Cineporto dell’Emilia-Romagna: sostenibilità e innovazione

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Nato da un’idea di Alessandra Stefani come hub della sua casa di produzione, la Scarabeo Entertainment, il Cineporto dell’Emilia-Romagna “è un hub di 1500 mq per fare cinema, dedicato a piccole, medie e grandi produzioni e a fruitori, produttori e maestranze che devono girare un film”. Un unicum su tutto il territorio, uno spazio sostenibile ed innovativo pronto ad accogliere le attività delle numerose produzioni cinematografiche della nostra Regione e non solo.

“La filosofia e la volontà della casa di produzione Scarabeo Entertainment è sempre stata quella di cercare di essere davvero sostenibili, nei progetti e nei prodotti che lo rendono possibile”, racconta Alessandra Stefani. “Questo Cineporto nasce da un mio desiderio e una mia esigenza di innovazione. Fin da bambina ho sempre respirato creatività e industria, essendo figlia di un imprenditore che ha sempre guardato al fare le cose in un certo modo. Per questo per me è stato quasi naturale costruire un luogo con determinate caratteristiche, utilizzando anche materiali sostenibili”.

L’edificio sorge a Fiorano Modenese, a 10 km dall’uscita di Modena Nord, a 25 km dalla stazione mediopadana di Reggio Emilia e a mezz’ora di auto da Bologna. Sotto il profilo della sostenibilità si tratta di “uno spazio dotato di un teatro di posa di quasi 900 mq, totalmente oscurabile dalla domotica; uno spazio flessibile, poiché non ha colonne intramezzo, ma si sostiene con delle travi lenticolari che scaricano il peso della struttura ai lati dell’edificio; un edificio che ha 270 kW di fotovoltaico sul tetto, quindi a emissioni quasi pari a zero”, racconta Stefani.

“Sono stati utilizzati anche materiali sostenibili nella sua costrizione”, aggiunge. “Ad esempio, la recinzione non è un banale cancello ma è realizzata con un doppio strato di vetro con una pellicola nera trasparente al suo interno. Il vetro è un prodotto eterno e che non ha manutenzione. Ho poi scelto il legno di accoya per rivestire il parallelepipedo, un legname molto forte e resistente più di qualsiasi altro legno equatoriale. C’è poi il riscaldamento e raffrescamento a pavimento e un sistema di ricircolo dell’aria”.

Anche per decorare il contesto esterno non è mancato un occhio di riguardo alla sostenibilità. “Nel giardino accanto all’edificio non ho voluto mettere l’erba vera perché, trattandosi di una zona artigianale-industriale con una serie di problemi idrici, sarebbe stato necessario impiegare quantità d’acqua incredibile per tenerlo in vita. Per questo si è optato per un’erba sintetica di grande qualità. Dunque anche il corredo di questa struttura è esteticamente bello, ma sostenibile per il non spreco di acqua”.

Sotto il profilo dell’innovazione, il Cineporto si configura come un vero e proprio spazio all’avanguardia, dotato di un ampio teatro di posa, posizionato al primo piano, che non necessita dunque dell’utilizzo di montacarichi. Tuttavia, “il cuore del Cineporto è sicuramente la tecnologia delle tre sale di post-produzione, da cui è possibile controllare tutto il workflow del film, dal montaggio alla color correction, con i sistemi di Avid, Media Composer e Blackmagic. In queste sale c’è anche un sistema di ascolto Dolby Atmos 7.2 che permette, mentre si lavora, di avere anche il piacere di ascoltare il prodotto in una maniera molto performante”.

Non mancano infine importanti dettagli anche dal punto di vista estetico-architettonico, che da semplici decori divengono veri e propri portatori di significato. “Scarabeo è il simbolo di rinascita in varie culture e religioni. Per questo, all’esterno del Cineporto ci sono due ulivi, simbolo di questa nuova rinascita e resurrezione. Ci sono numerose componenti estetiche e architettoniche che rimandano all’Egitto e alla simbologia della rinascita”, racconta Alessandra. “Inoltre, per il decoro delle lastre dorate che compongono la parte più alta dell’edificio, l’architetto ha voluto utilizzare un pattern che ricordi l’alfabeto Braille, per un discorso di inclusività. Un’inclusività non solo di concetto estetico, ma anche di senso perché, per chi fa cinema, essere inclusivi è sempre un valore aggiunto”.

Numerosi sono i progetti che questo luogo è in grado di ospitare. Ovviamente si offre come spazio per le “produzioni di qualsiasi natura, che devono girare scene indoor all’interno del teatro di posa, ma anche per cordate di coproduzioni a cui può essere messo a disposizione il teatro. C’è anche la possibilità di richiedere l’utilizzo delle sole sale di post-produzione. Inoltre, come tutti i Cineporti, non si vive solo di cinema, ma anche di eventi: qualora qualcuno volesse organizzare un evento aziendale o un concerto potrà richiedere l’affitto dello spazio. Starà a noi, rispetto anche alla linea editoriale e al concetto artistico-culturale dell’evento, decidere se ospitarlo. Insomma, è uno spazio messo a disposizione degli appassionati di cinema e anche di chi vuole fare eventi con una certa qualità e con una certa immagine”.

Il Cineporto attualmente si prepara per il prossimo autunno-inverno ad ospitare una coproduzione di cui fa parte anche la Scarabeo Entertainment, ma ha già avuto il suo battesimo di fuoco. “L’anno scorso, in luglio, abbiamo avuto l’onore di ospitare Michael Mann e la produzione del biopic su Enzo Ferrari. La produzione ha utilizzato il Cineporto come teatro di posa per il trucco e parrucco di Adam Driver e Penelope Cruz. Devo dire che il Cineporto ha risposto molto bene, direi sopra le aspettative”.

Uno spazio, insomma, polifunzionale, dove è possibile fare cinema a 360 gradi. Un luogo dove è possibile vivere la produzione cinematografica in una maniera differente e dove sostenibilità e avanguardia non sono due termini che si oppongono, ma che trovano un terreno condiviso.