Meditare

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Il supremo modo di vedere è trascendere soggetto e oggetto.
La suprema meditazione è non essere distratti.
La suprema condotta è assenza di sforzo.
La realizzazione della meta è non avere né speranza, né timore.
La vera natura della coscienza è chiarezza al di là delle immagini.
La meta della via degli esseri risvegliati è conseguita senza una via da percorrere.
Il sommo risveglio è realizzato senza qualcosa da praticare.

[ Tilopa, 928-1009, Mahamudra, il Grande Sigillo ]

 

Apro con la grande sintesi sulla meditazione di Tilopa, mistico indiano buddhista che ha trasmesso l’insegnamento esoterico del Grande Sigillo a Naropa (956-1040) così come grande è il contributo e la risorsa che la meditazione dona all’Occidente contemporaneo. Preziosa è anche per l’Oriente, certo, ma in Oriente ci sono abituati a meditare, da millenni è pratica diffusa e popolare.

Se il frastuono della modernità ci proietta fuori e lontano da noi stessi, la meditazione è un’ancora, un filo che ci riporta o ci mantiene collegati con quel centro del nostro essere autentico e vibrante di essenza e che qualcuno chiama divino.

Non è concentrazione, non è visualizzazione, non è recitare mantra… non è sforzo alcuno. Semplicemente stare nell’attimo presente (che è un fluire, un continuo divenire e quindi neppure un “adesso”) senza un passato e un futuro; è consapevolezza e assenza di giudizio. La mente assente, un percepire una gioia di essere.

Se entri nel processo meditativo, scivoli in una direzione che ti porta da fuori a dentro, li dove la mente ordinaria e pensante non giunge e da lì, dal luogo dove assapori la pace della presenza nella tua essenza e scorgi la possibilità di estendere il vissuto interiore alla vita nel mondo,  il percorso diviene tridimensionale e da quel centro si espande a raggera connettendoti con il tutto e facendoti percepire che forse veramente tutto è sogno, apparizione, riflesso e il mondo esterno veramente assume una colorazione diversa se lo osservi e lo vivi dal nuovo punto di vista del tuo centro.

Nulla è così semplice come il meditare, eppure così difficile, portatore di resistenze di ogni tipo.

La meditazione più classica, tradizionale, madre e padre di quella che ora in occidente è chiamata ora mindfulness, richiede semplicemente lo stare seduti, occhi chiusi nell’immobilità e nell’attenzione.

Non è la sola forma di meditazione tradizionale: esistono la meditazione camminata e la meditazione di consapevolezza, ad esempio. La prima è una lenta e consapevole camminata, la seconda è una totale attenzione cosciente, ma senza sforzo a quello che si sta facendo, qualsiasi cosa si stia facendo.

Ma prendiamo qui specificatamente la meditazione così come tutti noi, anche se non l’abbiamo mai praticata, ci immaginiamo. Mi siedo ad occhi chiusi, immobile e sto. Stop. Panico, il più delle volte, le prime volte.

Il gioco è proprio quello. Immobile, il corpo grida le sue resistenze. Occhi chiusi, la mente grida le sue resistenze (poiché la vista, più di ogni altro senso è legato alla mente)… la psiche pure grida le sue resistenze.

Da qui inizia il viaggio. Scomodo. Molto scomodo all’inizio. Quasi sempre, quasi per tutti.

E la fuga dall’esperienza in corso o da una successiva esperienza meditativa una grande tentazione.

Se invece vai oltre, trascendi la sensazione dolorosa o fastidiosa (così classificata dalla mente) del corpo, la osservi e la riconduci a pura esperienza, a pura sensazione, senza giudizio alcuno, un semplice osservare… e così per i pensieri disturbanti (così classificati sempre dalla mente) ma resti nella consapevolezza del loro transito e osservandoli li vedi svanire uno dopo l’altro… e così per le emozioni che pure cataloghi come negative (sempre ad opera della mente) e le rifuggi, mentre uscendo dalla discriminazione l’emozione emersa ti accorgi che la puoi vivere così com’è ed è pura energia…

Se fai questo, attraversi il ponte, dall’esperienza ordinaria di percezione della realtà all’esperienza meditativa.

Non cerchi nulla. Non sei nell’attesa di svuotare la mente o di raggiungere uno stato di illuminazione.

Semplicemente stai e osservi, osservi e sei consapevole.

Poiché meditare non è un’azione da compiere, ma uno stato dell’essere; non è un meditare, ma lasciarsi andare ed essere in uno stato meditativo, lasciare che la meditazione accada da sé. Le tecniche meditative, di varie tradizioni e scuole, non sono la meditazione, ma un aiuto per favorire le condizioni, evidenziare ed eliminare gli ostacoli.

Solo allora, forse, dopo un certo tempo, dopo un po’ di esperienza all’improvviso, quando stai e non cerchi nulla, non auspichi nulla, tutto si calma, si quieta, i pensieri svaniscono, si dilata lo spazio fra un respiro e l’altro, fra una fase respiratoria e l’altra e allora le barriere del senso dell’io si frantumano ed entri nella pace, nell’unione con il tutto.

In effetti la meditazione a questo conduce passando dall’emergere delle resistenze, al trascendere delle stesse e infine allo svanire delle stesse, aprendoti all’esperienza dell’unione e dell’amore.

Le resistenze, a proposito, sono sempre resistenze all’amore.

Piccola pratica: ANAPANASATI – la consapevolezza di inspiro ed espiro. È il cuore e il nocciolo della pratica. Il momento migliore per praticare è appena svegli o prima di andare a dormire. Siedi in un luogo tranquillo, non sarebbe necessario ma all’inizio aiuta. Siedi in posizione meditativa, a gambe incrociate o semiloto su un cuscino a terra oppure su di una sedia con i piedi appoggiati a terra. Unico vero requisito fondamentale è che la tua colonna vertebrale sia diritta, eretta ed allungata fra terra e cielo senza sforzo alcuno. Gli occhi si chiudono. Porta semplicemente l’attenzione al respiro che entra ed esce nel tuo corpo attraverso le narici. Quando sei consapevole dell’entrare ed uscire del respiro, mantieni l’attenzione sul respiro ripetendo a te stesso/a “so che sto inspirando” mentre inspiri, “so che sto espirando” mentre espiri. Continua nell’immobilità qualsiasi cosa accada (e quello che accade, pensieri, emozioni, disagi fisici semplicemente li osservi consapevolmente, ritornando sempre al respiro) per almeno 3-5 minuti. Puoi aumentare il tempo di 1-2 minuti ogni giorno. Se sei costante in pochi giorni arrivi tranquillamente a 15-20 minuti.

Invito alla pratica: da ottobre a giugno conduco piccoli gruppi di meditazione. Per info puoi contattarmi.

Consigli di lettura:
Meditazione: la riscoperta dell’armonia / Paola Bertoldi – ed. Giunti-Demetra
Mindfulness Immaginale / Selene Calloni Williams – Silvia C. Turrin – ed. Mediterranee
Meditazioni nella vita quotidiana / Claudio Lamparelli – ed. Rusconi Libri
Lo Specchio: un consiglio sulla presenza e la consapevolezza / Chogyal Namkhai Norbu – Om edizioni