Coincidenze al Teatro Binario: Gino Bartali di Luna e Gnac

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Sabato 21 gennaio sono andato a fare una cosa in un posto dove quella cosa di solito non si fa: sono andato a vedere uno spettacolo teatrale in una stazione.

La stazione in questione è in disuso, ferroviariamente parlando, ed è stata adibita a teatro. Il Teatro Binario, a Cotignola. Biglietteria e bar sono dentro alle carrozze, mentre la platea da 99 posti è nel corpo della piccola stazione.

Questa è quella che io chiamo una coincidenza, come quella dei treni: un posto nato per uno specifico uso che si svela perfetto per un altro, completamente diverso.

Le coincidenze non sono solo quelle dei treni e dei posti, ma anche quelle delle vite che si incontrano per fare un po’ di strada assieme. È così che Gino Bartali ha incontrato un meccanico di biciclette ed è diventato un ciclista ed è così che la compagnia teatrale Luna e Gnac ha incontrato lo scrittore Antonio Ferrara ed è nato uno spettacolo. Entrambi, ciclista e spettacolo, hanno pedalato parecchio e sono stati in tour e in tournée per molti anni.

Lo spettacolo si chiama Gino Bartali. Eroe Silenzioso ed è tratto dal libro La corsa giusta, di Antonio Ferrara per l’appunto.

 

 

In scena c’è solo un’attrice, Federica Molteni che interpreta Gino Bartali col suo accento toscano e la voce roca, rovinata dalla neve.
Non c’è quasi nient’altro, oltre a queste due presenze, quella fisica dell’attrice e quella evocata del ciclista. Un paio di sedie, l’ombra di una bicicletta, un megafono. E poi alcune voci, di altri personaggi, che si affacciano sulla storia di Bartali e poi svaniscono, trascinate via, come le voci del pubblico ai lati della strada durante una corsa sportiva.

Nel monologo si racconta dell’infanzia di Bartali e della sua scoperta della bicicletta, che da mezzo di trasporto diventa compagna di vita (la teneva di fianco al letto, per averla vicino anche mentre dormiva). Poi delle prime vittorie, tra il sostegno del meccanico del paese e l’ostilità del padre, delle prime sconfitte (volute da Bartali stesso). E così via, di gara in gara, fino alla gloria. Ma qui c’è un’altra coincidenza: tra il successo di Bartali e quello del fascismo, che prende il potere e scombina tutto.
Gino Bartali è un uomo semplice. Non fa politica. Ma è evidente che non gli piace la dittatura. E così la dittatura lo imbriglia, lo eclissa, gli mette i bastoni fra le ruote.
Nonostante tutto la corsa di Bartali continua e, tra il primo amore e la guerra, si impegna a fare la staffetta, nella rete clandestina messa in piedi dal Vescovo di Firenze per salvare uomini e donne ebrei.

 

 

La narrazione procede lineare, seguendo l’ordine cronologico, ma spedita, con un ritmo costante, come una pedalata. Federica Molteni tiene viva l’intensità del racconto con lingua sciolta e gesti precisi mentre interpreta ora Bartali ora ognuno degli altri personaggi, spesso evocati soltanto tramite un’ombra o un oggetto. Come l’ingombrante presenza del fascismo, realizzata proiettando una silhouette nera sulla parete di fondo, o la delicata compagnia di una ragazza (e poi futura moglie), messa in scena con la semplice aggiunta di una sedia a fianco di quella già presente in scena.

E alla fine della pedalata il pubblico, per nulla esausto, ripaga lo spettacolo con un lungo applauso, grato di trovarsi lì e di aver preso questa coincidenza.

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