Imbarazzante! Questa credo sia la parola giusta per definire questo film. Mentre guardavo il film “L’ordine del tempo” di Liliana Cavani presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia, in vari momenti mi sono ritrovato a chiudere gli occhi come farebbe un bimbo per proteggersi in una situazione di vergogna. Signora Liliana, sono certo che mentre guardava il film accanto ai suoi attori, questo senso lo abbia provato anche lei, mentre pensava ai suoi capolavori del passato. Poi, finita la visione del film, ho pensato a cosa poteva aver portato la Signora a realizzare questa vergogna. Bene! Venezia la invita per assegnarle il Gran premio alla Carriera (è stata insignita il 31 agosto, ndr) e contestualmente le suggeriscono di presentare un suo nuovo film. Lei non ne ha proprio voglia e passa questa gatta da pelare alla produzione. Loro, quelli della produzione, raccolgono un po’ di nomi di richiamo e in fretta e in furia, con il primo regista televisivo disponibile realizzano il film. Carissima Liliana, ti perdoniamo perché nella tua lunga carriera ci hai regalato momenti di grandi cinema e ormai lontana dal set da tanti anni capiamo che forse il tuo sguardo è altrove.
Liliana Cavani ha partecipato alla Mostra di Venezia già nel 1965 con ‘Philippe Pétain: Processo a Vichy’, Leone di San Marco per il documentario, e poi più volte con ‘Francesco d’Assisi’ (1966), ‘Galileo’ (1968), ‘I cannibali’ (1969), tra gli altri, fino a ‘Il gioco di Ripley’ (2002) e ‘Clarisse’ (2012).
Visto al Festival del Cinema di Venezia il 31 agosto 2023.
Flavio Boldrin