“Look up here, I’m in heaven
I’ve got scars that can’t be seen
I’ve got drama, can’t be stolen
Everybody knows me now”
Si apre il palcoscenico al Teatro Bonci di Cesena. Un palco con una piattaforma girevole, una poltrona e altri pochi oggetti di scena, un maxischermo centrale e altri 3 schermi obliqui che proiettano immagini stroboscopiche e psichedeliche. Questo è Lazarus, il musical scritto da David Bowie insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh e messo in scena per la prima volta in Italia dal regista Valter Malosti, da sempre grande appassioanto di Bowie, che ha curato la versione italiana, confrontandosi con lo stesso Walsh, con la produzione di ERT/Teatro Nazionale. L’opera vuole essere una sorta di sequel delle vicende del film del 1976 ’L’uomo che cadde sulla terra’ di Nicolas Roeg, (che aveva proprio come protagnista David Bowie), tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tevis del 1963.
Seduto sulla poltrona Thomas Newton, l’extraterrestre imprigionato sulla terra, rinchiuso nel salotto di casa, isolato da tutto e da tutti, oppresso dal dolore e dalla perdita del suo grande amore Mary Lou. Un’extraterrestre alienato, allucinato e alcolizzato, in preda ai fantasmi della sua psiche mescolando sogno e realtà.
Una allegoria autobiografica artistica e poetica di Bowie tessendo le fila dei temi principi: l’isolamento, l’invecchiamento, la perdita dell’amore, l’orrore del mondo che lo circonda e la psicosi indotta dai media.
Il personaggio di Newton è interpretato da Manuel Agnelli, grande cantante, polistrumentista e produttore, nonché fan di Bowie. Oltre che ad essere un ottimo musicista e cantante, sia per la grande performance che ci ha regalato, reinterpretando pezzi di Bowie con grande stile, carisma, rispetto e umiltà, grazie anche alla sua timbrica vocale e al suo stile che si allinea perfettamente ai brani, Agnelli che non aveva mai fatto teatro ha calzato i panni dell’alieno impeccabilmente.
Superbi anche i 7 musicisti guidati dal progetto sonoro di GUP Alcaro, seduti ai lati del palcoscenico che hanno accompagnato tutto il cast con arrangiamenti innovativi e originali, rispettando sempre la metrica dei brani. L’opera teatrale comprende i più grandi successi di Bowie, da Heroes a Life on Mars? a Changes, e ovviamente Lazarus, il brano che dà il nome all’opera rock, più 4 inediti, composti appositamente per il musical e poi inseriti in Blackstar e nell’EP No Plan.
Oltre ad Agnelli, un cast eccezionale, a partire dalla cantautrice Casadilego (vincitrice della XIV edizione di X Factor) la quale interpreta entrambi i ruoli sia della Ragazza che di Marley, la quale ci ha letteralmente stregato per la sua eterea voce candida e potente al tempo stesso, soprattutto durante l’esecuzione di Life on Mars? dove lei solo con la sua voce e un piano ci ha scosso e commosso irremediabilmente. Un grande e meritatissimo applauso a Dario Battaglia, perfetto nelle vesti del serial killer Valentine, alla coreografa e danzatrice Michela Lucenti nel ruolo di Elly, ad Attilio Caffarena (Micheal) a Maurizio Camilli (Zach) a Camilla Nigro (Maemi/Donna giapponese) a Isacco Venturini (Ben/il doppio di Newton) alle tre ballerine/coriste; Noemi Grasso, Maria Lombardo e Giulia Mazzarino.
Il regista Malosti ha centrato il bersaglio, portando questa splendida opera rock in Italia, regalandoci grandi emozioni da brividi sulla pelle, sprigionando energia e linfa vitale, proiettandoci direttamente nella mente del personaggio di Newton e al suo stato di alienazione. Non aspettattevi una performance leggera, al contrario, Lazarus è uno spettacolo profondo e introspettivo che parla della vita e della morte con un’intensità spaziale.
Un grande show e un grande omaggio a David Bowie, il camaleonte della storia del rock, capace di traformarsi e reinventarsi ogni volta, anticipatore delle mode, innovatore, sperimentatore e rivoluzionario. Un’icona, una leggenda, sia artisticamente che culturalmente. Un uomo, un essere umano o un alieno, pirandellianamente uno, nessuno e centomila.
Uno spettacolo che dovrebbe essere visto da ogni generazione, sia per i vecchi fan del Duca Bianco che hanno ripercorso attraverso lo show l’ultima opera fortemente voluta dallo stesso Bowie, nonostante sapesse che gli sarebbe rimasto poco tempo da vivere, sia per le future generazioni, perché diciamoci la verità, Bowie è davvero un alieno caduto sulla terra e tutte le sue opere e trasformazioni hanno un valore inestimabile. Apice raggiunto nella scena finale dove Newton (Agnelli) e Marley (Casadilego) cantano una splendida versione di Heroes, raggiunti poi sul palcoscenico da tutto il cast. Applausi, saluti e abbracci finali rendono il magico mondo del teatro un’esperienza unica da vivere capace di coinvolgere sia l’attore stesso, la regia, la produzione e tutti gli spettatori.
Lazarus non è solo Bowie o Newton, Lazarus siamo tutti noi. Siamo tutti gli eroi e gli antagonisti di noi stessi. Possiamo buttarci giù nel precipizio oppure possiamo salvare noi stessi. A noi la scelta.
“Then we could be Heroes,
just for one day”
Non a caso Lazarus è il nome di Lazzaro, raccontato secondo il Vangelo di Giovanni, dove Gesù riporta alla vita terrena Lazzaro di Betania dopo 4 giorni dalla sua morte. Lazarus come vi abbiamo già detto è sia il titolo dell’opera stessa che uno dei brani di Bowie, inserito nel suo ultimo album Blackstar, vero e proprio testamento, pubblicato infatti l’8 gennaio 2016, giorno del suo sessantanovesimo compleanno e due giorni prima della sua morte. Un brano talmente alto di pathos dove Bowie mette in scena la propria imminente morte. Mai uscita di scena fu più riuscita, come ricorda Tony Visconti, lo storico produttore dell’artista. “La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte”.
Ancora una volta la genialità di David Robert Jones, di David Bowie, del Duca Bianco, di Ziggy Stardust, di Halloween Jack, di Alladin Sane, di Newton, di Button Eye (The Blind Prophet) e di Major Tom, ci hanno spiazzato ed estasiati, riuscendo a sfidare e accettare la propria morte fino a raggiungere la pace eterna come quell’uccellino blu.
“This way or no way
you know, I’ll be free
just like that bluebird”
Sinceramente ho sempre pensato che Bowie fosse immortale. E sono sicura che oscilla nello spazio e ci osserva da qualche parte fra le stelle.
“This is Major Tom to ground control
I’ve left forevermore
and I’m floating in most peculiar way
and the stars look very different today”
Grazie Cristina, un bellissimo articolo! Competente, empatico, oggettivo, appassionato. Davvero utile per chi, come me, ha visto lo spettacolo senza avere tutta quella conoscenza e l’ha apprezzato giusto “a pelle”. Dopo aver letto il Tuo scritto, sento che tutto è andato più in fondo perché ho capito meglio.
Sembra perfino che Tu abbia collaborato all’adattamento del copione…
Buon Tutto M.A.
Grazie infinite per le bellissime parole spese. Ho cercato di trasmettere quello che ho assistito, mettendoci sempre passione in ciò che faccio, sperando possa arrivare a tutti i lettori. Grazie ancora. Un abbraccio.
Cristina
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