Li abbiamo conosciuti qualche mese fa, quando su Gagarin Orbite Culturali ha preso il via la bella rubrica Guardare nella stessa direzione. Da qualche tempo l’associazione ravennate Sguardi in Camera, guidata con pervicace visionarietà da Silvia Savorelli e Giuseppe Pazzaglia, è alle prese con Guardare dentro – le immagini del quartiere Darsena-Gulli negli archivi privati, mostra diffusa di fotografie, proiezioni e sonorizzazioni fruibile in diversi luoghi di Ravenna dal 20 maggio al 19 giugno.
Sguardi, guardare: termini ricorrenti nel vostro lavoro. Quale idea di educazione, o formazione, allo sguardo è alla base dei molti progetti che curate, posto che tutte e tutti siamo costantemente travolti da immagini di ogni tipo?
Giuseppe: hai ragione siamo travolti dalle immagini, le produciamo, diffondiamo, commentiamo. Ma cosa ci resta? Cosa tratteniamo? Siamo veramente consapevoli di quante informazioni trapelano da una fotografia? O da un fotogramma? In questi anni ci siamo convinti che occorre avere un approccio diverso, e lavorando con gli archivi visivi privati questo è davvero evidente. La lentezza e la profondità del guardare sono alla base del nostro lavoro.
Silvia: noi siamo la generazione di passaggio, che ha vissuto con l’analogico, lo ha praticato, il digitale è arrivato dopo. Il produrre esasperato di immagini del nostro tempo ci ha quasi assuefatti a una visione critica, analitica. Nei progetti di mediaeducation che facciamo nelle scuole o in laboratori dedicati alle giovani generazioni lavoriamo partendo da questo concetto: un’immagine occorre prima pensarla, non basta un click per realizzarla. Ma soprattutto cerchiamo di svelare e scoprire cosa si nasconde, cosa rivelano le immagini prodotte da altri, partiamo dagli archivi visivi, quelli privati, delle famiglie, che sono una fonte inesauribile di informazioni, per narrazioni storiche.
A quale dentro vi riferite, nel titolo della mostra diffusa che sta per essere inaugurata a Ravenna?
Silvia: dentro per noi è profondità, scavo, carotaggio. Il titolo del progetto – Guardare dentro – sta a significare proprio questa necessità di soffermarsi e di osservare, con attenzione, appunto “guardare dentro”, le immagini filmiche e fotografiche private. Cercare di comprendere cosa raccontano a noi oggi quei volti, luoghi vissuti e abitati, le strade, le case, i cortili, i negozi, per far emergere memorie e storie di un territorio e di una comunità. Siamo convinti che una comunità possa riconoscersi e definirsi a partire dalla consapevolezza del proprio passato, dei valori sociali e culturali che le appartengono, e nei quali si identifica e si rappresenta. Abbiamo promosso sul territorio di Ravenna diversi bandi di raccolta indirizzati alla cittadinanza, abbiamo chiesto che ci portassero le loro fotografie, film di famiglia. Siamo partiti nel 2017.
Giuseppe: in questo caso specifico il bando di raccolta è iniziato nel 2020 con la call Srotola la tua memoria, tappa del progetto europeo Dare – Digital environment for collaborative Alliances to Regenerate urban ecosystems in middle-sized cities. La chiamata pubblica, coordinata dall’Università di Bologna – Dipartimento di Beni Culturali – FrameLab, ha reso partecipi i cittadini nella costruzione di un percorso di narrazione collettiva del quartiere: sono stati consegnati fotografie e film di famiglia che porteranno alla costruzione dell’archivio digitale della Darsena. Guardare dentro è un progetto a cui teniamo moltissimo, lo abbiamo costruito assieme al Comune di Ravenna, in particolare all’Ufficio Politiche europee, e ha coinvolto tantissimi enti e associazioni del territorio.
L’autobiografia, in qualsiasi forma sia praticata, è un terreno scivoloso: tutti, avendo più volte patito chi ci rovescia addosso i fatti propri senza limiti, sappiamo bene che l’efficacia di qualsivoglia comunicazione è data, appunto, dai limiti -o, detto altrimenti, dalla forma. In base a quali principi formali (o, più propriamente, linguistici) avete selezionato e collocato i materiali che sarà possibile incontrare nella mostra diffusa?
Giuseppe: Non ci interessava lavorare su una narrazione classica, ci ha colpito lo sguardo, o meglio il punto di vista di chi ha fotografato o ripreso con una cinepresa un luogo, sempre in trasformazione, un quartiere di una città che ha quasi dimenticato il legame profondo con il mare e con l’acqua. Il quartiere Darsena-Gulli è un quartiere emblematico della città: situato a ridosso del porto commerciale, con i suoi numerosi insediamenti industriali, rappresenta un luogo che è stato investito da forti trasformazioni economiche e sociali. È un laboratorio e una fucina di trasformazioni sociali, in perenne cambiamento, respinto e al contempo amato dai suoi abitanti, luogo di passaggio e di fermento culturale. Guardarvi dentro per noi ha significato gettare uno sguardo al futuro della città di Ravenna. E la scelta dei materiali, film e fotografie, ha cercato di cogliere questi aspetti.
Oltre alla fruizione individuale, sono previste visite guidate e sonorizzazioni dal vivo di immagini filmiche. Iniziamo dalle visite. Peter Szondi, nella densa postfazione alle celebri Immagini di città di Walter Benjamin, ci ricorda che il racconto dei propri luoghi è un viaggio nel tempo, piuttosto che nello spazio. Come vi siete imbattuti nelle persone che guideranno gli spettatori e in che modo farete sì che il loro fatto privato divenga luogo pubblico e condivisibile?
Silvia: nel nostro lavoro c’è sempre alla base la narrazione partecipata. Un film di famiglia e una fotografia amatoriale sono come citazioni che il fotoamatore e cineamatore vogliono ricordare a sé stessi ma anche ai membri del proprio nucleo di amici o familiare. Questi appunti, citazioni di un determinato episodio, luogo o situazione devono essere colti nella loro interezza, per questo il punto di vista di chi ha prodotto quelle immagini a noi interessa. Vogliamo raccontare con le nostre guide insolite cosa c’è dietro un’immagine, la motivazione profonda per cui ad esempio un padre ha deciso di fotografare i propri figli al Porto San Vitale, in un contesto non certo di immagine classica.
A proposito delle sonorizzazioni: quale funzione avrà la musica? Decorazione? Descrizione? Suggestione? I creatori o i detentori delle immagini filmiche sono intervenuti nella definizione della tessitura sonora?
Giuseppe: le proiezioni che abbiamo realizzato in questi anni con i film di famiglia hanno sempre coinvolto la parte musicale, in primis perché sono per lo più film muti ma soprattutto perché la colonna sonora è parte di questa narrazione, non un accompagnamento, ma una sottolineatura, una marcatura. In realtà, ci interessa anche molto la proiezione con commento dal vivo degli spettatori, dei cineamatori, in un gioco di rimandi, quello che noi definiamo “cinema domestico”, come si faceva un tempo nelle case e dove tutti partecipavano attivamente.
Silvia: Realizzeremo due proiezioni, due eventi all’interno dell’iniziativa. Entrambi nella sede Storica del Tiro a segno sul canale Candiano, un luogo molto suggestivo. Sabato 21 maggio alle 21 proietteremo un film inedito, restaurato e digitalizzato, Crociera in Jugoslavia con l’orsa 1 di Adriano Panzavolta, 1958, sonorizzato dal vivo dai GuerzonCellos, duo di violoncellisti, Enrico e Tiziano Guerzoni, che comporranno una partitura musicale originale. La seconda proiezione invece è un film che abbiamo realizzato ad hoc per questo progetto, montando tra le tante immagini di film di famiglia che abbiamo raccolto e che sono depositate presso Home movies Archivio nazionale del film di famiglia, per raccontare cosa significa la Darsena di Ravenna per i suoi cittadini. Il film In Darsena è stato realizzato da me e da Milena Fiore e sarà sonorizzato dal vivo da Tiziano Negrello al contrabasso e Giovanni Sandrini alla chitarra.
Giuseppe: costruiamo la sonorizzazione con i musicisti, spiegando cosa significa il film, cosa rappresenta quel fondo filmico e la storia del cineamatore, poi loro lavorano da soli alla partitura, costruendo una tessitura sonora che non è un semplice accompagnamento ma un dialogo tra immagini e suoni.
Dove e quando si potrà fruire Guardare dentro?
Giuseppe: A Ravenna in cinque luoghi diversi, è una mostra diffusa: nella sede storica del Tiro a segno nazionale sul canale Candiano, proprio in Darsena, a 200 metri un muro dell’azienda Setramar, in pieno quartiere Darsena-Gulli, in un appartamento ACER in via Fiume, 11, in un cortile comune a più edifici, in via Fiume 23, infine all’ex Ippodromo in via Timavo 22/D, nella tribuna coperta. Saremo aperti tutti i fine settimana dalle 16 alle 19 e, nel primo week end di apertura delle mostre, tutto il giorno. Poi ci saranno visite guidate, anche in bicicletta. Tutto il programma è visitabile qui.
Silvia: oltre a questo Guardare dentro è anche su Spotify, abbiamo realizzato assieme al gruppo teatrale Panda Project sei podcast che accompagnano le mostre.
Giuseppe: chiudiamo le mostre il 19 giugno, con un extra il 24 giugno, giorno in cui proporremo una proiezione speciale all’interno del Tiro a segno.
Per concludere: con quale sguardo, o più in generale attitudine, è consigliabile approcciare i materiali visuali che si incontreranno?
Giuseppe: lentezza dello sguardo!
Silvia: il contesto in cui sono state inserite le cinque esposizioni è stato scelto con grande cura, quindi consiglio anche di avere una visone in campo lungo, guardarsi attorno, oltre che guadare dentro le immagini.
Bravissimi! Spero proprio di venire a vedere lentamente questa esposizione in Darsena e di incontrarVi. Finalmente…. GLM
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