È considerato la rockstar del verso d’amore, anche se lui preferisce definirsi “poeta professionista vivente”, con tutti gli scongiuri del caso. Dall’8 marzo è di nuovo sul palco con uno show in cui torna alle sue origini, le poesie, dopo ben sei anni che non ne scriveva. Guido Catalano giovedì 23 marzo fa tappa al Locomotiv Club di Bologna con il suo “Smettere di fumare baciando Live tour”, in cui presenta il nuovo, omonimo libro edito da Rizzoli, che segna il ritorno dell’autore e performer torinese alla poesia, appunto. Lo ha scritto in una dimensione affettiva inusuale per una rockstar, in una casa, nella sua Torino, oggi abitata anche da un gatto… e da una fidanzata. Con un nuovo spettacolo e nuove storie da raccontare Catalano sta collezionando sold out un po’ ovunque e venerdì 31 marzo torna a grande richiesta anche in Romagna, terra che gli è particolarmente cara, come ci racconta: la location è Villa Torlonia a San Mauro Pascoli.
Torino, Milano e Modena: cinque date sold out già in prevendita. Una partenza col botto, questo tour, te lo aspettavi?
No, non me lo aspettavo, ma lo speravo. Era ormai da più di due anni che, causa pandemia, il mio mondo preferito, che è quello dei club e dei teatri, non si poteva frequentare senza restrizioni. C’è stato subito interesse nei confronti del tour, complice anche il fatto che porto nuovamente sul palco un libro di poesie dopo diverso tempo. La reazione del pubblico è molto positiva e ne sono molto felice.
Sei anni senza scrivere poesie, “si era come seccata la vena poetica”, scrivi nella prefazione, finché un giorno all’improvviso “si è aperto il portale magico”: come o chi lo ha aperto?
Come dico anche nel libro, non che in tutti questi anni sia stato con le mani in mano, anzi, ho fatto praticamente di tutto, forse fin troppo, ma come si dice meglio “abundare” che “deficere”. Le poesie non riesco a scriverle a comando. Le poesie arrivano o non arrivano, è una cosa naturale. Questa volta l’attesa è stata un po’ lunga, forse il fatto che ora io sia sereno e felice dal punto di vista amoroso ha inciso. La sofferenza amorosa è per me fonte di ispirazione (per quale poeta della storia non lo è?, ndr), nel momento in cui sto bene il meccanismo forse si assopisce, però la buona notizia è che le poesie tornano sempre, e quando lo fanno è una festa. Alla fine non solo si è sbloccata la vena, ma ho scoperto che anche nella serenità amorosa posso scrivere poesie d’amore. Magari è anche una questione di maturità, oggi ho superato i 50 anni, forse sono anche più saggio.
E torni sul palco “in un’invidiabile forma fisica”, citando le tue parole a proposito del tour. La poesia quindi fa bene anche al corpo, non solo alla mente?
Devo confessarlo, è una menzogna. La mia forma fisica in questo momento è tutt’altro che invidiabile… ma la mia forma mentale e spirituale lo è!
Sfogliando il tuo ultimo libro mi è saltato all’occhio un omaggio a un artista indimenticabile e indimenticato, Remo Remotti: “Addio Torino” è la poesia in questione, scritta sulla falsariga della sua celebre “Mamma Roma addio”. Un omaggio anche alla tua città: che rapporti hai con Torino?
Ho un ottimo rapporto, non è un caso che non sia mai andato via da Torino, anche se negli ultimi 15 anni ne ho avuto più volte l’occasione. A dirla tutta il nostro è un legame strano: vedo amici e conoscenti che si illuminano, quando scrivono della loro città. Io no. Forse c’entrano in qualche modo le mie origini: vengo da una famiglia mista, madre mantovana, padre del sud. Eppure Torino non l’ho mai lasciata. Alla fine della poesia glielo confesso: “Anche se non me ne vado – è più una questione di pigrizia, sai – non credo di averti mai veramente amata. Ti ho sempre vista più come un’amica”.
Non male come dichiarazione…
Vero. Con l’amore non si può mai sapere cosa potrà succedere, ma l’amicizia, quella vera, dura per sempre.
Altra poesia che mi è saltata all’occhio – questioni di campanilismo, essendo lui mio conterraneo – è “Il Mercadini”. Cosa ti lega al Roberto poeta e performer cesenate?
Una bella amicizia, lunga almeno 10 anni. Roberto (“questo grande uomo gentile, che sembra uscito da una storia fantastica e che le storie le sa raccontare come nessuno”, recitano in chiusura i versi della poesia, ndr) è una persona incredibile: io di artisti ne conosco tanti, lui però è abbastanza unico. Ho una grande stima delle sue capacità artistiche, vivere per qualche settimana a stretto contatto con lui vale almeno quattro anni di un corso di teatro, ma non solo. È stato divertentissimo fare un tour insieme (nell’estate 2022, con lo spettacolo a due voci “Cose che non avremmo sperato di potervi dire”, ndr), ho avuto la fortuna non solo di condividere questa esperienza, ma anche di imparare da lui tante cose.
Ora manca solo quel viaggio in Norvegia che sogni di fare con il Mercadini, come dici nel tuo libro…
Sarebbe bello realizzare presto questo sogno. Ci vedo già, a bere idromele e mangiare enormi tranci di salmone arrosto (entrambi, spiega Catalano nella sua poesia, ne sono ghiotti, ndr).
“Smettere di fumare baciando” è un libro molto ricco, raccoglie “107 poesie senza filtro”, come spiega il sottotitolo. E si apre con una dedica: “A Renata”. Chi è?
È la mia fidanzata.
E Viola, invece, questa misteriosa musa che ti ha ispirato ben quattro componimenti?
È l’intelligenza artificiale. Mi faceva impressione chiamarla così, allora ho deciso di darle un nome che mi piace: Viola appunto.
Puoi spiegarci meglio questo tuo esperimento alla Joaquin Phoenix di “Her”?
Tutto nasce nel 2017, quando curiosamente ancora non si sentiva parlare di una tecnologia oggi al centro della cronaca, Chat GPT. Google mi aveva contattato proponendomi di fare un’esperienza di scrittura a quattro mani con un prototipo di intelligenza artificiale, a cui avevano dato “da leggere” la mia opera poetica al completo, in modo che potesse sintonizzarsi sul mio stile. Inizialmente ho pensato che fosse uno scherzo, ma una volta arrivato negli uffici di Google ho capito che si trattava di una proposta seria e la cosa mi ha intrigato. È nato così un ping pong poetico tra me e Viola, in cui uno iniziava a scrivere un verso e l’altro lo continuava e viceversa. È stato un esperimento divertente e stimolante, che mi ha anche stupito.
In che senso?
Nel senso che ne sono uscite quattro poesie a mio parere molto interessanti e di qualità, cosa che non davo affatto per scontato. Versi simili a qualcosa che avrei potuto scrivere io, anche se non li ho scritti io.
È l’intelligenza artificiale che supera il poeta?
Io non sono di questa teoria, non ho paura dell’intelligenza artificiale. Ultimamente si dibatte molto sull’argomento e si dice che c’è il rischio che scavalchi l’uomo, anche in ambito artistico e creativo. Io non ci credo molto, mi sembra una cosa da film di fantascienza. Sono più preoccupato che l’essere umano perda empatia nei confronti dei suoi simili: è uno scenario che mi sembra più plausibile. E mi spaventa.
Parlando sempre di tecnologia, fra le innumerevoli cose che hai fatto nei sei anni di “pausa” tra un libro di poesie e l’altro c’è anche un podcast, “Amare Male”, prodotto da Chora Media nel 2021, insieme al sequel “Amare a Marzo” del 2022. Che esperienza è stata?
Un’altra esperienza che non mi aspettavo di fare e che mi ha divertito molto. Ha avuto un buon successo, altra cosa che non davo per scontato, non perché io sia modesto, ma perché si trattava di un mondo tutto nuovo per me. Alla gente è piaciuto, ancora oggi incontro persone, ai miei spettacoli, che mi dicono “Ho ascoltato il tuo podcast”. È una bella dimensione, per certi versi radiofonica anche se non è la radio. È poi la cosa bella di un podcast è che rimane lì, per sempre. Non so se ne farò altri in futuro, ma se venisse un’idea forte mi piacerebbe replicare l’esperienza. Inoltre, grazie a questa esperienza, li ho scoperti da ascoltatore, i podcast, trovandoli un bellissimo modo per passare il tempo, specie quando fai cose pratiche.
Tipo?
Tipo stirare, o guidare. Io sfortunatamente non stiro, e non guido nemmeno. Ma faccio lunghe passeggiate al parco e i podcast in questo caso sono un’ottima compagnia.
Bologna e poi San Mauro Pascoli: sali volentieri sui palchi emiliano romagnoli?
Bologna è una città che conosco bene e dove torno sempre molto volentieri. Le dedico anche una poesia, nel mio ultimo libro: “Un gelato a Bologna”. Poi c’è la Romagna, questa terra dalle magnifiche colline, che apprezzo ancora di più da quando ho scoperto i suoi luoghi insieme al buon Mercadini. E una terra molto fertile, l’Emilia Romagna, dove è bello fare spettacoli, il pubblico reagisce sempre benissimo. Una terra di teatri, dove la poesia vive molto bene.