Visto a Venezia: “Una sterminata domenica” di Alain Parroni. Innovativo

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Essere catapultati per più giorni dentro il festival del cinema di Venezia,  è una buona occasione per allontanarsi dalla realtà, dal quotidiano, addentrandosi dentro le più svariate storie e luoghi a noi spesso sconosciuti o non accessibili. Si gira per il Lido e, con grande stupore noto che il pubblico è giovanissimo, disinvolto, sempre meno dive o divi con vestiti improbabili invadono le strade, si corre tra un cinema e l’altro, cercando di cogliere il più possibile le emozioni che il grande schermo racconta. Si apre il sipario e via a un nuovo film, a tutto volume il rombo di un motore invade le nostre orecchie, una macchina lanciata a tutta velocità, un motorino dietro, immagini non controllate che appaiono e scompaiono, grida, nasi, denti, labbra di tre giovani protagonisti i cui primi piani vengono vivisezionati e scansionati per qualche secondo. Un impatto violento con le immagini e con la realtà. In “Una sterminata domenica” di Alain Parroni siamo in una periferia, quella di Roma, ma potrebbe essere quella di qualsiasi altra città, dove l’emarginazione giovanile si sta allargando inesorabilmente, costruendo nuove generazioni fuori controllo e dove la domenica è come una qualsiasi altra giornata della settimana. Tutto scorre veloce, non esiste noia in questa narrazione, esiste un ritmo, veloce, frenetico che rappresenta attraverso la storia di tre giovani ragazzi una realtà della nostra modernità. Un grande talento quello di Alain Parrone, classe 1982, alla sua prima esperienza di lungometraggio che dimostra di aver centrato a pieno un nuovo linguaggio cinematografico confermato da Wim Wenders che ha co-prodotto il film.

Visto al Festival del Cinema di Venezia il 2 settembre 2023

Patrizia Bottura