Gli inferni delle mie esistenze: Il vagabondo delle stelle di Jack London

0
258

 

Darrell Standing, docente di agronomia all’Università della California, viene condannato all’ergastolo e quindi a morte. Le sue memorie, oltre alle crudeli condizioni carcerarie e ai lunghi periodi di tortura con la camicia di forza, raccontano delle esperienze extra corporee che gli permettono di rivivere le sue vite passate.

Jack London nasce nel 1876 a San Francisco, figlio illegittimo di un astrologo ambulante irlandese. Cresce con la madre e il patrigno a Oakland, sperimentando ogni tipo di lavoro, anche illegale. Sebbene recluso più volte in centri di rieducazione, riesce a frequentare l’Università di Berkeley e coltiva per tutta la vita la passione letteraria, scrivendo romanzi, saggi, reportage. Spirito inquieto e ribelle, spesso in viaggio per il mondo, alcolista e dipendente da antidolorifici, muore a soli 40 anni. Le sue opere – tra cui Zanna Bianca, Il tallone di ferro, Martin Eden, La peste scarlatta – continuano a essere ristampate in tutto il mondo e adattate per il cinema e il teatro, in serie TV, storie animate e a fumetti.

 

 

IL VAGABONDO DELLE STELLE

The star rover, ispirato alle vicende di alcuni ex detenuti e alle cronache giudiziarie dell’epoca, è l’ultimo grande romanzo pubblicato in vita da Jack London, nel 1915.

La storia di Darrell Standing, raccontata in prima persona nelle ultime settimane che precedono la sua impiccagione, è affidata a un manoscritto fatto uscire clandestinamente dal carcere di San Quentin. London è ben consapevole della forza innovativa di questo espediente narrativo (“Potrei dire che il racconto è del tutto diverso da qualsiasi altro che sia mai stato scritto prima al mondo, in qualsiasi lingua”), ma oltre alla struttura, anche il tema della metempsicosi, motore della trama, rappresenta un’assoluta novità.

Standing viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di un collega (“La collera rossa! E’ stata la mia disgrazia in tutte le mie vite”) e successivamente, per la delazione di un detenuto passerà lunghi anni in isolamento sebbene innocente, sottoposto a torture continue con la camicia di forza legata strettamente. Infine, la condanna a morte giungerà per l’aggressione di un secondino, come ritorsione da parte del direttore del carcere.

Nella costrizione della camicia di forza, Standing sperimenta la “piccola morte”, uno stato nel quale, grazie agli insegnamenti del carcerato Ed Morrell, riesce a far morire il corpo e a uscire da esso. Durante la prima escursione fuori dal corpo si trova a camminare tra le stelle, adolescente, con un abito tenue e un lungo bastoncino di cristallo in mano.

Poi, i suoi viaggi si indirizzano decisamente in epoche e luoghi sconosciuti, in cui rivive la lunga catena delle vite passate, tra cui quella di Jesse Fancher, bambino americano il cui padre è a capo di una carovana di pionieri che viene attaccata da un gruppo di milizie formate da mormoni e indiani; di Adam Strang, un inglese vissuto nel XVI secolo, marinaio, naufrago, ammesso alla corte dell’imperatore di Corea che, innamorato della principessa Lady Om, vivrà con lei una vita di stenti e umiliazioni, fino ad assaporare la vendetta; di Ragnar Lodbrog, l’eroe danese fatto schiavo, che in seguito diventerà soldato e amico di Pilato; e infine di Daniel Foss, naufrago su un’isola deserta.

“Quando mi trovavo disteso nelle lunghe catalessi in camicia di forza ho colto me stesso nella forma di mille uomini vivi e di mille esistenze, ovvero come la storia dell’essere umano che ha ripercorso ogni epoca. Io lo so. Io sono la vita. Ho vissuto diecimila generazioni e milioni di anni: ho posseduto molti corpi e continuo a esistere. Io sono la vita”.

 

 

GLI INFERNI DELLE MIE ESISTENZE

È già dal titolo, The star rover, che possiamo dedurre l’enorme influenza che il romanzo ha avuto sulla letteratura americana successiva. Richiama infatti la cultura hobo che ha segnato profondamente l’America a partire dalla fine dell’800, quando disoccupati e spiantati viaggiavano clandestinamente sui treni merci, svolgendo lavori stagionali alla ricerca di avventura. Lo stesso Jack London, spirito ribelle dalla vita vagabonda, è stato strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, cacciatore di foche, corrispondente di guerra, agente di assicurazioni, pugile, coltivatore e cercatore d’oro.

London ha inserito sempre importanti elementi autobiografici nei suoi scritti, romanzi di avventura, di formazione, di fantapolitica, autobiografici come il diario di un suo vagabondaggio per gli Stati Uniti trasformato anni dopo nel romanzo The Road, racconti e reportage come quello, del 1904, sulla guerra russo-giapponese, raggiungendo in vita successo letterario e ricchezza.

La cultura hobo rivendica un’istanza libertaria che verrà fatta propria dalla Beat Generation: Jack Kerouac la renderà mitica con romanzi che richiamano quelli di London fin dal titolo (Sulla strada, I vagabondi del Dharma).

Ma la ricerca di libertà di London va ben oltre quella terrestre e la sua capacità immaginativa supera la singola vita, le idee e il mondo dell’epoca, guarda oltre l’umano, grazie alla sua capacità di immedesimarsi nell’animale, nella natura selvaggia: una prospettiva capace di cogliere l’insieme, di cui l’umanità è solo una piccola parte e forze più grandi la sovrastano. London subisce l’influenza della teoria dell’evoluzione di Darwin, ma anche della volontà di potenza di Nietzsche, dove i suoi personaggi, umani e animali, agiscono seguendo l’istinto naturale e non solo le regole sociali, ma sanno amare, collaborare e anche lottare tra loro per la sopravvivenza. L’estrema sensibilità poetica di London riesce a restituire sia l’amore che la brutalità del mondo.

Il vagabondo delle stelle è un romanzo di potente immaginazione che celebra la vita sulla morte, ma anche il mistero che oltrepassa la materia e il processo di cui siamo parte e continua a trovare lettori appassionati per i quali rimane il libro più amato.

Darrell Standing modifica la sua condizione disperata con una feroce autodisciplina, che lo trasformerà in un moderno sciamano, paragonato anche a Carlos Castaneda, capace di veleggiare nel cosmo e nelle epoche, di attraversare le barriere del tempo come muri di carta.

Verso la fine Standing descrive l’assurdità della pena di morte, unita alla certezza e alla curiosità per la sua prossima vita, con una domanda più che umana.

“Chi sarò quando rivivrò? Ecco… Ecco ciò che mi preoccupa… Chi sarò io, e da quali donne sarò amato?”.

 

Jack London, Il vagabondo delle stelle, Feltrinelli, 2015, pp.364

 

Previous articleAUT AUT: cammino multidisciplinare tra linguaggi e sapori
Next articleTorna Trat-tour!
Ho pubblicato ricerche, romanzi e testi sulla migrazione sia straniera che italiana, tra cui "I wolof del Senegal" (L'Harmattan, 1995) "Le strade di Lena" (Aiep editore, 2005). Per il teatro ho scritto alcune drammaturgie con Luigi Dadina, messe in scena dal Teatro delle Albe, tra cui "Amore e Anarchia" (2014) e con Davide Reviati "Mille anni o giù di lì" (2021). Tra le mie ultime pubblicazioni il romanzo "Allora io vado" (Pendragon, 2016) e con Laura Orlandini il saggio-racconto "Delitto d'onore a Ravenna. Il caso Cagnoni" (Pendragon, 2019). Dal 1997 sono presidente di cooperativa Librazione e dal 2009 al 2019 sono stata direttrice artistica del centro culturale Cisim di Lido Adriano.