Il mondo plurale di Crisalide Festival

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Vodoo di Masque Teatro

Dopo la sezione estiva e gli appuntamenti di ottobre, prosegue fino a domenica 19 novembre la programmazione di Crisalide, il festival forlivese a cura di Masque Teatro, quest’anno giunto alla sua trentesima edizione.

Traendo ispirazione da un’intuizione del pensatore francese Jacques Ranciere, “Pluralità del sensibile” è il titolo di Crisalide 2023, che sottende l’idea di un intreccio e di un’interconnessione di attività e esperienze umane come fondamento per la costruzione di un habitat comune.

Trent’anni di Festival Crisalide. Cosa significa questo traguardo? Cosa è rimasto immutato nel tempo e cosa invece è cambiato?

«Spesso si è portati a considerare un anniversario il punto nodale di una avventura» racconta il curatore Lorenzo Bazzocchi. «Non crediamo che le tacche sull’albero del tempo possano o debbano indicare qualcosa. Forse può essere occasione per voltarsi indietro ma ci si scontrerà certamente con qualcosa che sembra più appartenere ad una alterità che a una semplice evoluzione del percorso intrapreso.
Masque Teatro nasce nel 1992, Crisalide di lì a qualche anno. La prima edizione è del ’94. Il festival ha preso vita certamente grazie ad una serie di interconnessioni, al serrato dialogo con artisti e artiste provenienti da diverse discipline, dal teatro alle arti visive, ma è al concetto di crisi che, sin dalle prime edizioni, lega le sue tensioni tese al rinnovamento della scena teatrale e all’affrancamento delle pratiche artistiche da una sempre più assillante richiesta di efficacia ed efficientismo. Crisalide fa sua la necessità, avanzata dalle leve più impegnate della generazione artistica a lei coeva, di superare il formato vetrina e di impostare la propria progettualità intorno ai concetti di imbattersi fortuito e di avamposto, maturando una visione dell’opera come processualità.

Arduo è il tentativo, volgendosi indietro, di cogliere la natura del percorso che si è affrontato in un tempo così vasto, ma dovendo dire che cosa rappresenti questa trentesima edizione, emerge forte la certezza di aver sempre cercato di costruire delle connessioni tra la pratica artistica e l’elaborazione teorica che la precede e che essa stessa produce.
Crisalide si pone di fronte al fuori e inaugura spazi di esperienza nei quali possano confluire pratiche di pensiero e di vita che siano espressioni del ripiegamento di una estetica-etica sulla stessa esistenza. Accogliendo la sollecitazione a pensare alla razionalità finzionale come un medium che inventa nuove forme di vita, ci è cara l’idea che Crisalide possa essere un antidoto contro i tentativi, sempre più frequenti, di depotenziare la capacità di dissenso che le pratiche artistiche sono in grado di metter in atto.

“Pluralità del sensibile” è il tema dell’edizione 2023. Che cosa si intende e quali questioni vuole accendere, sia sul piano artistico che sul piano politico-culturale?

«Vorrei premettere che il tema/titolo, con cui ostinatamente cerchiamo di dar nome alle nostre Crisalidi, non è strumento per operare scelte, ma sta a indicare un confine, un recinto di studi all’interno del quale ci si prepara ad accogliere gli ospiti, siano essi artisti, studiosi e naturalmente il pubblico.  In tal senso può essere compresa la nostra tensione ad affiancare pratiche artistiche e pratiche di pensiero. Ed è proprio sullo scambio sinergico tra queste prassi che contiamo su un reale potenziamento delle capacità dell’artista nel difficile compito di analisi del proprio fare. Esorcizzare lo spettro della mano. La complessità che caratterizza la creazione teatrale conduce infatti spesso ad un allontanamento precoce dai presupposti teorici che l’hanno generata. Anche in tal senso accogliemmo ben volentieri, dieci anni or sono, la sollecitazione di Carlo Sini e Rocco Ronchi a valutare la fattibilità di incontri filosofici a cadenza annuale a Forlì. Nel 2014 nasceva così la scuola di filosofia PRAXIS.

In tal senso Crisalide potrebbe definirsi, mutuando una felice intuizione del pensatore francese Jacques Ranciere, una vera e propria “Fabbrica del sensibile” all’interno della quale si mettono in relazione le pratiche artistiche e il mondo del lavoro. Con Fabbrica del sensibile Ranciere intende innanzitutto la costituzione di un mondo sensibile comune, un habitat comune, attraverso l’intreccio di una pluralità di attività umane. Ma l’idea di “Pluralità del sensibile” implica qualcosa di più: un mondo comune risultante dalla sedimentazione di atti interconnessi».

Come si declina in scena questa “pluralità del sensibile” e quindi chi sono gli artisti e quali i linguaggi protagonisti?

«Le questioni che ci interessano riguardano le forme e i loro molteplici divenire. Anche quest’anno il festival si svolge in due sessioni distinte: una fase estiva, all’aperto in luogo agreste, e una autunnale, al chiuso negli spazi del teatro. In questa scelta hanno inciso da una parte i desideri di “aperto” che la pandemia aveva amplificato negli anni passati, dall’altra la sensazione di libertà e di pienezza che l’edizione passata aveva vissuto nell’analogo momento estivo, sempre nel giardino di Gualdo, in località Meldola in prossimità dell’argine del Bidente.

Riguardo agli ospiti, oltre alla 3 giorni con gli invitati del progetto Fuorilogos a cui accennavo prima, nello step estivo abbiamo ospitato  Stefania Tansini, con il suo L’ombelico dei Limbi, il gruppo nanou con Paradiso, Carlo Massari con il suo trittico, Larva, Blatta, Sapiens,  e Roberto Magnani del Teatro delle Albe, con Alfabeto apocalittico. In autunno invece abbiamo visto i lavori di Marco D’Agostin, autore di Gli Anni con in scena la danzatrice Marta Ciappina; i Motus con Of the Nightingale I Envy the Fate.
Avremo poi Francesco Marilungo con Dove lei che non c’è, uno studio tratto da Stuporosa, recente creazione del giovane e talentuoso coreografo che reinterpreta il ballo ancestrale tarantolato del Sud; i Dewey Dell con I’ll do, I’ll do, I’ll do; Teatro Koreja con Cumpanaggiu; Ateliersì con Il linguaggio degli oggetti; Aristide Rontini con Back eye black; Quotidiana.com con il loro ultimo lavoro teatrale I greci gente seria! Come i danzatori e a chiudere. Infine, Sophrosyne. Chi è il filosofo? del filosofo forlivese Rocco Ronchi e l’ultima fatica dei Masque TeatroVoodoo».

Quali sono le prospettive future di Festival Crisalide?
«Crisalide, al suo trentesimo anno, si presenta come un fanciullo il cui desiderio rimane, nel tempo, il medesimo: vedere bandita, nei programmi di sostegno alla creatività e alla cultura, la oramai non più velata minaccia “Siate commensurabili, oppure sparite”».