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E’ approdato al Teatro Elfo Puccini di Milano Finale di partita. Allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori, storico spettacolo di Teatrino Giullare, insignito di alcuni dei più importanti riconoscimenti per la scena e con all’attivo centinaia di repliche in giro per il mondo.
Samuel Beckett aveva definito questa sua pièce: «molto difficile ed ellittica […] più disumana di Godot», pensandola metaforicamente come una impossibile partita a scacchi nella quale, il proprio re, già perdente dall’inizio, scivola in un inutile schema senza alcuna logica di gioco.
Enrico Deotti e Giulia dall’Ongaro proseguono il loro originalissimo scavo nella drammaturgia del Novecento, applicando al capolavoro beckettiano proprio l’artificio scenico della scacchiera, come richiama il titolo.
Clov e Hamm sono allora burattini e pedine manovrati dagli attori: i giocatori mascherati che spariscono nella penombra per lasciare spazio a questa zona, deputata all’impossibilita di comunicazione e di qualsiasi movimento, incastrati e stritolati dal nulla.
La scacchiera che vediamo in scena assume un palinsesto di significati: dalla partita con la morte de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman alla scacchiera geopolitica mondiale − quella della guerra fredda e dell’equilibrio del terrore −, passando per la lettura di Theodor Adorno che aveva individuato nel dramma gli elementi di rimando a un rifugio di sopravvissuti alla guerra atomica.
«La fine è nel principio eppure si continua» è il leitmotiv di Hamm, personaggio enigmatico, incatenato alla sua sedia a rotelle, cieco e dilaniato da un’attesa che Clov, suo servo e figlio, amministra con altrettanta insensatezza.
Scrive Maurice Blanchot: «L’attesa attende. Attraverso l’attesa colui che attende muore attendendo. Porta l’attesa nella morte e sembra fare della morte l’attesa di ciò che si attende ancora quando si muore. La morte, considerata come un evento atteso, non è capace di mettere fine all’attesa». Si soffoca in questa attesa senza fine e senza pietà, dove tutto è condannato a un lento annichilimento, senza possibilità di salvezza. Anche Nagg e Nell, i genitori di Hamm, nell’interpretazione forse un po’ caricaturale dei due piccoli scheletri, incastrati nei loro bidoni della spazzatura, nemmeno nella preghiera approdano a una minima utilità: invocarla non serve perché «la carogna non esiste».
L’allestimento si distingue per originalità e compattezza.
Grande prova d’attore, ineffabile poesia di un teatro grotowskianamente “povero”, che riesce a plasmare una materia teatrale incandescente, come quella beckettiana, con bravura artigianale.
«Mica male», come dice Hamm: «Attimi nulli, sempre nulli, ma che fanno il conto, che fanno che il conto torni, che la storia si chiuda».
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Visto il 2 marzo 2023 al Teatro Elfo Puccini, Milano
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Finale di partita di Samuel Beckett | allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori diretto e interpretato da Teatrino Giullare | scenografia e pedine Cikusca | maschere Fratelli De Marchi | produzione Teatrino Giullare | Premio Speciale Ubu, Premio Nazionale della Critica, Premio Speciale della Giuria 47^ Festival internazionale “Mess” di Sarajevo
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