NOVAMARCHI: un one-man band post punk fenomenale

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Il 9 marzo scorso è uscito il singolo di debuttto di Novamarchi, poison & cure.

Riccardo Marchi, anni 22, classe 2001, di Carpi (MO) in arte Novamarchi.

Il suo percorso getta le basi dalla sua nascita quando era solo un bambino.
Dalla propedeutica musicale nella quale è stato accompagnato dai genitori fin da piccolo, passando per lo studio della chitarra dall’età di 10 anni.
A metà delle scuole medie ha iniziato anche ad approcciarsi alla produzione musicale nella quale componeva le sue prime demo di musica elettronica, e successivamente rap/trap, che lo hanno formato negli anni e permesso di affinare le  conoscenze durante il suo percorso, seppur la sua indole musicale è da sempre stata il punk e l’indie rock.

Novamarchi ha un orecchio per tutto e nonostante le sue influenze sono varie composizioni da Einaudi a Battiato, passando per la musica dance o il blues.

La scelta del nome d’arte proviene dall’unione di due parole: Nova (il nome d’arte che ha usato da produttore) e Marchi (il suo reale cognome).
Questa unione sancisce l’inizio della pace che ha trovato tra il suo volto musicale e la sua persona. All’inizio non gli piaceva esprimermsi in musica mettendoci la faccia, ma trovava la sua zona di comfort nel produrre ed esprimere le proprie emozioni in suoni.

Ora sento di essere pronto a fare ciò che ho sempre desiderato, e a far uscire tutto quello che Riccardo prova tramite la sua voce, mentre Nova continuerà a suonare per lui.”

Queste sono le parole di Novamarchi, ragazzo che ho conosciuto al concerto dei Soviet Soviet. E con grande piacere vi presento questo giovane talento, un one-man band che ha sfornato un pezzo bomba di 3 minuti dalle sonorità post punk-elettroniche.

La scelta del cantato in inglese inoltre è azzeccatissima per questo genere che rende il tutto credibile e assolutamente portentoso. Un fenomeno a mio parere, quindi non vi resta che premere play e danzare sotto ad un cielo stellato.

In bocca lupo Nova! Magari ci rivedremo al concerto dei Molchat Doma, nell’attesa dei nuovi pezzi.