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Sabato 18 novembre, dalle ore 9.30 alle ore 13.30, in diretta sulla pagina Facebook di Faber Teater e poi in differita sul canale YouTube di Faber Teater, avrà luogo Parole in cammino II, un momento di incontro e dialogo tra artisti e spettatori su pratiche e saperi attorno ai molteplici rapporti tra attraversamento del paesaggio (urbano e naturale), segno artistico (performativo e non), suono e vocalità.
Questo atto di condivisione, intitolato Parole in cammino II, chiude e rilancia il progetto biennale Andante, vincitore del bando ART~WAVES 2 di Fondazione Compagnia di San Paolo, che fu aperto, nel marzo 2022, da un altro momento di incontro, Parole in cammino.
Innanzitutto, a favore di chi non vi conosce: come si inscrive Andante nel vostro percorso artistico?
Andante è nato dal desiderio di mettere in correlazione due grandi ambiti, che abbiamo spesso affrontato nel nostro percorso artistico, attraverso differenti prospettive: la musica e il camminare.
Nel corso degli anni, in ambito musicale, nella sfera della scienza e della tecnologia, nel mondo dei cammini e della montagna abbiamo attivato collaborazioni e creato numerose produzioni teatrali. Dalle esperienze maturate è nato il desiderio di incrociare i diversi percorsi di ricerca e di far incontrare realtà del territorio con cui collaboriamo. Ci è parso chiaro che una chiave possibile fosse riflettere e indagare sul cantare e sul camminare. Entrambe esplorano, in chi le pratica, i territori della relazione tra ciò che accade dentro e ciò che accade fuori fuori di sé, tra paesaggio esteriore e paesaggio interiore, tra il respiro, l’ascolto e le loro dinamiche.
Il camminare e la musica sono modi di stare e di stare insieme che vorremmo continuare ad indagare perché patrimonio di tutti, ognuno ne ha esperienza e sono anche pratiche che, andando al di là della pura comprensione intellettuale, coinvolgono l’individuo nella sua complessità. Con Andante abbiamo sentito il bisogno di ampliare un ambito di ricerca che ci appartiene da tempo e di partire non solo dalle nostre competenze e dal nostro vissuto, ma raccogliendo e accogliendo altre esperienze, professionalità e testimonianze.
Avete deciso di aprire e chiudere questo progetto con due momenti di dialogo. In cosa essi potrebbero interessare a una persona “non addetta ai lavori”?
In questi momenti di dialogo parliamo di esperienze artistiche di intervento nel paesaggio, in certi casi meno codificate rispetto agli spettacoli nelle sale teatrali, ma potenzialmente più diffuse nei territori, proprio perché fuori dai teatri. Dal periodo pandemico in poi, abbiamo la percezione che questo tipo di proposte raggiungano e coinvolgano nuovo pubblico, come una sorta di riscoperta di esperienze già esistenti capaci rispondere ad alcune sfide di questo momento storico. La forza di questi esempi ha portato alla luce ricerche artistiche, percorsi personali, nuovi sguardi. Crediamo che proprio qui possa esserci l’interesse del pubblico, dei “non addetti ai lavori”, di conoscere più punti di vista, nuove visioni degli spazi attraversati, di avere più strumenti per fruire di esperienze che vedono connessi segno artistico e paesaggio.
Il contatto con il pubblico non teatrale è stato, ed è, una caratteristica di tutto il progetto Andante fin dal suo esordio: durante il processo di creazione dello spettacolo abbiamo incontrato soci e camminatori del CAI, così come giovani musicisti/e dell’Istituto Sinigaglia di Chivasso, ci siamo confrontati con alcune classi di scuole superiori del territorio, abbiamo condiviso la nostra esperienza con l’Associazione DIAPSI Vercelli, abbiamo “abitato” con lo spettacolo un’area del parco fluviale del Po piemontese e siamo stati in residenza in un Ecomuseo in Alta Langa. Tutte queste esperienze hanno contaminato Andante; contaminazioni che vorremmo proseguissero anche in futuro. In questa direzione i due appuntamenti online di Parole in cammino sono un importante momento di confronto, condivisione e allargamento degli orizzonti per chiunque sia interessato al fare esperienza dei luoghi, dei paesaggi e del loro attraversamento.
Chi saranno le persone invitate a prender parola? E in base a quali principi le avete individuate?
E’ stato difficile scegliere! Consapevoli di non poter essere esaustivi, coinvolgeremo sia esperienze più vicine a noi, che già conosciamo o con cui abbiamo punti di contatto, sia esperienze nuove perché il nostro incontro possa diventare occasione di conoscersi e ascoltare punti di vista anche molto diversi.
In questo, la curatela di Michele Pascarella e Emanuele Regi è molto importante, ci ha aiutato, e ci aiuta, ad allargare lo sguardo, ad andare oltre il linguaggio teatrale ed esplorare altre esperienze.
Nello scegliere i compagni di viaggio cerchiamo anche un quadro accademico: lo sguardo di due docenti universitarie che apriranno e chiuderanno gli interventi della mattinata. Roberta Gandolfi e Rossella Mazzaglia daranno alcuni spunti storici e tireranno in parte le fila degli interventi, che saranno divisi in due macro-categorie: artiste/artisti e festival. Da un lato quindi lo sguardo di chi porta in scena la propria riflessione sull’attraversamento artistico dello spazio: Renato Cuocolo di Cuocolo Bosetti – Iraa Theatre, Serena Gatti di Azul Teatro (più vicina alla danza), Claudio Ascoli dei Chille de la balanza, Rossella Viti e Roberto Giannini di Associazione Ippocampo, Isacco Caraccio di Teatro Selvatico. Dall’altro lo sguardo di chi invece lavora sul territorio favorendo l’incontro tra lo spettatore, gli artisti e lo spazio (e che noi abbiamo riassunto con la parola “festival”): Luca Radaelli (Teatro Invito / L’ultima luna d’estate), Angelica Zanardi (Scena Natura), Domenico Papa (Art-site Fest), Cristina Palumbo (Echidna paesaggio culturale), Alessandro Fabrizi (Festa di Teatro Eco Logico), Emanuele Ferrari (Nonfestival – L’uomo che cammina).
In tutto questo abbiamo cercato anche un equilibrio geografico tra le esperienze, con la volontà di restituire uno sguardo il più possibile nazionale di ciò che accade in questo ambito.
Come ogni organismo vivente, lo spettacolo Andante è mutato, in questi due anni. Quali incontri hanno nutrito questo cambiamento e come descrivereste, la sua evoluzione?
Da un lato Andante nasce all’insegna del cambiamento, dell’accoglienza e adattamento ai diversi spazi-contesti in cui viene ospitato, per cui la variazione-mutazione è, e sarà, parte importante della sua ragion d’essere come opera d’arte.
Dall’altro lato siamo molto soddisfatti del processo di creazione ed evoluzione dello spettacolo. Questi due anni di lavoro ci hanno consentito di dedicare una prima annualità alla messa a punto della struttura e della drammaturgia con Gian Luca Favetto, del lavoro musicale con Antonella Talamonti e delle prime quattro sperimentazioni presentate in altrettanti spazi-contesti diversi in Piemonte. Nella seconda annualità abbiamo invece potuto riflettere a fondo sulla struttura e sull’andamento energetico, approfondire processi di regia collettiva, affinare i passaggi tra le diverse parti dello spettacolo, chiarire e perfezionare i testi e l’interpretazione, lavorare ai costumi e alla mise en espace. In questa seconda fase, oltre a continuare la collaborazione con Gian Luca e Antonella ci siamo fatti affiancare, nelle rispettive competenze e sensibilità, da Simona Gonella (dramaturg), Laura Curino (attrice e regista) e Chiara Restellino (costumista).
Le quattordici repliche di quest’anno in giro per l’Italia e il confronto con le esperienze dei partecipanti ci hanno restituito un lavoro più organico e scorrevole, in cui sentiamo di essere cresciuti in consapevolezza e competenza di ascolto, interazione con lo spazio e con l’attenzione del pubblico.
L’arte è un campo da moltə considerato regno dell’ineffabile, o comunque del non pienamente nominabile. Cosa secondo voi è possibile condividere tramite le parole e cosa, invece, rimane cammino individuale di ciascunə?
Quello che noi cerchiamo di fare in Andante con le nostre voci, i nostri corpi, le nostre parole, la ricerca di una relazione con il luogo, in una parola “la nostra arte”, è creare le condizioni per suscitare percezioni, emozioni, pensieri che possano portare lo spettatore a fare un’esperienza. Le condizioni perché l’esperienza si faccia davvero. E perché lo spettatore ne sia consapevole. Cioè abbia la sensazione che qualcosa, un “click”, sia scattato dentro. Un pensiero nasca dicendo “ah, ma non era di Rousseau o di Oliver Sacks che parlava questo spettacolo, era di me che parlava…”.
Ma l’esperienza si deve fare da sé, non si può forzare, si possono solo creare delle condizioni favorevoli. L’esperienza resta qualcosa di interiore, di individuale. È solo possibile condividere con gli altri occasionali compagni di viaggio che l’esperienza si è fatta, e si è fatta insieme.
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