ha la sua grande verità, e tutto il suo talento emerge in maniera preponderante.

 

 

Il film La moglie di Tchaikovsky, uscito in Italia nel 2023 è sicuramente il film che ho amato maggiormente, forse perché Tchaikovsky è di certo il mio compositore preferito. Questo lungometraggio pone l’accento sui sentimenti, sulle indagini introspettive sull’amore spinto quasi a divenire ossessione di Antonina Miljukova, studentessa di conservatorio disposta a tutto pur di passare il resto della vita con l’autore del Lago dei Cigni. Tchaikovksky ha un carattere burbero, chiuso e introverso ed è votato all’isolamento personale, che lo spinge ad una maggiore produzione artistica. Inizialmente il grande compositore la respinge, per poi sposarla, spinto anche dalle necessità economiche e dalla disponibilità di una grande dote di denaro di Antonina. Il matrimonio fallisce miseramente fin da subito, fra i vari motivi anche l’omosessualità a quel tempo celata di Tchaikovsky, unita alla predilezione per la solitudine. Lo script tratteggiato dal cineasta russo è sentito, coinvolgente e tragico. La fotografia e l’impatto visivo del film sono inoltre di rara pregevolezza.

Il film doveva essere inizialmente sponsorizzato dal ricco oligarca russo Roman Abramovic che attraverso la sua società la Kinoprime si occupa di promuovere l’arte moderna russa in tutte le sue forme. La sua attività è da sempre apprezzata e il valore che questi ha aggiunto nella diffusione della cultura russa è divenuto particolarmente rilevante. Abramovic tuttavia nel 2022 viene sanzionato dal governo americano per aver appoggiato il governo di Putin, per questo motivo Serebrennikov decide di non farsi finanziare dalla Kinoprime.

Durante il Festival di Cannes, il regista si è espresso duramente sul boicottaggio della cultura russa, definendolo come insopportabile. La cultura Russa infatti ha da sempre promosso i valori umani, la compassione e la fragilità dell’uomo. Per lui in questo contesto le parole guerra e cultura sono fra di loro antagonisti; le culture infatti non devono essere fermate.

Per caso, un giorno, sono capitato su YouTube in un video in cui Teodoro Bonci del Bene, attore e regista italiano, ma profondamente innamorato della cultura russa, come lo sono io, parla di Serebrennikov, della sua idea di libertà di espressione, della forma e della complessità del mondo.

La narrazione di Teodoro è molto dettagliata, per questo ve ne consiglio fortemente la visione.

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Nasco a Cesena nel 1978, con la grande passione per la musica e un amore folle per Chet Baker. Lavoro da tanti anni, quasi troppi, come commercialista, districandomi fra imposte e dichiarazioni dei redditi. Mi appassiono fin da giovane alle arti e alle lingue, per poi scoprire la cultura sovietica e russa. Ora cerco di bilanciare il mio lato pragmatico con l’utopia dei miei sogni inespressi, affannandomi nel cercare un equilibrio. Nonostante questa mia doppia indole, credo che la vita debba essere concepita come la realizzazione dei propri desideri, per cui dopo una laurea al Dams ottenuta negli anni della mia senilità, sto realizzando un altro grande desiderio: quello di scrivere!