“Perhaps love is like the ocean: full of conflict, full of change. Like a fire when it’s cold outside or thunder when it rains” cantavano John Denver e Plácido Domingo nel 1981. (Forse l’amore è come l’oceano: pieno di conflitti, pieno di dolore. Come un fuoco quando fuori fa freddo, o tuona quando piove). E Perhaps Love ci ricorda proprio questo. Dopo aver conquistato un buon successo in patria, debuttando al primo posto nel box office nella settimana d’uscita e finendo l’anno al 28° posto (al 10° se si guarda ai soli film coreani), Perhaps Love è il lungometraggio di debutto alla regia per l’attrice coreana Cho Eun-ji, che alcuni possono ricordare protagonista di Tears di Im San-soo del 2000.
Arriva in Italia grazie al Far East Film Festival di Udine in International Festival Premiere.
Un film piacevole, che cerca di raccontare in modo leggero alcune storie d’amore che corrono a velocità diverse e ruotano, in un modo o nell’altro, attorno al personaggio di Kim Hyeon, uno scrittore che ha avuto successo ma si trova in piena crisi: la scadenza per la consegna del prossimo romanzo si avvicina sempre più, ma egli non riesce a trovare l’ispirazione.
Non si cura di sé, né in particolar modo degli altri, si è sposato due volte ma non dà attenzione a nessuna delle mogli, o ai suoi figli, non è simpatico e a pochi minuti dall’inizio scopriamo anche che ha pubblicato una recensione particolarmente feroce del libro scritto da quello che fino a poco tempo prima era il suo migliore amico, forzandone il coming out.
Mentre la moglie e la figlia sono all’estero, conosce un giovane di bell’aspetto che in poco tempo gli confessa il proprio amore per lui, e gli chiede di leggere un suo scritto.
Nel frattempo, l’ex moglie, che ha da tempo una storia con l’amico ed editore di Kim, lo accusa di non dare abbastanza attenzione al figlio, il quale fa amicizia con l’estroversa vicina di casa.
Kim Hyeon sembra in linea con il topos dell’“uomo senza qualità” sudcoreano, di mezza età, che ormai troviamo al centro di moltissimi successi di questo paese, a cominciare dai celebri Squid Game e A taxi driver. A differenza dei protagonisti di questi, però, la sua condizione economica non è particolarmente sfavorevole, anzi: egli è tutto sommato un privilegiato, che non è costretto a enormi sacrifici per sopravvivere e per guadagnarsi l’affetto dei propri cari; allo stesso tempo, rispetto al concorrente e al tassista, tutti sembrano adorarlo, malgrado egli non faccia assolutamente nulla per meritarselo.
Il figlio dei due è un adolescente complessato che marina la scuola da quando la sua fidanzatina lo ha lasciato accampando una scusa pazzesca, e che finisce per frequentare una spigliata vicina di casa trentenne con ambizioni di attrice, lasciata sempre sola dal marito. Ma questo è anche un film sulla sfida per il superamento dei pregiudizi: una delle linee narrative principali coinvolge un giovane scrittore di nome Yu-jin che incontra per caso Hyun, e frequenta uno dei corsi universitari tenuti da lui.
Nato come un’infatuazione letteraria, non cede dopo la conoscenza dello scrittore, resiste gentile come chi lo prova, nonostante Kim non ne sia assolutamente degno. La sua unica azione effettivamente positiva è probabilmente quella di aiutare il ragazzo a migliorare la propria bozza di libro, dando seguito a un’ammirazione professionale, che pian piano si trasforma in sincero affetto.
Ne nascerà in complicato groviglio di amori non corrisposti, di incidenti del cuore apparentemente irreparabili, ma spesso anche esilaranti.
L’amore è il vero focus del film: un amore che in ognuno di questi casi è problematico, spesso inaspettato e sembra andare a velocità diverse all’interno delle coppie stesse, creando così problematiche e incomprensioni varie.
La scena è divisa tra varie coppie, che si succedono e solo in poche occasioni convivono nello schermo (di solito, nelle scene più movimentate).
La fotografia dai toni pastello e dai contrasti accentuati ben si adatta allo spirito del prodotto, dando risalto soprattutto ai visi delle due donne e all’estetica del giovane spasimante. Questa sorta di gioco delle coppie mantiene il ritmo del film serrato, ma allo stesso tempo rende più complesso trovare un equilibrio nella suddivisione del tempo filmico.
Perhaps Love è per alcuni versi un film sulle umane debolezze; pieno di personaggi imperfetti ma empatici, con sentimenti che li spingono tutti nella direzione sbagliata. Anche se non si potrebbe definirlo una commedia romantica, il suo tono complessivo è garbatamente comico e al suo centro ci sono la confusione e le sofferenze che una storia d’amore porta con sé.
In molti momenti la storia ci fa ridere, ma ridiamo di noi stessi non meno che dei personaggi del film, perché le loro debolezze ci risultano intime e familiari.
Forse un prodotto piuttosto ostico da esportare in Occidente, e in Italia in particolare, alcuni momenti comici poco efficaci al di fuori del contesto di appartenenza, ma con un cast prescelto molto valido, che vanta nomi di divi come Ryu Seung-ryong e Kim Hee-won.
Cho Eun-ji è chiaramente una regista di talento e si spera che in futuro continuerà a dedicarsi sia alla recitazione che alla regia. Nonostante la scrittura trovi, solo a tratti, costanza e misura e, come spesso succede per le commedie (Paese che vai, cultura che trovi), le parti comiche sono poco recepibili da un pubblico straniero, è un bel film.
In questo momento storico, forse abbiamo più che mai bisogno di ridere e Perhaps Love, in 113 minuti, ci fa questo dono, con la sua visione del mondo, inclusiva e calorosa, e il suo evidente affetto per gli esseri umani, anche nei loro momenti di maggior debolezza.