Le Nadi: misterioso, invisibile fluire

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Sottili canali, invisibili e perlopiù silenti ai sensi attraversano i corpi umani (e animali) eppure chiaramente vivi e percepibili in certe condizioni di consapevolezza attiva. Flusso di energia vitale, scorre nel corpo fisico e oltre nel corpo pranico che interpenetra il corpo fisico espandendosi oltre.

Sono le Nadi.

La parola deriva dalla radice sanscrita nad che significa “movimento”, mentre Nadi viene tradotto “corrente”, “canale”, “tubo”. Possono dunque essere descritte come correnti o canali in cui fluisce energia, prana e che si diramano in tutto il corpo fisico e oltre, conducendo e direzionando un flusso ininterrotto di energia vitale, di prana.

Una certa similitudine con i meridiani della medicina tradizionale cinese e il sistema nervoso della medicina occidentale è evidente.

I testi yogici di varie epoche e tradizioni antiche che trattano l’argomento, non sono concordi con il numero delle Nadi, da 1000 a 3500 fino a 72 mila secondo la visione ayurvedica e tibetana del corpo umano.

Il numero esatto certo non è importante, né rilevabile muovendoci in un ambito di anatomia sottile. L’invisibile tale resta.

I testi sono invece sostanzialmente concordi nella trattazione delle tre Nadi principali.

Il canale centrale e principale è la Sushumna Nadi, che segue la fisiologia del corpo, sovrapponendosi alla colonna vertebrale, a destra e a sinistra, scorrono serpeggiando, gli altri due canali principali, seppur minori, Ida e Pingala.

La rappresentazione visiva ricorda da vicino il caduceo, simbolo della moderna medicina, e che riprende il bastone di Tehuty, leggendario sommo sacerdote egizio, portatore della divina conoscenza della guarigione sacra e utilizzato anche dal guaritore greco Asclepio che, in assonanza con il nostro tema, guariva utilizzando le correnti energetiche sottili del corpo. Non a caso, un simbolo occidentale che rispecchia la rappresentazione delle tre Nadi principali.

Sushumna è il canale centrale che trasporta energia pranica all’interno della colonna vertebrale. Attraverso questo canale fluisce al suo risveglio Kundalini, la misteriosa energia che giace alla base della colonna vertebrale e raffigurata come un serpente addormentato e avvolto su sé stesso per due spire e mezzo. Addormentato appunto, finché non si risveglia (ad esempio attraverso pratiche yogiche, ma anche spontaneamente e inspiegabilmente per la logica comune) e risale lungo la Sushumna Nadi, risvegliando potentemente corpo fisico, mente e anima.

Ida è il canale attraverso il quale fluisce una corrente d’energia lunare, femminile, fresca, buia, notturna, passiva, intuitiva. Essa sale partendo dal lato sinistro della base della colonna vertebrale e finisce nella narice sinistra.

Questo flusso energetico genera rilassatezza e pazienza; la sua azione è calmante ed agisce sull’emisfero destro del cervello (sede della creatività e dell’intuito). Viene anche definita “energia passiva”.

Pingala è invece il canale attraversato dal flusso energetico solare, maschile, caldo, chiaro, diurno, attivo, razionale. La sua risalita parte dal lato destro della base della colonna vertebrale e sfocia nella narice destra.

E’ un’energia che dona vitalità e forza, ha un’azione stimolante ed influenza l’emisfero sinistro del cervello (sede della logica e della razionalità). Viene definita anche “energia attiva”.

La differenza di polarità maschile/femminile di Pingala e Ida, scompare nel far fluire le due correnti nel canale centrale, la Sushumna Nadi. E allora l’esperienza è di uscita dalla dualità, trascendendo il fisico e aprendo le porte dell’esperienza dell’unione con il Divino.

Le tre Nadi maggiori e principali appartengono ad un sistema complesso che forma un vero e proprio circuito in cui l’energia assimilata tramite il respiro scorre in tutto il corpo, similmente a come il sangue che fluisce nelle fisiche vene e il sistema circolatorio.

Insieme ai chakra (di cui tratterò diffusamente nei prossimi articoli), alla kundalini (qui sfiorata ma che sarà parimenti raccontata diffusamente) e agli organi eterici, il prana, le Nadi costituiscono il corpo sottile (o corpi sottili, perché è stato anche diviso in strati sovrapposti, similmente ad una matrioska), un campo di energia che convive con il nostro corpo fisico, nutrendolo e fornendogli sostentamento energetico.

Il funzionamento energetico e vitale alla fine è semplice se non cadiamo in troppi intellettualismi e divisioni: tramite il respiro incanaliamo il prana nelle Nadi, che formano il corpo sottile. Scorrendo attraverso le Nadi l’energia viene trasportata dove è necessaria, agli organi interni, agli arti e ai chakra.

Corpo fisico e corpo sottile sono strettamente legati e si influenzano l’un l’altro: i ristagni energetici dei flussi sottili si manifestano ed evidenziano nella sfera fisica.

Dicevo all’inizio della trattazione che questi canali invisibili in eterno fluire sono percepibili in certe condizioni di consapevolezza sveglia e vigile…

Ma quali sono queste condizioni e come si attivano?

Secondo la mia esperienza il reticolo delle Nadi, infinitamente piccolo nel corpo umano, tanto che scende in una profondità abissale, e infinitamente grande del corpo sottile che si espande fino a disperdersi nell’infinito spazio, si evidenzia e si percepisce a fine di una pratica yoga durante il rilassamento e la meditazione ma non solo. Anche durante le pause fra le parti della pratica accade, pause estremamente importanti proprio dal punto di vista di questa trattazione, perché in questo tempo ciò che si è mosso a livello energetico continua a vibrare, similmente alla vibrazione di una campana tibetana che scuote a lungo il metallo di cui è composta, e così quella energia “agitata” durante le pratiche si diffonde in profondità e in estensione e ci abitua a risvegliare ed ascoltare la coscienza corporea.

Credo che gli antichi Yogi e Yoghini abbiano fatto così ad intuire la presenza e la funzione di Nadi, Corpi sottili, Chakra e Kundalini…

Sono solita a proporre a fine articolo una piccola pratica da sperimentare… in questo caso, mi sento solo di invitarti a praticare yoga se già non lo fai. Uno yoga, seriamente improntato sull’ascolto però.