Dal 14 luglio al 18 agosto l’Arena Plautina della città di Sarsina torna a ospitare Plautus Festival, una delle rassegne più importanti in Italia dedicate al teatro classico. Giunta alla sua 63esima edizione, la kermesse vede in programma numerosi artisti, tra nomi noti e altri emergenti, un laboratorio per giovani professionisti e attività collaterali.
Per il futuro, si intende proseguire e rinnovare l’esperienza, anche immaginando nuove attività, dentro e fuori al festival.
Lo racconta Edoardo Siravo, attore e direttore artistico di Plautus Festival.
Plautus Festival giunge alla sua 63esima edizione, un importante traguardo e una lunga storia. Come si configura la rassegna quest’anno e quali sono le principali novità?
Plautus Festival di Sarsina è una delle rassegne più importanti dedicate al teatro classico insieme a Teatro INDA di Siracusa. Anche quest’anno si prosegue sulle orme finora tracciate, dando spazio e attenzione ad artisti e compagnie che affrontano la drammaturgia arcaica e classica. L’intenzione è di dare il via ad alcuni cambiamenti, ma è un processo che richiede del tempo, quest’anno rallentato anche dalla gravissima alluvione in Romagna. Abbiamo anche avuto il dubbio che il festival si potesse fare, ma è stato importante salvarlo, perché è un appuntamento molto atteso non soltanto dai cittadini di Sarsina, ma anche dalla Regione. Abbiamo così formulato un ricco cartellone, che ospita opere di Plauto e tragedie greche, insieme a drammaturgie provenienti dalla tradizione cinque-settecentesca, da William Shakespeare a Carlo Goldoni. A latere di quello che accade all’Arena Plautina, c’è inoltre una piazza che accoglie eventi più piccoli ma non meno importanti: fra questi, giusto per citarne alcuni, si potrà vedere il più grande Arlecchino d’Italia, Enrico Bonavera; la compagnia giovane Lo Stivalaccio; il gradito ritorno dell’attrice Paola Quattrici che interpreterà Ecuba; ci sarà anche la musica, in scena con la pianista Bollani… e molti altri.
Il festival si arricchisce anche di numerose attività collaterali. Quali sono?
Prosegue anche quest’anno il laboratorio teatrale rivolto a giovani artisti under 35, che affronta il mondo di Plauto. Da due anni si ricercano testi meno noti del commediografo: l’anno scorso si è lavorato su Epidico, mentre per questa edizione si è scelto Curculio. La direzione è di Cinzia Maccagnano, una regista che si è formata alla scuola dell’INDA. Oltre ai giovani allievi ci sono anche attori professionisti, me compreso, e Gabriella Casagli, la ragazza premiata al concorso lo scorso anno. Il laboratorio infatti propone anche una sorta di contest per attrici e attori: alla fine del percorso una giuria decreta il vintore dell’edizione. Lo spettacolo realizzato va poi in tournée: siamo stati a Segesta e a Formia per esempio.
Tra le altre attività, in ottobre siamo riusciti ad organizzare un convegno con l’Università di Urbino e ne siamo molto contenti. La mia intenzione per il prossimo futuro è di ampliare sempre di più gli appuntamenti e le attività collaterali lungo l’arco dell’anno.
Lei è stato al festival precedentemente come attore e ora è direttore artistico. Cosa significa ricoprire oggi questo ruolo?
Come attore ho partecipato al festival per tredici edizioni: è un evento al quale sono molto legato. Stare in direzione artistica ora è un onore, ma è anche molto più faticoso: sono tante le questioni da affrontare, relazioni da instaurare, equilibri da mantenere, sia con gli artisti sia con le amministrazioni pubbliche. La mia intenzione in quanto direttore artistico è di tentare un ampliamento del festival attraverso un aumento delle attività collaterali, che vadano a rinverdire il mondo di Plauto, che, ricordiamolo, è il primo grande commediografo europeo dopo i tragici greci. Forse potremmo dire che tutti i comici di oggi ne hanno tratto ispirazione da Buster Keaton a Alberto Sordi, da Petrolini a Gigi Proietti.
Perché è importante ancora oggi mantenere vivo il teatro arcaico e tradizionale? Qual è il valore per il presente?
I grandi autori del passato sono i maestri del teatro che è venuto dopo: Pirandello, Ionesco Beckett e altri hanno ripreso moltissimo da Eschilo, Sofocle, Euripide, Plauto o Aristofane, rielaborandoli anche in maniera geniale. Nei loro testi si ritrovano valori fondamentali dell’essere umano, confrontarsi con essi – e con il teatro in generale – fa bene al fisico e allo spirito. La tradizione non va abbandonata, sebbene sia necessario adeguarsi ai tempi e mettersi in dialogo con il nostro pubblico per capire come relazionarci e soddisfarlo sempre meglio.
Per concludere, qual è l’auspicio per il futuro?
Vorrei riuscire a realizzare uno spettacolo che nasca proprio a Sarsina e mi piacerebbe accadesse il prossimo anno. L’idea si ispira a un progetto di Vittorio Gassmann che molti anni fa aveva immaginato per Siracusa una Tebaide, ovvero tre tragedie ambientate a Tebe. Io vorrei fare qualcosa di simile a Sarsina, magari in collaborazione con realtà a noi vicine, come il Festival di Ravenna con cui già ci relazioniamo. Non sarà facile, ma ci proveremo.
Per maggiori info: https://plautusfestival.it/