Cerco su Google Come crepe nei muri, lo spettacolo del Teatro Due Mondi che sono andato a vedere il 15 settembre, a Faenza. I risultati della ricerca sono pagine e pagine di spiegazioni su come stuccare le crepe. Poi, finalmente lo spettacolo. L’unica pagina che le crepe, anziché chiuderle, cerca di aprirle.
È proprio questo il contesto in cui si inserisce il lavoro di Come crepe nei muri. Un tentativo di mettere il dito nella piaga, per far nascere un grido, in un mondo che quasi sempre butta stucco su qualsiasi apertura, che tiene a distanza la distanza e a cui manca la mancanza.
Ed è proprio dentro la piaga, che opera lo spettacolo, andato in scena in uno spazio cittadino considerato “da riqualificare”, una piazzetta con giardino, circondata da muri di case.
Qui, di notte, tra le sagome scure degli alberi, alcune ombre attraversano il parco. Non sono malintenzionati ma attori. Al ritmo della musica si raccolgono in una compagine unita.
Inizia lo spettacolo.
Quello che segue è una rappresentazione delle situazioni di “muro” e di separazione: chi bussa per entrare a una festa e chi per superare un confine, chi attraversa il mare e chi viene chiuso in un ghetto, chi scala un muro per avere qualcosa e chi lo fa per lasciare qualcosa in dono (nient’altro che Babbo Natale).
Si contrappone in maniera molto chiara la necessità di chi bussa e l’egoismo di chi non apre, o apre solo a parole. Come nel discorso demagogico di un politico austriaco, riportato letteralmente e che, insieme alla scenografia fatta di pannelli metallici, riporta col pensiero alle prossime elezioni.
Lo spettacolo si offre, dunque, come punto di incontro e di dialogo, ma, al di là della riflessione che propone, su muri, migrazioni e guerre, appare evidente che esso è soprattutto una presenza.
“Essere o non essere” scriveva William Shakespeare. “Esserci” rispondono il regista Alberto Grilli e gli attori.
E così anche nel pomeriggio, prima dello spettacolo, si posizionano nel luogo della rappresentazione, aspettando un passante, per fare due parole e un brindisi.
Non solo, ma portano con loro altre presenze, da vicino e da lontano.
Da vicino: le persone che hanno aderito al laboratorio teatrale Senza Confini d’Europa, proposto nei giorni precedenti.
Da lontano: alcuni ragazzi di Fredrikstad, in Norvegia, conosciuti in un precedente laboratorio teatrale e coinvolti in questo viaggio di incontro. La loro presenza è davvero luminosa, energica, vivace e per nulla scontata.
Segno che qualcosa è stato ben seminato.