Pare che sia l’ultimo dei cinque sensi a formarsi completamente.
Un neonato appena scodellato avrebbe udito e tatto già funzionanti, seguiti di lì a poco dalla sensibilità agli odori.
Al gusto serve un po’ di allenamento mentre la vista, per essere pienamente sviluppata, ha bisogno di molto più tempo.
E allora, vista (appunto!) la fatica che si fa, perché mai assistere ad uno spettacolo dove gli occhi proprio non servono?
Quando nel 2017 il circolo ARCI Area Sismica in quel di Ravaldino, a due passi da Forlì, propose il primo ‘concerto al buio’, non si andava al di là di sparute occasioni del genere ed in poche grandi città. Ma si fa presto a rendersi conto che d’una esperienza memorabile si tratta, soprattutto se affrontata con chi ne sa… qualcosa.
“Iniziò allora una bella collaborazione con l’UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – racconta Ariele Monti che del circolo è referente – per offrire al pubblico un modo diverso di vivere la musica. E’ piaciuto molto anche agli artisti e da allora l’abbiamo sempre fatto, Covid permettendo”.
“Un’emozione fortissima, opportunità d’un rapporto più intenso con chi ascolta anche se non ci si guarda in faccia” il commento finale di Matteo Ramon Arevalos, sul palco domenica scorsa per la più recente performance a luci spente.
Aleggia tanta curiosità intorno ai ‘concerti al buio’: il pianista ravennate con radici argentine ha saputo creare atmosfere emotivamente potenti facendo sì risuonare le corde del pianoforte, però in modo inusuale, spesso ignorando tasti e martelletti. Forse è la modalità black-out a scatenare l’estro creativo, perché a partire dal percussionista Hamid Drake – il primo, come si diceva – passando per Mats Gustafsson – sassofonista, nella stagione successiva – fino al batterista Marco Zanotti l’anno scorso, nessuno ha suonato in modo canonico quando avvolti dal nero assoluto.
Gramo lavoro quello del giornalista musicale: come si fa a raccontare l’alternanza, più o meno disciplinata, di vibrazioni armoniche e silenzi? E poi, è già difficile quando c’è uno spartito con brani codificati, conosciuti; figurarsi se si tratta di improvvisazioni! Se poi si fa da ciechi, insomma senza poter vedere, allora il panico è totale.
In queste occasioni se la ride – si fa per dire – proprio chi ha difficoltà visive.
Per quanto superlativa, da normodotati non ci si rende conto quanto la vista, in sé, sia spesso sviante se non supportata dalle… osservazioni fornite dagli altri sensi.
E poi è vero o no che, per concentrarsi meglio, tante volte viene spontaneo chiudere gli occhi?
“Con l’UICI , oltre a sostenere gli ipovedenti anche nella quotidianità, proponiamo molte iniziative di educazione alla percezione rivolte a tutti- spiega Fabio Strada, responsabile della sezione di Forlì dell’Unione – in questa direzione vanno i ‘concerti al buio’. Cerchiamo di far comprendere al pubblico la nostra condizione, con una piccola simulazione: non è senza luce solo il momento dello spettacolo.”
Infatti – e la location di Area Sismica va alla perfezione – pure l’accomodarsi al posto in platea è operazione fatta nell’oscurità perfetta. Dalla biglietteria in poi, ci si muove guidati da un cieco vero, mettendo le mani sulle sue spalle e seguendone le indicazioni per orientarsi.
Appena seduti, recuperata un po’ di calma – giusto giusto un pochino – mentre si attende la sistemazione degli spettatori, ci si accorge d’essere entrati in una dimensione inusitata. Non è solo questione di luci spente, situazione ‘esterna’ a sé, ma un tuffo nel proprio ‘dentro’, che si rivela – ad accettarlo, esplorandolo con l’opportuna curiosità – letteralmente un universo parallelo.
Quando poi inizia il concerto, lo stupore può disorientare.
Altro che ascoltare ad occhi chiusi: il corpo si trasforma in emozione assoluta ed è la fantasia a colorare l’oscurità, come quando si sogna. Però è scioccante farlo da svegli; tutte le percezioni esplodono, il cervello si apre come un cocomero… sembra di star seduti sulle ginocchia del musicista, che a quel punto è completamente ‘nudo’ e deve essere davvero bravo.
Nel buio, insomma, non è solo questione di udito perché si sente molto meglio, molto di più, nel profondo d’ogni cellula.
Riesce così a diventare energia purissima, assolutamente concreta e tangibile, la forma d’Arte quanto più astratta esista: la Musica.
27 novembre, “Area Sismica” a Ravaldino, concerto al buio con UICI di Forlì: Matteo Ramon Arevalos nella rassegna Musica Inaudita. Per seguire le interessanti attività che organizza l’UICI, oltre al profilo fb anche www.uiciemiliaromagna.it, contatto uicifo@uici.it