Lavorare e non sentirsi soli. Prima di dimetterti!, il festival del lavoro degno

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Negli ultimi anni, in particolare nella generazione fra i 25 e i 35 anni, è emersa una rinnovata sensibilità nei confronti del lavoro, sia sul piano ideologico-politico sia da un punto di vista più emotivo-personale. Non si tratta soltanto della difficoltà di bilanciamento tra il lavoro e la vita privata, o delle questioni relative al salario, ma anche dell’urgente desiderio di cambiare alcune dinamiche in relazione alle nuove professionalità e metodi.

A cogliere il bisogno di un luogo sicuro di confronto e cura di queste urgenze è RitmoLento, associazione e circolo ARCI bolognese che dal 21 al 23 settembre presenta a Bologna Prima di dimetterti! Il festival del lavoro degno, tre giorni dedicati ognuno all’approfondimento di un diverso tema relativo al mercato del lavoro (il salario minimo, le narrazioni tossiche, il razzismo e il sessismo) con esperti, giornalisti, politici e esponenti sindacali.

Innanzitutto cos’è RitmoLento e da quali urgenze è mosso?

«RitmoLento è un circolo ARCI che ha aperto nel 2016 a Bologna, inizialmente con sede in via San Carlo» racconta Valerio Tuccella, fra i fondatori «Il nucleo fondatore si compone di persone provenienti dagli stessi percorsi universitari e contesti come i sindacati studenteschi, in particolare Link e Rete della conoscenza. Una volta usciti dalla formazione ci siamo resi conto di non avere un soggetto di rappresentanza generazionale, perché sentivamo che i sindacati tradizionali non riuscivano a cogliere e interpretarle le nuove dinamiche del mercato del lavoro.
Da questo presupposto abbiamo voluto creare un luogo di associazionismo, un porto sicuro in cui ragionare collettivamente di quel che ci succedeva. Il primo RitmoLento (dopo il Covid la sede storica di via San Carlo è stata chiusa e ora siamo nel quartiere San Donato) è stato un incubatore di progetti e processi, come il caso del movimento rider in Italia, la cui prima union nasce proprio a Bologna nel 2017, dando il via alle azioni a livello nazionale. Molte altre sono stati i progetti, che si sono concentrati su altri temi caldi come il diritto alla casa, la crisi climatica, la violenza di genere; tutte questioni che generazionalmente ci appartengono e su cui non c’era ancora una dimensione collettiva, di massa. Per questo abbiamo costruito un organismo che fosse un collettore, una possibilità di incontro e comunità. Si tratta di uno spazio che tenta di innovare il metodo della partecipazione politica a partire dall’inclusività: RitmoLento è un posto aperto a tutt* e che intende accogliere i progetti senza casa per dar loro gambe».

E tra i temi urgenti per la generazione tra i 25-35 anni c’è la questione relativa al lavoro. Da qui, il festival “del lavoro degno” Prima di dimetterti!: come nasce e di cosa si tratta?

«L’idea di questa tre giorni dedicati ad approfondire alcune questioni legate al mercato del lavoro (nello specifico: salario minimo, narrazioni tossiche, razzismo e sessismo), nasce da un percorso che abbiamo portato avanti nell’ultimo anno e mezzo: la Scuola di mobilitazione sindacale. Si è trattato di aprire uno spazio sicuro in cui lavoratori e disoccupati potessero incontrarsi e formarsi su alcuni temi specifici, dalle questioni contrattuali a quelle relative alla rapporto tra salute mentale e lavoro, fino alle narrazioni tossiche. La Scuola ha avuto la duplice funzione di essere un percorso formativo e di avere un ruolo propulsivo per l’organizzazione, ovvero essere un’occasione affinché i lavoratori potessero ritrovarsi come come una comunità e non più come isolate individualità. Si è trattato quindi di uno strumento per la conoscenza e la condivisione reciproca di esperienze e bisogni, da cui sono emersi alcuni tratti comuni che sono diventati fondamento di un patto di solidarietà collettiva. La Scuola ha avuto due edizioni e i partecipanti hanno poi dato il via a una serie di progetti, da cui poi è scaturito anche Prima di dimetterti!. L’obiettivo del festival è da una parte rendere pubblici alcuni temi, mettendo in relazione la nostra esperienza dal basso con l’azione dei sindacati tradizionale e con la politica; dall’altra inaugurare e presentare lo spazio di co-working che abbiamo costruito nel nuovo circolo di via San Donato, che vuole essere un luogo dove ri-trovare uno spazio di comunità all’interno del lavoro».

Le giornate come si struttureranno e quali sono le principali personalità coinvolte?

«Il festival si struttura in tre giornate (21-23 settembre, dalle 18.00 alle 24.00), ognuna incentrata su un tema specifico. Il primo panel è dedicato al salario minimo e abbiamo riunito esponenti della politica e altri del sindacato: ci sarà Michele Bulgarelli, Segretario Generale della Cgil Bologna; Nunzia  Catalfo, ex Ministra del lavoro nel Governo Conte 2; Giovanni Paglia, ex deputato di Sinistra Italiana, uno dei partiti  che hanno lavorato alla proposta di legge presentata da poco in Parlamento; Anita Marafioti, un’attivista di UP – su la testa, associazione che costruì qualche anno fa una campagna sul salario minimo a 10 euro l’ora.

La seconda giornata si incentra invece sulle narrazioni tossiche sul lavoro e interverranno Silvia Gola, giornalista di “Redacta”, che unisce un collettivo di lavoratori autonomi del mondo dell’editoria e del giornalismo; Chiara Amendola, giornalista di “dealogando”, testata che si occupa delle questioni relative al lavoro; e Charlotte Matteini, giornalista de “il Fatto Quotidiano” su questi temi.

Infine il terzo panel è dedicato al sessismo e al razzismo nei luoghi di lavoro e saranno presenti Barbara Graziano, sindacalista della FIOM e Cgil di Bologna, parte  del coordinamento donne della FIOM di Bologna; Insaf Dimassi, autrice di un libro Dialoghi sul diritto di cittadinanza; e  Marte Manca, attivista LGBTQ+ che si occupa di lavoro nella cornice delle questioni di genere».

Nell’era delle grandi dimissioni, il titolo Prima di dimetterti! sembra un invito a non abbandonare o rifiutare il lavoro, ma a soffermarsi, aspettare. Perché questo nome e come ci siete arrivati ?

«È stato in effetti un titolo molto discusso tra noi e, come dici, parte proprio dal fenomeno delle grandi dimissioni, ormai diventato appannaggio del dibattito pubblico. In realtà si tratta di una questione molto complessa, che non si limita – come spesso emerge dalla narrazione giornalistica – al rifiuto totale del lavoro. Di certo questo fenomeno mette in luce una rinnovata percezione, sia ideologica sia emotivo-esistenziale, nei confronti del lavoro, mostrando come nella vita di ognuno la promessa del successo individuale legata alla mansione o al ruolo che si ricopre è venuta meno. In Italia i dati evidenziano un netto rialzo di dimissioni, ma non tanto per la fuga dal lavoro quanto per la ricerca di un miglioramento delle proprie condizioni, sia da un punto di vista dell’appagamento personale sia da un punto di vista salariale. Prima di dimetterti! dunque lo abbiamo inteso come un invito a cercare l’alternativa all’isolamento lavorativo, una spinta a guardare alle possibilità dell’organizzazione collettiva: non a caso il sottotitolo è Difenditi, agitati, organizzati».

Come proseguiranno le vostre azioni e come intende affermarsi RitmoLento? Sarà una nuova sigla sindacale?

«No, non abbiamo quel tipo di portata e nemmeno le competenze. L’obiettivo è di dare continuità ai percorsi finora intrapresi per fornire tutti gli strumenti di organizzazione possibile al maggior numero di persone. Quello che secondo noi manca è un metodo per affrontare alcuni problemi strutturali del mercato del lavoro di oggi: intendiamo costituirci quindi come una realtà di lavoratori che si auto-organizzano per immaginare e costruire nuove strategie capaci di affrontare le nuove questioni relative al lavoro; vogliamo essere un’innovazione dal punto di vista di metodo, che il sindacato può assimilare per rinnovarsi ed essere efficace».