VINICIO CAPOSSELA PROTETTORE DELLA TESTIMONIANZA CHE GIUNGA A NOI

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“Quando l’inguistizia diventa legge, la resistenza diventa dovere” Bertolt Brecht

Tredici canzoni urgenti è il nuovo e tredicesimo album di inediti di Vinicio Capossela. Scritte fra febbraio e giugno dell’anno scorso, questi pezzi sono urgenti, si, perchè riguardano tutti noi, temi attuali più che mai che schiacciano e sovrastano questa società sudicia e corrotta.

Registrato allo studio L’amor mio non muore (Forlì) nel luglio 2022 da Franco Naddei; allo studio Crinale (Modigliana – FC) nel dicembre 2022 da Don Antonio Gramentieri e Ivano Giovedì; a La Cùpa (Milano) nel dicembre 2022 da Ivano Giovedì. Produzione artistica di Vinicio Capossela e Don Antonio Gramentieri. Produzione esecutiva La Cùpa.

Un disco che vanta di ospiti e artisti speciali che hanno affiancato e collaborato con il cantautore. Da Mara Redeghieri, Margherita Vicario,  Irene Sciacovelli, Sir Oliver Skardy, Cesare Malfatti, “Don” Antonio Gramentieri, FiloQ, Andrea Lamacchia, Alessandro “Asso” Stefana, Enrico Gabrielli, Piero Perelli, Taketo Gohara, Mauro Ottolini, Michele Vignali, Daniela Savoldi, Niccolò Fornabaio e il Maestro Raffaele Tiseo. Un vero e proprio squadrone d’assalto per la realizzazione di un disco di cui tutti noi avevamo bisogno in questo momento storico.

Urgenti nella speranza che da qualche parte dentro al nostro cuore l’umanità non sia del tutto perduta in fondo al mar.

 

Il disco si apre con Il bene rifugio, una ballata dove il cantastorie parla del nostro mondo che sta precipitando, dove l’amore non è solo un rifugio ma un vero e proprio atto di ribellione e rivoluzione.

“Il mondo cade a pezzi, il gas sale alle stelle, l’alluminio rincara, ma tu sei il mio bene rifugio”

Si passa poi al consumismo frenetico ossessivo compulsivo dell’uomo moderno con All you can eat. Canzone che mi ha fatto venire in mente il film Il buco (El hoyo) del 2019 diretto da Galder Gaztelu-Urrutia, grande pellicola allegorica dove l’avidità dell’individualismo a discapito della collettività è cruciale e letale.

Il terzo brano è La parte del torto. Per molti anni, essere dalla parte del torto è stata la bandiera identitaria di una certa idea di sinistra, quella sinistra che ad oggi non esiste più che credeva nei valori di uguaglianza e giustizia.

“Né destra, né sinistra

Solo potere d’acquisto

saremo il vostro specchio

dalla parte del torto”

Con Staffette in bicicletta, si vuole rendere omaggio a tutte le donne partigiane che hanno lottato contro la guerra. Queste donne hanno avuto un ruolo fondamentale e forse poco riconosciuto. L’essere testimoni in un mondo fattosi disumano. Lottando e resitendo contro il male della guerra. Quel loro farsi madri, figlie, sorelle e compagne dell’umanità ci sia da esempio. Ad accompagnare il cantautore la splendida voce di Mara Redeghieri.

“Voi che passate il testimone, perché arrivi più avanti, perché arrivi fino a noi”

Nel frattempo Sul divano occidentale, siamo tutti spettatori di quello che succede fuori dalla nostra finestra e davanti ai televisori. Il terrorismo di matrice islamica, la crisi economica, l’immigrazione, la pandemia, la guerra. Una resistenza passiva seduti comodamente sul nostro divano, magari ordinando del cibo spazzatura su Glovo. Accettare tutto questo scempio come se fosse normale, non lo è affatto.

In Gloria all’archibugio, Capossela parla della nascita dell’armeria pesante, dell’inzio di una nuova forma di devastazione che porterà ad oggi ad armi di distruzione di massa. Citando l’Orlando Furioso di Ariosto dove prima era necessario lo scontro fisico, ora è possibile uccidere e distruggere da una distanza più impersonale. L’Ariosto, intuendo la potenza devastatrice di questa rivoluzione, fa gittare il maladetto e abominoso ordigno nel profondo dell’inferno da cui è stato creato.

“Gloria, gloria all’archibugio, luce e fiamma del progresso”

E sempre citando l’Ariosto in Ariosto Governatore, il brano è una ballata ispirata alle lettere scritte durante l’esercizio del suo ruolo di governatore in Garfagnana, lettere che esprimono la frustrazione di non potere incidere su una realtà in cui il potente è sempre intoccabile e l’umile è oggetto di ogni vessazione.

“Se il senno è tutto sulla luna, vuol dire che sulla terra non è restata altro che follia”

La crociata dei bambini è uno dei pezzi più strazianti del disco. Riprendendo La crociata dei ragazzi di Bertolt Brecht, dove dei bambini guidati da un comandante bambino cercano la via per un paese di pace, dove non ci siano morte e distruzione, senza riuscire a trovarlo. Capossela come lo stesso drammaturgo tedesco denunciano la guerra come supremo atto di disumanità, bruciando l’essenza stessa dell’innocenza e la purezza del bambino.

“E cercano insieme una terra di pace, non come quella che hanno lasciato, l’innocenza dell’infanzia e dell’animale sono tra le vittime più insostenibili dell’orrore della guerra”

Si prosegue con un altro tema delicato con La cattiva educazione, parafrasato da Margherita Vicario, pezzo che parla del femminiciio. Educazione generata con un uso e abuso della sessualità, dove la violenza e la possessione sono mascherate dalla parola amore.

“Inseguita controllata minacciata nel tossico vestito dell’amore”

Capossela parla anche del carcere in Minorita‘. Il detenuto, dovrebbe in teoria essere riabilitato, atto a realizzare un cambiamento della persona. Mentre la realtà è assai differente dalla teoria, dove abusi, violenze, il sovraffollamento e i suicidi sono il riflesso della società civile, dove si regge la disparità sociale ed econimica del paese.

Cha cha chaf della pozzanghera. Siamo quasi giunti alla fine di questo disco con una canzone allegorica, dove il bambino cessa di essere tale quando smette di saltare dentro ad una pozzanghera sporcandosi tutto, raggirandola. Questa canzone è rivolta soprattutto alle ultime generazioni cresciute davanti ad un x-box e Playstation perdendo completamente la fisicità del gioco stesso e l’atto della condivisione reale.

Con Il tempo dei regali il cantautore di Hannover ha ripreso il libro di Patrick Leigh Fermor, Tempo di Regali, che racconta il suo primo viaggio, svolto a piedi, diciassettenne, da Londra a Istanbul, nel 1933, nonostante il mondo sia già invaso dai totalitarismi e dalla cattiveria. Lo scrittore nonostante tutto è sempre colmo di gratitudine, senza veleno nelle sue vene.

Dopo tanti anni chiusi in casa durante la pandemia, i veri doni non sono cose materiali ma gli incontri stessi, i viaggi e le persone. Non hanno prezzo. Dovremmo solo prestare attenzione a chi e a ciò che ci circonda per apprezzare la vera e autenitica bellezza e la vita stessa.

Il disco si conclude con la speranza. Con i tasti che ci abbiamo è una dolce ninna nanna che culla l’ascoltatore in una melodia che guarda il presente e il futuro cercando di fare del proprio meglio con quello che si ha e non con quello che si vorrebbe avere. L’erba del vicino è sempre più verde? E chi se ne frega. La potenza dell’immaginazione e della creatività si può trovare anche nelle piccole cose, che sono quelle più preziose e rare, creando dai nostri limiti delle infinite e splendide possibilità.

“E con il cuore che ho che ti amerò”

Ovunque proteggi maestro Capossela.