L’anno scorso, Broadcast Signal Intrusion del regista americano Jacob Gentry è stato uno dei film di cui si è parlato di più al FrightFest, l’incredibile festival di film horror e fantasy del Regno Unito. Quest’anno, Gentry fa parlare nuovamente di sé con il suo nuovo film, Night Sky.
Presentato in anteprima mondiale proprio al Frightfest, è arrivato in anteprima italiana, al Politeama Rossetti, Teatro Stabile d’eccellenza del Friuli-Venezia Giulia, grazie al Trieste Science + Fiction Festival, da quest’anno sotto la guida del critico cinematografico britannico Alan Jones.
Un viaggio in macchina, attraverso il sud-ovest americano, in cui Annie ricuce il ferito Oren e in cambio gli chiede di accompagnarla da Los Angeles al New Mexico, prendendo la strada panoramica. Annie è inseguita da un assassino e… Afferma solo di non essere di queste parti.
Interpretato da Brea Grant e AJ Bowen, Night Sky è un viaggio inquietante e malinconico attraverso la condizione umana.
Oltre alla regia, Gentry ha co-scritto la sceneggiatura con Bowen, dopo la loro precedente collaborazione in The Signal (2007), co-prodotto e co-montato insieme a Michael Jasionowski, e ha assunto l’incarico di direttore della fotografia.
Da un lato, aiuta la logistica delle riprese, dall’altro dà a Gentry un controllo creativo quasi completo.
Ispirato a Starman di John Carpenter, sebbene i personaggi siano moralmente più ambigui di quelli presenti nel classico del 1984.
Night Sky è un film gentile, tenero, la cui narrazione è semplice e sincera. La storia segue il viaggio della coppia Oren ed Annie ma non si preoccupa di riempire storie secondarie o ostacoli.
È invece incentrato su due estranei con prospettive diverse sulla vita che si uniscono.
Oren è ostile, stanco e chiuso. Uomo di parola, e questa è l’unica ragione per cui soffre per il suo obbligo nei confronti di Annie (almeno all’inizio). Un personaggio completamente escluso da tutti e da tutto il resto, un eremita emotivo. Oren indossa costantemente una varietà di occhiali da sole da una scena all’altra, ponendo una barriera tra sé stesso e Annie, tra sé stesso e lo spettatore. Di fronte al personaggio di Bowen – qualcuno potrebbe dire meschino – c’è Annie. Visto principalmente da Oren, e in una certa misura dallo spettatore, come una specie di cadetto spaziale, c’è molto di più in Annie di quanto non appaia a prima vista.
È piena di stupore e meraviglia per il mondo che la circonda, entusiasta di provare cose nuove e la sua curiosità è contagiosa. Ha le sue eccentricità, ma queste sono ciò che la rende quello che è.
La sua apertura e il suo calore agiscono come il perfetto contrasto con il freddo di Oren, e mentre lui inizia a scongelarsi, anche il pubblico cade sotto il suo incantesimo.
Anche se il viaggio di Oren e Annie – con il diabolico straniero all’inseguimento – è delimitato dalla ghiaia, dalla polvere e dalla sabbia della strada e del mondo materiale, come deduce il titolo, ci sono molti momenti in cui viene catturata la bellezza, la maestosità e la meraviglia del cielo.
Vengono realizzati molti scatti nell’ora magica che evocano un’atmosfera calmante, quasi serena. Un cielo in risalto anche quando la fotocamera non è a fuoco su di esso, un soffitto in un motel sembra un cielo azzurro polvere con nuvole dipinte sopra. La costante attenzione ai cieli forma una solida linea di fondo per il film. Oren e Annie possono muoversi per sempre, ma il cielo rimane lo stesso: va per la propria transizione.
Un road trip movie alla Roger Corman anni ’70 sulla scia di Strada a doppia corsia e Electra Glide, con solide fondamenta in stile John Sayles, in cui vi è una ricchezza di paesaggi per catturare lo sguardo.
Girato tra il parco statale nello Utah chiamato Zion e Chaco Canyon, una rovina millenaria nel New Mexico.
Gentry ha ripreso in modo impeccabile Night Sky, riuscendo a comunicare un’America diversa da qualsiasi cosa vista prima.
È scarno e sterile, la perfetta rappresentazione di Oren; eppure al suo interno cresce la promessa di una nuova vita, proprio come Oren ha il potenziale per cambiare.
Il duro lavoro, l’impegno e la dedizione di Jacob Gentry ripagano poiché Night Sky è una storia straordinariamente complessa.
Un film che ti trascina sotto il suo incantesimo e indugia a lungo dopo averlo visto.
Un’opera affascinante, commovente ed evocativa, in cui il compositore Ben Lovett dona ritmo attraverso la colonna sonora.
Una corsa sfrenata di 86 minuti verso un appuntamento inaspettato con il destino, che non lascerà nessuno indenne e che i fan del fantascientifico, e non solo, non devono assolutamente perdere.