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Fuori orario Cose (mai) viste è un programma cinematografico televisivo italiano che dal 1988 va in onda in notturno. Questo programma presenta film italiani e internazionali, questi ultimi quasi sempre in lingua originale ma sottotitolati, ed ha costituito da sempre per me, una notevole fonte di ricerca per quel cinema che spesso rimane ai margini del fenomeno mainstream contemporaneo.
Soprattutto le calde e insonni serate agostane spesso mi hanno portato a dilungarmi di fronte alla televisione per diverse ore, nel tentativo di trovare qualcosa di profondamente estetico e caratterizzante. Durante una di queste sere vidi un film molto particolare; fu diversi anni fa, non conoscevo il russo e non pensavo ancora minimamente che la cultura russa potesse costituire per me un vero e proprio progetto di vita. Il film che colpì profondamente i miei sensi era Sindrome Astenica della regista Kira Muratova.
Kira Muratova rappresenta oggi un vanto della cinematografia pre e post sovietica. Difficile inserirla in un canone descrittivo ben preciso; di una bellezza non canonica, occhi di un pallido marrone, capelli scuri, poco alta ma incredibilmente flessuosa, regina di un cinema spiccatamente autoriale, intimista ed antilineare.
Kira nacque il cinque novembre del 1934 in una famiglia di “rivoluzionari di professione”, il suo cognome da nubile era Korotkova, studiò all’Istituto statale di cinematografia dell’Unione Sovietica, le VGIK, per poi trasferirsi ad Odessa in Ucraina per seguire il marito, il regista ucraino Aleksandr I. Muratov. Nel 1967 esce il suo primo grande capolavoro di cui è essa stessa fra i protagonisti, dal titolo Brevi Incontri, che è la storia di un intreccio amoroso fra Valentina Ivanovna, interpretata dalla stessa Muratova, dal suo amante il cantastorie Maksim, interpretato da Vladimir Vysotsky; di cui ho parlato in uno dei miei recenti articoli e la giovanissima Nadja, interpretata da Nina Ruslanova, donna delle pulizie assunta da Valentina e sedotta da Maksim. Il film incontra da subito la censura sovietica, delineando un particolare e lungo percorso fatto di rapporti politici altalenanti che costringono Kira ad interfacciarsi con il vero e proprio dramma della censura, che dura fino al crollo del regime sovietico.
Anche il suo film successivo Lunghi Addii uscito nel 1971 è la storia di un complicato e articolato rapporto fra madre e figlio, nel quale Kira fa emergere il lato più essenziale e intimista del rapporto umano. Ma anche questo film viene messo al bando dalla censura sovietica uscendo al cinema solamente nel 1987 quando vinse il premio Fipresci al Festival di Locarno.
La perestrojka vede di fatto ri-circuitati i suoi primi lavori che riprendono dignità, onore e visibilità. Di fatto dopo la fine del regime sovietico, i suoi film hanno conosciuto una esplosione di fama fra i critici e gli amanti del cinema, guadagnandosi di fatto un ruolo importante nel cinema d’autore mondiale. I suoi film presentano una chiara ricerca del particolare, nella storia, nell’inquadratura, una narrazione destrutturata dove spesso viene messo in scena il melodramma provinciale e dove lo spettatore viene accompagnato all’interno delle vite dei personaggi. Vedere un film di Kira è come vivere delle sue stesse passioni come l’analisi della classe operaia con le sue incertezze e i suoi punti deboli; frutto di un cinema intimista ma anche profondamente sociale.
Sindrome Astenica del 1989 è il film che la consacra a livello internazionale; grazie a questo capolavoro la Muratova riceverà l’Orso d’argento al Festival di Berlino. In questo film viene mostrata la crisi esistenziale che porterà il paese alla perestroika: una donna in lutto, una scrittrice che non riesce più a stare sveglia, un insegnante e tanti altri personaggi ci conducono in un mondo che sembra perdere di senso e di significato. La sindrome astenica è quindi quel senso di nera melanconia che avvolge il sistema sovietico dopo la caduta del regime.
È del 2012 invece il film Eterno Ritorno, in cui un produttore proietta le sequenze di un film incompiuto in cui la stessa scena viene ripetuta da vari attori, lasciando allo spettatore la possibilità di assaporare queste ripetizioni a proprio piacere. Il film interamente girato in interni ci permette di assaporare tutto l’universo surreale di Kira.
Nel 2018 la Muratova scompare, ma il patrimonio cinematografico che ci lascia merita di essere preservato per tutte le generazioni presenti e future, frutto di innegabili gioielli che fanno emergere personaggi straordinari nella ordinarietà di una visione artistica che merita di essere assecondata.
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