In occasione di ARTCITY23, a Bologna, il cassero di San Donato si è impresso di nuova forma e vita. A contaminarlo molteplici artisti e forme d’arte.
Intra-ground è un progetto installativo site-specific, nato dalla collaborazione fra lo scultore Guy Lydster e il fotografo Andrea Abati, basato sull’idea d’instaurare inediti rapporti fra un luogo storicamente connotato e l’arte contemporanea.
Inaugurato il 24 settembre 2022 rimarrà vivo fino al 28 marzo 2023.
Nella sera del 3 febbraio, INTRA-GROUND si è trasformato in INTRA-GROUND LIGHTS con l’arrivo e l’aggiunta di Saul Saguatti di Basmati video.
L’evento è stato organizzato dall’associazione Il Campone e a cura di Giuseppe Virelli.
Ma procediamo con ordine, parlando prima brevemente degli artisti in questione.
Guy Lydster, infatti, è uno scultore neo-zelandese stabilitosi a Bologna negli anni ’80 noto soprattutto per i suoi lavori headscape, che sanno unire testa e terra. Andrea Abati, invece, è un fotografo che utilizza la fotografia come strumento di conoscenza e di realizzazione tra il sé e il mondo.
Saul Saguatti, infine, vive e lavora a Bologna. Negli anni si è approcciato a diverse forme d’arte come il fumetto, il video e l’animazione, lavorando alla fusione di diverse discipline, dapprima sperimentando tecniche più tradizionali arrivando ad oggi a dialogare con forme d’arte più ibride che prevedono il dialogo continuo tra analogico e digitale.
Intra-ground nasce dal lavoro e dai ragionamenti dei due artisti Lydster e Abati su di un luogo specifico: il cassero di San donato, che compone insieme alle altre le 12 porte del centro di Bologna.
Non solo luogo d’arte e di memoria storica ma ad oggi anche di transito (una delle porte più percorse, non solo da mezzi ma anche da persone). Il ragionamento passa così dalla memoria alla trasformazione.
Come mi ha spiegato Guy Lydster, durante la presentazione dell’installazione INTRA GROUND LIGHTS, il lavoro è stato non solo quello di costruire un dialogo artistico con l’architettura del passato ma c’è stato anche un vero e proprio atto di bonifica nei confronti della porta, che è stata interamente ripulita, aperta e resa agibile al pubblico.
I due artisti hanno lavorato infine sull’idea di flusso energetico, vale a dire su quella forza in azione “che attraversa le cose e gli esseri viventi e che, grazie alla sua carica propulsiva, plasma in eguale misura materia e pensieri”. Uno di questi elementi, soprattutto nelle sculture di Guy Lydster, risiede nell’elemento dell’acqua, “la quale da un lato rimanda ai vecchi canali che caratterizzavano l’aspetto urbano e sociale dell’antica Bononia, dall’altra incarna perfettamente l’idea di potenza e di dinamismo che sottende a ogni processo di rinnovamento e rigenerazione.” Le tre sculture posizionate sia internamente al Cassero che esternamente dialogano in modo più che naturale con le composizioni fotografiche di Abati. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un trittico “costruito da rami e foglie appartenenti alla specie Cercis siliquastrum e a quella del Juglans regia; “alberi selvatici dal grande valore simbolico che rimandano, ancora una volta, alla nozione di forza e potenza”. Si aziona un dialogo con la natura, con le diverse arti e con l’ambiente circostante. Storia e attualità confluiscono.
Inoltre, la notte del 3 febbraio, ecco l’arrivo dell’installazione di Saul Saguatti.
Infatti, in occasione di ArtCity si è cercato di capire come esaltare il progetto INTRA GROUND. Non è stata quindi un’aggiunta, una sovrapposizione, ma una vera e propria procedura di dialogo con gli altri artisti e con l’architettura già presente. Saul Saguatti, quindi, come mi ha raccontato il curatore Virelli, ha ripreso sia le fotografie che le sculture degli altri artisti e le ha elaborate creando una sorta di animazione, di messa in movimento, un vero e proprio cross-working multimediale. Il passaggio successivo è stata la proiezione sulla porta di San Donato.
Proiettando sul cassero ciò che da prima era inanimato ora acquisisce un terzo livello di movimento. Il video da smaterializzato trova in questa occasione una nuova fisicità, diventando immersivo.
Sicuramente uno degli interventi fatti durante ArtCity più sperimentali, abbracciando contemporaneità e modernità, storia e attualità.
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SARA PAPINI
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