Conoscere per essere liberi. Le biblioteche e la città: questo il titolo del documentario di Francesca Zerbetto e Dario Zanasi che chiuderà la 19ma edizione di Biografilm Festival di Bologna presso il Pop Up Cinema Arlecchino nella serata di lunedì 19 giugno (ore 21.30).
“L’idea di questo film nasce già parecchi anni fa. In realtà, il progetto iniziale riguardava le biblioteche storiche della nostra Regione. Successivamente, abbiamo deciso di concentrarci sulla nostra città, Bologna, e sulle sue biblioteche pubbliche”, racconta Dario Zanasi. “Ci siamo dunque concentrati su un altro aspetto, non esclusivamente legato alla conservazione di libri rari e antichi, ma al racconto delle biblioteche della città”.
Un film a episodi che si configura come un viaggio alla scoperta di sei biblioteche di Bologna: la biblioteca “Luigi Spina”, importante presidio territoriale grazie alla costante attività sociale; le biblioteche specializzate “Amilcar Cabral”, ricca di testi sulla vita sociale, economica e culturale di Africa e America Latina, e la Biblioteca delle Donne; la storica Biblioteca dell’Archiginnasio; ed infine la Salaborsa. “Bologna è fortunata perché ha tantissime biblioteche, da quella storica a quella di quartiere fino a quelle specializzate o dedicate a specifiche tematiche. Avevamo un panorama molto ampio ed è stato anche doloroso effettuare una selezione, che si è basata sulle varie tipologie e i vari luoghi della città”, racconta il regista.
“Sono sei episodi raccontati in modo diverso l’uno dall’altro, perché ogni luogo imponeva un linguaggio differente”, specifica Zanasi. “Salaborsa è un po’ una sinfonia visiva, un valzer dove succedono mille cose contemporaneamente. La biblioteca di quartiere “Luigi Spina” è raccontata invece più in chiave di reportage e poi c’è l’intervista sottovoce dell’Archiginnasio. In verità si tratta di piccoli scorci di mondi in realtà infiniti”.
Luoghi infiniti e anche un po’ sacri, dove si respira una sorta di profondo rispetto per la conoscenza e per chi ne attinge. “Il lavoro è partito entrando in punta di piedi, osservando quello che succedeva in questi posti”, racconta il regista. “Tra i responsabili e direttori c’è un’estrema attenzione all’utenza e bisogna essere un po’ invisibili. Dopo una prima fase di osservazione, mano mano che venivano fuori certi personaggi che potevano essere utili a racconto siamo andati a raccogliere le loro testimonianze”.
Il documentario racconta infatti le storie di chi questi spazi li vive, dai semplici utenti e ospiti, agli intellettuali, scrittori, autori, personaggi: dal Premio Nobel Annie Ernaux a Paolo Nori, da Marcello Fois a Zerocalcare, da Carlo Ginzburg all’architetto Fabio Fornasari, e di uomini e donne che vivono quotidianamente le biblioteche, come Maurizio Avanzolini dell’Archiginnasio.
“Il film nasce da due sentimenti: amore e riconoscenza per questi luoghi che ci hanno accompagnati fin da bambini, e un’urgenza di sottolineare l’importanza di questi luoghi che, nel corso del tempo, abbiamo visto anche trasformarsi”, sottolinea il regista. “Da semplici luoghi per scoprire libri e autori a luoghi che si fanno carico di urgenze sociali. C’è un discorso sulla trasformazione dell’informazione, del sapere, della conoscenza, messe a dura prova dalle nuove tecnologie”.
Un documentario che vuole raccontare non solo questa evoluzione, ma anche l’”ammirevole lungimiranza dei bibliotecari che hanno saputo dialogare con i propri utenti, attirare fasce di popolazione che non frequentano grazie a diverse iniziative”, e soprattutto “il grande lavoro e l’importanza di questi luoghi, che non hanno l’attenzione che meritano a livello economico, sociale, politico quando sono invece vere e proprie frontiere e presidi, che dobbiamo difendere. Luoghi di forte democrazia, aperti a tutti e dove si può fare di tutto”, racconta Zanasi. “Ogni biblioteca è un mondo a sé stante, ma l’obiettivo è restituire una sorta di biblioteca ideale che le raccolga tutte”.