Il teatro su nero è una tecnica teatrale che crea l’illusione di oggetti e figure dotati di movimento e vita propria. I costumi neri degli attori restano in ombra, confondendosi con il fondale, mentre uno o più fasci di luce illuminano la zona antistante, nella quale entrano e appaiono i vari oggetti in mano agli attori.
È un venire alla luce. Letteralmente.
Lo spettacolo La pancia del mondo della Compagnia Rodisio è venuto alla luce in questo modo al Teatro Testori di Forlì, il 4 dicembre. Ad assistere c’è una piccola platea di bambini sotto i dieci anni. Non stanno né zitti né fermi, ma non sono distratti, anzi sono attratti. Sono focalizzati su quello che stanno sentendo e vedendo. Il rumore dell’acqua, un paio di mani ballerine, un uovo, uno strano uccello, dei sassi… e ancora le ossa di uno scheletro e il guscio di un mollusco, una foresta di piume colorate e il sorriso silenzioso e pieno di Davide Doro.
Questi sono i tanti elementi dello spettacolo. Semplici, astratti (nel senso etimologico di tratti fuori) dal loro contesto, e in grado di attrarre (cioè trarre dentro) lo spettatore in uno stato di profonda attenzione e relazione, che forse è quello che gli autori indicano con il termine la pancia del mondo. È nella pancia che si nasce e che si fanno le prime esperienze di scoperta, in una relazione con la figura materna che sostiene e dà vita. Non è difficile riconoscere la stessa relazione con il mondo (intendendo con questo termine il complesso di ciò che è), che ci fa nascere, ci dà una casa e ci mette in rapporto con tutte le cose.
Lo spettacolo quindi non costruisce una narrazione, ma un contesto, aperto e accogliente, dove il pubblico può essere protagonista.
Nel pubblico bambino, molto di più che negli adulti presenti, si vede la ricerca diretta e spontanea di una relazione. Ai primi suoni dell’acqua si sono levate tante piccole teste a cercare in giro l’origine del rumore. Al comparire delle luci proiettate sulle pareti del teatro qualcuno si è alzato, cercando invano di toccarle. Davanti a una nuvola o a una conchiglia quasi nessuno è stato capace di tacere. Tutti ne gridavano il nome. Come tanti piccoli Adamo in una loro Genesi.
Così, suono dopo suono, elemento dopo elemento, ho condiviso anch’io questa esperienza
di raccoglimento bambino, desiderando quell’impulso, vano e bellissimo, di toccare la luce.