La piazza è un buco in una città, così Gianluca a 4 anni definiva e spiegava cos’è una piazza e a pensarci bene è quasi matematica pura questa risposta, anche se stranisce, perché parla in realtà di una relazione, di uno scambio di pieni e di vuoti, di un luogo pensato nel suo contesto.
Torniamo a oggi, a storie frasi e fasi che si aggirano nella nostra cucina pluriabitata.
Ando il nostro antropologo di casa è di nuovo in Senegal, nel frattempo a Marcello è arrivata la proposta di lavorare a dei disegni che si avvicinino all’horror e si è trovato spiazzato e curioso e ha cominciato a torturare tutti con domande spunti e riflessioni.
I bambini di casa sono tutti dei gran lettori e dopo aver letto tutti i libri di Davide Morosinotto non si sono lasciati sfuggire una delle ultime uscite La paura del Leone di Chiara Morosinotto, la sorella di Davide.
Qui si parla del look animale come una questione di vita e di morte, di animali che partendo dalla paura hanno sviluppato sistemi incredibili di sopravvivenza che li hanno salvati e nel tempo trasformati, evoluti.
Ma attenzione, come accenna Chiara nel suo libro, questo non significa che gli animali di oggi sono migliori di quelli di ieri, che l’uomo stesso è andato migliorando nel tempo.
Ogni trasformazione è adatta ad un contesto, un po’ come se a forza di prendere la pioggia addosso fosse arrivato l’ombrello e nel tempo questo fosse diventato tutt’uno con il braccio, ma fatto sta che nel frattempo ci si è trasferiti dentro a una casa e qui non piove più, l’ombrello diventa un intralcio e potrebbe essere più comodo tornare ad avere una mano normale.
Marcello ha poi deciso di stilare un elenco di fobie dalle più comuni come la paura dei rettili a quelle già più intricate e interessanti come la fobia dei capelli bagnati che ti si appiccicano addosso o la paura delle falene che attanaglia Ando.
Se hai una tua paura da raccontargli non esitare a contattarlo o scrivergli sarà felicissimo.
Questo mese siamo casualmente passati a trovare e conoscere Alberto Guerra, un ingegnere che vive a Santa Maria Nuova e che si è appena costruito una casa in paglia, una signora casa in paglia.
Anche noi, anni fa, abbiamo fatto una nostra piccola/grande sperimentazione e abbiamo ricostruito un’ala laterale della casa facendola in paglia, con gli intonaci in terra, il coccio pesto in bagno, etc. Abbiamo collaborato con quella splendida e competente persona che è Andrea Aspesi che armato di pazienza ci ha seguito in questa avventura entrando nel nostro team con Francesco, Lara Mambelli, Cecilia Elmi e tanti altri.
Poi quando speravamo di esserci liberati di Andrea, lui si è trasferito qui a Faenza e non è più andato via ma prima o poi riusciremo a liberarcene.
Con Alberto, l’ingegnere, abbiamo scoperto che le case in paglia qui in zona sono pochissime, sono quattro, lui è in contatto con le altre due che sono collocate mi sembra più verso il mare.
Ogni tanto si sentono tra loro – Come è, come va? Avete poi acceso il riscaldamento questo inverno? Noi un paio di giorni, voi? Noi abbiamo montato un termo solo in tutta la casa e abbiamo una media di 20 gradi per stanza, e con l’umidità come va? –
Abbiamo pensato che sarebbe bellissimo organizzare una giornata in cui si possono visitare queste case, che permetta a tutti di entrare in questo dialogo, sapere come sta andando, come è andata e come andrà.
Il polpo è un animale con un’intelligenza incredibile e una capacità mostruosa nel mimetizzarsi, è bravissimo.
Non è facile vederlo eppure se sai due cose in più scopri che ci sono due pesci, le Perchie e gli Sciarrani che lo cercano e quando lo incontrano si immobilizzano puntandolo e fissandolo quasi come fossero due frecce a indicarlo.
Quindi diventa molto facile vedere due frecce e di conseguenza aumentare l’attenzione e a quel punto individuare il polpo, a volte le relazioni e il contesto non sono affatto da sottovalutare.
“Dietro a ogni matto c’è un villaggio” è un progetto del 2015 di Simone del Collettivo FX di Reggio Emilia.
Ha raccolto tramite i social segnalazioni in giro per l’Italia riguardo a “matti del villaggio”.
Poi è andato in tournée a incontrarne dal vivo i racconti prendendo appunti grafici in diretta che infine ha trasformato in “pittate” sui muri del luogo.
Questo che si vede in foto è San Francesco dipinto a Roma, il tutto con l’intenzione di raccontare il villaggio attraverso il racconto che il villaggio stesso faceva del proprio “matto”, un po’ come raccontare lo sciarrano per raccontare il polpo.
Questo è un aspetto delle azioni del collettivo FX che ci piace moltissimo come ci piace poter continuare a incontrare i polpi, camminare scalzi e mangiare i nostri carciofi scoprendo che esistono anche gli sciarrani.