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Spesso nei momenti di debolezza e riflessione estrema, mentre sono in preda alla ricerca di una fonte qualsiasi di ispirazione; ascolto Tchajkovsky. Durante l’ascolto mi capita spesso di immaginare di essere un vecchio zar, o un contadino russo che condivide la propria terra con i vicini, sostenendo un vecchio spirito di fratellanza e di aiuto reciproco molto noto nella vita agricola russa dell’ottocento, e comunemente conosciuto con il termine di Obscina – община.
Vi chiederete cosa possa c’entrare l’incipit di questo articolo con una storia così noiosa e amena come questa! In realtà fu proprio ascoltando un vinile di Tchajkovsky che in una serata invernale ho incrociato lo sguardo della scrittrice Nina Berberova; le epifanie a volte arrivano proprio nei momenti più singolari.
Le grandi biografie mi hanno sempre affascinato, e le storie della vita dei grandi artisti risiedono in me con grande interesse. Sconosciuta a molti lettori occidentali, Nina Berberova è stata la biografa di Tchajkovsky; la prima che ha saputo mettere in luce diversi aspetti, allora sconosciuti e celati di questo grande musicista. In maniera così potente e preponderante, la vita di Nina mi ha talmente affascinato tanto da volerne approfondire lo stile, la vita, le opere.
Nina Berberova nasce a San Pietroburgo nel 1901, ma lascia ben presto la sua madre patria nel 1922, a causa dei movimenti politici e sociali occorsi a seguito della rivoluzione bolscevica. Questo fatto rappresenta un elemento cruciale nella storia della Russia, in quanto a seguito di tale rivoluzione molti borghesi furono costretti a lasciare la Russia, a causa delle pressioni civili che avevano preso di mira soprattutto gli esponenti della borghesia considerati nemici della rivoluzione. Nina apparteneva a una famiglia benestante, per questo fu spinta a fuggire errando per il mondo negli anni successivi.
Spesso nei miei articoli parlo di censura durante il periodo sovietico, ma quando Berberova lascia la Russia ci troviamo in un periodo storico precedente, per cui i motivi della sua partenza risiedono in motivazioni politiche ben differenti. Il padre infatti funzionario statale, viene considerato antirivoluzionario, per cui nel 1917 Nina lascia la famiglia per stabilirsi a Berlino assieme al poeta Chodasevic. Gli anni berlinesi sono molto duri, in quanto Nina si ritrova a vivere in povertà, condividendo con altri una piccola stanza. L’unica ricchezza che aveva era la sua onestà intellettuale, il suo carisma e la consapevolezza che la conoscenza è potere. Nina inizia a scrivere e a farsi conoscere prevalentemente in Germania, dove inizia a riscuotere i primi successi di pubblico e di vendita, per poi diventare conosciuta in Francia e negli Stati Uniti. Fra la sua produzione letteraria alquanto vasta, ho scelto di raccontare alcuni suoi scritti, secondo me imperdibili, come è ormai mia abitudine, ho indicato anche il titolo in lingua russa.
Nel 1936 durante gli anni berlinesi esce Il ragazzo di vetro – Чайковский:История одинокой жизни. biografia sulla vita di Tchajkovsky, che segna per la Berberova una vera e propria svolta. Il grande musicista russo muore in Russia nel 1893, pochi anni prima della nascita della Berberova, per questo motivo il romanzo è ricco di accorati e vibranti ricordi della Russia di fine secolo, così vicini all’infanzia della scrittrice. Il libro mette in luce diversi aspetti della vita del musicista, il rapporto con la famiglia, il rapporto con Nadeshda Von Meck, ricca vedova sua ammiratrice che finanzierà le sue opere, senza però mai incontrarlo di persona, e soprattutto la sua omosessualità celata e mai dichiarata. Per questo motivo il romanzo ha un grande eco in Russia, sia per il tema dell’omosessualità del musicista considerato ai tempi un tema scabroso; sia per le supposizioni sulla sua morte avanzate dalla Berberova. Viene inizialmente tradotto in francese dalla stessa scrittrice, e nel 1993 viene tradotto in italiano e ristampato nel 2019. Per chi volesse cimentarsi nella lettura di questo romanzo, oggi è facilmente disponibile nelle librerie. Il romanzo contiene inoltre una prefazione molto importante, in cui la scrittrice ricostruisce dal punto di vista cronologico le ricerche effettuate e le testimonianze raccolte durante gli anni ‘20 e ‘30 delle persone che avevano frequentato e conosciuto Tchajkovsky.
Il corsivo è mio –Курсив мой: Автобиография esce nel 1969. Questo libro è stato fin dall’inizio concepito dalla critica come una vera e propria autobiografia, seppur contenga diversi elementi di finzione e fantasia. Nina ha voluto fondere le immagini della sua vita avvincente e intrigante allo stesso tempo, con elementi fantastici, che spesso riusciamo a identificare con grande difficoltà. La Berberova non si crogiola mai sul passato, ma pensa costantemente al domani. Nella sua autobiografia cita episodi importanti della sua vita, anche se in diversi aspetti non entra molto nello specifico, le rotture con i suoi tre mariti sono qualcosa di lacerante, che Nina fatica a descrivere con schiettezza; di fatto come cita lei stessa alcuni aspetti della sua vita devono essere preservati. Come dichiara essa stessa in più di una occasione infatti “non è detto che una autobiografia debba dire tutto”. In questo libro infatti non rivela la sua bisessualità mai dichiarata, ma che sembrava fosse già nota agli addetti ai lavori. Il corsivo è il mio è il romanzo con il quale Nina viene conosciuta al grande pubblico.
Gli anni dell’esilio dalla Russia sono comunque molto prolifici per la Berberova, fin da giovanissima infatti inizia a scrivere poesie, molte rimangono inedite fino agli anni in cui con il romanzo il corsivo è mio inizia ad essere conosciuta al grande pubblico internazionale; di conseguenza accetta di pubblicare la traduzione di alcune poesie già uscite in qualche settimanale russo, insieme ad altre fino ad allora inedite. Nascono quindi Antologia personale 1921 – 1933 – Стихи 1921 -1933 prima e Antologia personale 1945 – 1983 – Стихи 1945 – 1983, dove la Berberova mette in luce tutta l’evoluzione della sua scrittura. Le sue poesie sono profondamente simili, ma diverse allo stesso tempo perché esprimono quei sentimenti che un poeta lirico si porta dentro per tutta la vita. I sentimenti hanno una evoluzione difficile da descrivere, per questo non hanno una logica. La sua è una esperienza interiore che si riversa nell’arte con tutta la sua passione accecante descrivendo la tenerezza, lo struggimento, la gelosia e la capacità di abbandonarsi alla persona amata.
Credo che più di ogni altra espressione poetica, e molto più di altri scrittori del novecento sovietico, la scrittura di Nina Berberova sia stata caratterizzata da una estrema aderenza del registro linguistico alle ragioni del sentimento. Leggere i versi Nina Berberova è come assaporare una giornata di sole senza nuvole dopo un lungo inverno, è come arrivare sulla cima di una vetta dopo una lunga camminata e dissetarsi alla fontana che si vede in lontananza, è come immergere i piedi nell’acqua fredda di una giornata vagamente primaverile. Lei è scoperta, verità ma anche scoramento; questa è Nina!
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