Tra le tante, c’è una biodiversità molto importante da tutelare: quella culturale dei Popoli indigeni. In questi giorni il Papa è in Canada a chiedere perdono per la distruzione cattolica del patrimonio materiale e spirituale dei Nativi Americani. Speriamo sia l’inizio della scoperta vera di quel continente…
Un libro, tra i tanti, per cominciare a capire.
Il 27 novembre 1989, con la Natura che pareva dolersi scatenando una gran tempesta di neve, il Carro arrivava per Frank Fools Crow, tra i più importanti capi spirituali dei Sioux Teton- Lakota.
Vale la pena ricordarlo non solo in omaggio al grande carisma che aveva ma soprattutto per la straordinaria missione di guaritore, tanto rigorosamente condotta da essere considerato uno dei pochi intoccabili da tutti i Nativi americani. Una Vita davvero intensa, quella del vecchio signore degli uomini sacri che ancora stupisce ed insegna.
Anche chi, nell’epopea Western, abbia sempre fatto il tifo per pionieri e cow boy, potrebbe capire meglio come stavano in realtà le cose leggendo Fools Crow: Saggezza e Potere – le conoscenze segrete di un grande uomo-medicina.
È un libro tanto scorrevole quanto affascinante che ha da poco compiuto 30 anni – editore Council Oaks books, USA 1991 – e 20 dall’edizione italiana, ancora ben reperibile – per i tipi de Il Punto d’Incontro, Vicenza 2001- ideale per approfondire, perfino da profani, una Cultura che noi Visipallidi ignoriamo quasi totalmente. E pensare ch’è fondata sui nobili valori del rispetto, generosità, coraggio, conoscenza e saggezza, governata dalle leggi della Natura cui è asservito pure l’essere Umano, intrisa d’una Spiritualità profondissima ed universale.
Firmò queste pagine Thomas Edward Mails, classe 1920 scomparso vent’anni fa che, grazie alla sua passione per i Nativi americani ed altre genti indigene, produsse materiali ben più che divulgativi. Tra i tanti studiosi etno-antropologi che si sono occupati di popoli precolombiani, lo scrittore e artista statunitense si distingue sia per una piacevole, innata, capacità comunicativa, sia per l’atteggiamento di curiosità infinitamente rispettosa con cui sempre si pose.
La figura di Caga Mato Wanbli, Nonno Eagle Bear, conosciuto anche come Capo Frank Fools Crow era in realtà già stata definita, dallo stesso autore, in Fools Crow (Doubleday & Company, 1979. In Italia, ed. La Salamandra -Milano); ma soltanto in Saggezza e Potere l’uomo sacro rivela, con straordinari dettagli, come riuscisse a fare ciò che faceva e per quale motivo fosse in grado di ergersi su tutti gli altri uomini-medicina e divenire un canale eccezionale attraverso il quale, e nel quale, agivano i Poteri Superiori. La sua forza ancor più grande è che ci mostra come divenire la stessa cosa.
Sembra impossibile, eppure la descrizione dei rituali di guarigione, di aiuto, di preveggenza, di trasferimento del pensiero e dell’essenza vitale, fa entrare la mente pure del lettore disincantato in una dimensione dove razionalità e magìa si guardano negli occhi sorridendo.
Entrambi i libri sono basati su interviste concesse a Thomas Mails negli anni ’70 e oltre, in cui Nonno, dalle Riserve di Pine Ridge e Rosebud in Sud Dakota, racconta la sua storia intrecciata a quella dei Lakota. Dai primi tempi delle Riserve, dove i Sioux dovettero diventare agricoltori, a quando l’alcolismo, la crisi economico-sociale e la Seconda Guerra Mondiale erosero gli antichi costumi. Per non parlare del disegno governativo di annullamento culturale, se non di sterminio vero e proprio, che da fine ‘800 a ben oltre la metà del secolo scorso, minò alla base il pensiero Nativo. Un patrimonio straordinario di saperi e civiltà -che solo oggi, a fatica, si riesce un po’ ad intuire- fu sacrificato per le esigenze espansionistiche territoriali del cosiddetto “progresso”. Prima fu il treno a togliere sostentamento alle Tribù: i percorsi ferroviari migliori, purtroppo, erano esattamente quelli seguiti, nelle loro periodiche migrazioni, dai bisonti, risorsa vitale non solo alimentare. Il loro inevitabile sterminio impoverì il Popolo delle Praterie costretto, contronatura indigena, a diventare stanziale. Per completare l’opera, poi, occorreva agire sui più giovani: appena un anno fa i rinvenimenti -proprio in Canada- di fosse comuni, con resti che portano tracce di violenza e abusi su corpicini anche di 3 anni ‘in omaggio’ ai metodi… educativi delle Residential Schools cattoliche. Attive fino al 1960 e poco oltre, vi venivano letteralmente deportati i figli più piccoli, sottratti all’ambiente famigliare per evitare di tramandare tradizioni antichissime e preziose.
Tornando a Fools Crow, in Saggezza e Potere ci parla sia delle sue ricerche di visione come dell’apprendistato di medicine man, mentre la sua vita spirituale – le cerimonie dello Yuwipi, dei giveaway, della Capanna del Sudore, la Danza del Sole, le guarigioni fisiche – è memorabilmente descritta, con chiarezza e sincero affetto. Di un’esistenza percorsa per 99 anni si ricordano i viaggi all’estero anche con il Wild West Show di Buffalo Bill, la vita familiare, si, ma soprattutto il gran ruolo che ebbe negli eventi storici con la mediazione tra il governo degli Stati Uniti e gli attivisti indiani a Wounded Knee nel 1973, per la restituzione delle Black Hills al suo popolo.
Di tutti questi eventi le tracce, le testimonianze, i preziosi reperti sono oggi patrimonio raccolto in diverse strutture espositive e didattiche. La figura del Capo ‘Inganna la Cornacchia’ giganteggia, a pieno titolo, nel Museo Akta Lakota (onorare il Popolo) aperto a Chamberlain, in South Dakota, per altra curiosa tonda coincidenza, esattamente 30 anni fa. Mails ne fu, comprensibilmente, tra i più competenti operatori e consulenti.
Bisogna conoscere la bontà di Frank Fools Crow per poter capire la vera essenza di un Indiano -si legge nell’introduzione di Saggezza e Potere– Nonno era semplicemente un Oglala Ikce Wicasa (un uomo comune). E infatti non voleva essere considerato una persona speciale; eppure ciò di cui Thomas E. Mails fu testimone ha dell’incredibile. Merito di qualcosa che sarebbe dato a chiunque alla nascita, ma poi via via dimenticato. “Ciò che riceviamo – spiega il libro – ha lo scopo di curare, guarire, fare profezie, risolvere problemi e ritrovare persone od oggetti smarriti. E anche per diffondere l’amore, trasformare e assicurare pace e fertilità. E ancora: Il potere e le tradizioni ci sono stati dati perché vengano passati ad altri. Pensare o fare qualsiasi altra cosa è puro egoismo. Li conserviamo e ne riceviamo degli altri e poi li tramandiamo: se non lo facessimo andrebbero persi (…) Non c’è lo scopo di darci potere sugli altri, poiché la fonte del potere non siamo noi. Esso arriva a noi e si muove attraverso di noi (…) ma appartiene a Wakan Tanka”.
Eccolo quindi, il Creatore, vero fulcro non solo d’ogni parola di questo testo, ma pure d’ogni pensiero, d’ogni azione, d’ogni respiro della civiltà indigena. Ed eccoli allora, gli Indiani Selvaggi che solo il 7° Cavalleggeri riusciva a disperdere facendone bersaglio da tiro a segno: creature intrise d’una spiritualità che il John Wayne di turno & compari neanche si sognavano.
Come non bastasse, a sorpresa – e neppure troppo tra le righe – viene fuori che tutti abbiamo lo stesso insegnante, perciò dovremmo aspettarci di trovare ovunque gli stessi insegnamenti e le stesse pratiche (…) L’eredità, le filosofie, il messaggio che da Dio pervenne al popolo indiano attraverso la Natura sono le stesse cose che Gesù Cristo disse ai cristiani (ma vale per tutte le altre Fedi – N.d.R.) non vi è differenza. È lo stesso Dio.
Non si pensi però a Saggezza e Potere come ad un tentativo d’indottrinamento, tutt’altro! Il fatto che l’autore fosse pastore luterano – oltre che intelligente comunicatore – anzi, gli dà la giusta, rispettosa distanza da ciò ch’è mistero e religione. E probabilmente fu per questo che Frank Fools Crow si fidò tanto di Thomas E. Mails, al punto da passargli la sacra pipa utilizzata per quarant’anni dopo che Nuvola di Ferro l’ebbe passata a lui.
Insomma una lettura piacevole che, attraverso il racconto d’un gran personaggio, apre enormi orizzonti per comprendere tutta una Cultura Nativa. Così, stimolando una ri-scoperta dell’America finalmente rispettosa e civile, potremo interrogarci anche sulle nostre radici indigene. Qualche dubbio infatti, con lo scorrere delle pagine, viene, com’è per esempio sulla sostanziale differenza tra amore e Amore (che raffinatezza per dei selvaggi sanguinari, eh?). Potrebbe essere uno dei motivi dell’eccezionale longevità ed attualità di questo libro.