Pensavo peggio: la danza racconta il tumore al seno

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Pensavo peggio nasce dalla storia (molto) vera di Cristina Drei e racconta in maniera ironica e per niente superficiale la scoperta di un tumore al seno fino alla sua risoluzione.

Lo spettacolo, con coreografie originali di Cristiano Kris Buzzi e Alimah Grasso, porta in scena la malattia dandole un’altra interpretazione fatta di confusione e paura ma anche ironia e passione per la vita.

Parte del ricavato andrà a sostegno di Fiori D’acciaio, associazione faentina per la cura e prevenzione del tumore al seno.

Durante le serate di debutto ci saranno 20 posti dedicati a donne seguite da associazioni di sostegno femminile.

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Il 2 e 3 giugno sono in programma le prime due date dello spettacolo. Ne avete già altre in programma?

Certo. Siamo riusciti a piazzare già altre dati. Dopo l’esordio a Cervia, ci spostiamo il 16 giugno a Longiano, il 18 saremo all’Almagià di Ravenna, dove metteremo in scena una sorta di festival, non soltanto lo spettacolo. Poi arriveremo anche al Masini di Faenza, indicativamente a settembre. A ottobre a Lugo e poi Modigliana. Sperando siano soltanto le prime date.

Ci siamo affiliati a persone e realtà meravigliose. Come Fiori d’acciaio (l’associazione, con sede a Faenza, per la prevenzione e per la lotta al tumore al seno), le nostre prime sostenitrici e alleate. Infatti parte del ricavato di tutti gli spettacoli andrà a loro. A sostenerci, anche Elio Intimate Project, il progetto di Maura Sarcona sulla consapevolezza sessuale. All’interno dello spettacolo, viene trattato molto questo tema. Parliamo di una donna, di una donna che si ammala di cancro e che perde la sua parte femminile, sia fisicamente che interiormente. Non potevamo non trattare questo argomento, Anzi, per me è fondamentale. Su questo aspetto volevamo mettere l’accento, anche perché al livello clinico non viene trattato praticamente mai. Tendiamo a dimenticare che una donna, sebbene malata, è pur sempre una donna.

 

 

Come nasce il titolo, Pensavo peggio?

Nasce da un’idea che ho avuto con una carissima amica che oggi non c’è più. C’è stato un periodo della nostra vita in cui ci siamo ammalate insieme e abbiamo condiviso una parte del percorso. Entrambe molto ironiche, l’abbiamo sempre presa con leggerezza. Che non significa superficialità, ma sdrammatizzazione. Così facevamo spesso l’elenco delle peggiori frasi da rivolgere a un malato di cancro. Tra queste, In cima alla lista, c’era invece proprio ‘Pensavo peggio’, preso dalla frase che ci rivolgevano maggiormente ‘Come stai bene! Pensavo peggio’.

Perché la scelta del linguaggio teatrale per trattare questo tema?

Avevamo pensato di raccogliere tutti i nostri pensieri e la nostra esperienza in un libro o, per essere al passo coi tempi, in un blog. Così lo scorso anno ho iniziato a scrivere, con l’idea di creare un blog che si sarebbe chiamato ‘Pensavo peggio’. Poi ad un tratto mi scrive Alimah Grasso (dell’Associazione ricreativa culturale ALBE, nonché una delle coreografe), che cercava una storia interessante sui cui plasmare uno spettacolo da portare a teatro. Le ho raccontato la mia storia e si è convinta subito. Dopodiché abbiamo reclutato Cristiano ‘Kris’ Buzzi. È dotato di un talento immenso, anche nell’approccio coi ragazzi. Riesce con estrema facilità a prendere una cosa e tradurla in danza. Così è nato lo spettacolo.

 

 

Cosa vedremo in scena?

Potrei sembrare di parte, ma lo reputo davvero bello. Vedrete tutto quello che c’è nella mia storia: il dramma, l’ironia, l’intensità, la leggerezza. Si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove. È un mix di emozioni, che è esattamente quello che avviene quando si ha a che fare con cancro. O, perlomeno, è quello che ho vissuto io. Non voglio in alcun modo generalizzare, questa è la mia versione delle cose.

Abbiamo fatto un casting a cui hanno risposto circa trenta ragazzi. Di questi ne abbiamo scelti 8, 4 donne e 4 uomini. La protagonista, che interpreta la mia parte, è Vittoria Markov. Gli altri interpreti, invece, sono Eleonora Blanco, Mattias Amadori, Salvatore Perugini, Anna Donati, Simone Terribile, Giulia Alvear Calderon e Daniele Nocchi.

C’è da rivoluzionare il concetto, e l’idea, che abbiamo noi del malato. Balliamo e ridiamoci su. Questo spettacolo serve esattamente a questo: a scardinare preconcetti, paure e diversità. Possono essere il cancro e la malattia, così come la disabilità. Il ‘diverso’ e quello che non è ‘normo’, spaventano e allontanano, irrigidiscono. Ci vuole più dimestichezza nel trattare questi argomenti. Dobbiamo normalizzare. Se, finito lo spettacolo, tutti si sentono più leggere nell’andare a parlare senza preconcetti con una donna col fazzoletto in testa o senza seno, noi abbiamo vinto.

 

giovedì 2 e venerdì 3 giugno, ore 20.30 – Teatro Walter Chiari, Cervia (RA) – info e biglietteria: 392 3097226 – ingresso 20 euro

 

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Per (quasi) tutti, Il Faber. Come De André, col quale però, per umiltà, condivide solo il nome di battesimo, e non la vena poetica. Animalista, ambientalista o, più in generale, antispecista e attivista. E altre molte cose che terminano con -ista. Per cui, va da sé, anche garbatamente feticista: anzitutto di taralli e sangiovese, social e selfie, viaggi (non solo mentali) senza mèta e biciclettate fuorisella. Oltre che di piedi, of course. Laureato in comunicazione, anche se continuano a crederci in pochi. A Gagarin per raccontare. E per restituire dignità alla punteggiatura.