Un tendone blu si è stabilito da qualche settimana nel verde del parco di Villa Angeletti, a Bologna, diventando gradito supplemento paesaggistico nel quartiere della “Bolognina”. Lo chapiteau appartiene alla compagnia di circo contemporaneo MagdaClan che sta portando una ricca programmazione di eventi e spettacoli per i mesi di giugno e luglio.
Lo scorso week-end (24-25 giugno) lo spazio ha ospitato la ripresa di Sinfonia circense (2020), in cui i performers – preferiamo questa accezione più ampia – del gruppo (Elena Bosco, Erika Bettin, Davide De Bardi, Lucas Elias, Giulio Lanfranco e Daniela Sorisi) hanno agito sulle note dell’ensamble dell’Orchestra Senzaspine (Daniele Negrini, Alicia Galli, Jacopo Paglia, Tiziano Guerzoni e Simone Santi), associazione musicale bolognese che tenta di portare il repertorio lirico e sinfonico al di fuori degli spazi tradizionali e in modi non convenzionali. Il dialogo tra musiche – usiamo il plurale dato il repertorio ampio che ha spaziato da Erik Satie alla musica popolare balcanica – e corpo in movimento ci ha sicuramente restituito una serata dal forte impatto spettacolare. I vari numeri si sono succeduti in un’intensità crescente, scatenando un mescolamento di poesia e stupore, elementi – forse – costitutivi di quest’arte ma che si sono rinnovati nel linguaggio.
Se gli acrobati un tempo, infatti, si esibivano sopra cavalli bianchi rampanti, oggi i performer di MagdaClan prediligono altri mezzi. È il caso Daniele Sorisi in calzamaglia, presentatosi con quelle forme maschili posticciamente sproporzionate (un clichè comicamente efficace), sopra lo skateboard elettrico su cui ha costruito il movimento comico-acrobatico. Sebbene il dispositivo sia cambiato, sembra permanere quella tendenza al ‘perturbare’ dovuta all’incertezza del controllo umano in tensione su qualcosa che umano non è – l’animale o il veicolo tecnologico – amplificando il gesto artistico.
Sempre nella sfera di coreografia acrobatica si inserisce il pezzo del triangolo d’affetto negato. In cui l’attrazione all’unione della coppia Giulio Lanfranco e Lucas Elias esclude sempre un terzo, Davide De Bardi, che tenta di rompere quella androgenica armonia. Un buon esempio di come un dispositivo drammaturgico-coreografico si possa applicare al linguaggio circense, rivalorizzando il movimento acrobatico secondo dinamiche tipicamente teatrali. Il numero poi è stato ripreso con più performer portandoci ad un gran finale in cui le loro azioni, sostenute da un crescendo musicale, costruivano traiettorie dal basso verso l’alto in una sorta di fuoco d’artificio dei corpi.
Alla base del nuovo circo contemporaneo c’è la necessità di aprirsi a un dialogo con più discipline per raggiungere una ibridazione scenica che, pur tenendo conto dei propri ‘specifici’, assuma in sé la ricerca e l’innovazione delle altre arti performative. Ne emerge una possibilità esplosiva in cui la sintesi tra vocazione allo stupore, tipica del circo, si mescola alla stimolazione spettatoriale su più livelli: testuale, sonoro e percettivo. Anche questa la ratio di una collaborazione, ormai solida (dal 2017), tra MagdaClan e l’Orchestra Senzaspine, nella relazione tra musica (classica, lirica e non solo) e l’azione del corpo in uno stato acrobatico.
E, forse, proprio questo consente di raccogliere un pubblico ampio ed eterogeneo, trovando sotto il tendone bambini e (quindi) famiglie; ovvero spettatori spesso estranei ai circuiti dei Teatri Stabili e dei Festival. Se alcune realtà, come Mittelfest, integrano la propria programmazione con spettacoli di circo contemporaneo, viene da chiedersi se non sia arrivato il momento di pensare a un dialogo più strutturale? Difficile rispondere, per ora ci si limita ad indicare le possibili aperture offerte dalle nuove arti circensi che operatori, critici e studiosi dovrebbero cominciare a raccogliere e, magari, acrobaticamente rilanciare.