La comicità involontaria di Malleus di Andrés Rafael Zabala

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Malleus è il secondo lungometraggio del regista italo-argentino Andrés Rafael Zabala.

Abbiamo avuto l’occasione di vederlo dopo la sua presentazione in anteprima al Festival cinematografico di Salerno. Dopo l’esordio di Dark Rome del 2017, Zabala ritorna a cimentarsi in un noir dove, il thriller si combina con il grottesco e assume tinte horror.

Protagonista di questo noir psicologico è Bea, un lavoro da cuoca perso dopo la morte tragica del marito, ucciso a martellate da un killer seriale, “il pazzo del martello”. Bea ha visto in faccia l’assassino del marito, ma non ricorda nulla, anche per i colpi subiti dallo stesso aguzzino che ha cercato di uccidere anche lei.

 

 

Bea ora vive sola nella sua casa. Si sta riprendendo dal grave trauma e vive in una condizione psicologica ed esistenziale molto difficile. Non riesce a ricordare il volto dell’assassino, ma è tormentata da oscure presenze che si aggirano nel suo appartamento e che la riportano agli eventi tragici a cui ha dovuto assistere. È perseguitata anche dai debiti contratti dal marito con la sua compagnia teatrale e dai continui pignoramenti conseguenti ai problemi finanziari da lui ereditati, a cui non sa come reagire.

Il suo mondo è claustrofobico, ridotto alle stanze vuote della casa ed al buio della sua testa, dei suoi pensieri. L’oscurità prende corpo nella sua mente sostituendo la realtà con un’altra distopica e rivelatrice in qualche modo di quello che le è accaduto, una realtà popolata di fantasmi, tutti uniti da un elemento comune, dal peso insostenibile dei loro debito verso il fisco.

 

 

Il film, nella sua storia e nelle parole dei protagonisti, è anche una critica aperta al sistema fiscale e della riscossione delle imposte, che affligge chi cerca di svolgere una attività imprenditoriale e si trova in difficoltà nel far fronte ai propri debiti. L’obiettivo dichiarato del regista è quello di unire cinema di genere e denuncia sociale. Manca tuttavia all’autore la capacità di tenere assieme in modo credibile e convincente questi due elementi. Quando il secondo, verso la metà del film, prende il sopravvento, il film crolla su sé stesso.

I protagonisti del film indugiano in maniera quasi maniacale, con tanto di dettagli tecnici, su queste tematiche, con parole ed espressioni che assomigliano molto a quelle che sentiamo dire da alcuni politici, molto presenti sui social, che di fisco e cartelle esattoriali hanno fatto una bandiera elettorale. Invece di attirare l’attenzione sul tema, l’effetto paradossale è quello di una comicità involontaria, che finisce per annullare tutto ciò che di buono, in particolare nella prima parte, il film era stato capace di costruire.

 

Malleus di Andrés Rafael Zabala, Italia 2022, 92’

 

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Dario Zanuso: Ama, al pari di un’iguana, crogiolarsi per ore al sole, ma come una talpa, si trova a suo agio anche nel buio di una sala cinematografica. Il suo sogno nel cassetto è di proporre alla Direttrice una rubrica di recensioni letterarie dal titolo “I fannulloni della valle fertile” o “La valle fertile dei fannulloni”, è indeciso; da sveglio si guarda bene dal farlo: è pigro quanto un koala australiano. Aldo Zoppo: Collaboratore di Gagarin Magazine dal 2010, ha ideato con il fido Dario la rubrica Telegrammi di Celluloide. Nasce a Napoli nei mesi delle rivolte studentesche del ‘68, si trasferisce a Ravenna a metà degli anni ’90 e diventa cittadino del mondo, pur rimanendo partenopeo nell’anima. Lo si trova abitualmente nei vari festival cinematografici del bel paese, apprezza molto le produzioni dei “Three amigos” del nuovo cinema messicano e la cinematografia italiana, dal Neorealismo alla commedia all’italiana. Attore teatrale per hobby, ha interpretato tanti personaggi della commedia napoletana, da Scarpetta ai fratelli De Filippo.