Studio la Linea Verticale ha inaugurato a Bologna la propria sede dal 12 al 15 maggio in occasione di ART CITY Bologna 2022 con la collettiva Immateriale-Corpo-Immateriale, vistabile fino al prossimo 16 luglio.
Sette artisti, Ludovico Bomben — Alberto Colliva — Vale Palmi — Armenia Panfolklorica — Quatriéme Paysage — Flavia Tritto — Claudio Valerio, in dialogo con i testi critici di Tatiana Basso, Antongiulio Vergine e Maria Chiara Wang.
L’apripista, abitatore originario dell’Immateriale, è Claudio Valerio che, al pari di un demiurgo dotato di pennello o di un’ostetrica dell’immagine, cerca di dare corpo all’astratto in una creatio ex nihilo. Il giovane artista ci presenta formalmente alla sua famiglia archetipica che, impietrita, guarda il nostro ritratto affacciata alla finestra quadrata della tela. Si prosegue con il black mirror di Flavia Tritto che enuncia – attraverso la parola bianco su nero e con un interscambio perenne di lettere – le possibilità dell’essere, concesse e negate, ad ognuno di noi dalla vita stessa. Il suo è uno specchio digitale che non riflette il nostro corpo ma riflette il nostro personalissimo sentirci – o non sentirci – esistere.
Con il piccolo uovo di Ludovico Bomben, la cui promessa simbolica di vita in potenza è violentemente disillusa da un fendente che lo trapassa, ci si avvicina sempre più alla materialità del corpo. Il guscio rilucente specchia il nostro volto deformato, interrogandoci sulle nostre stesse potenzialità di esseri umani. Questo corpo però resta soltanto una potenza, una tensione che non si realizza, perché con l’artista successivo, Alberto Colliva, ci si trova già oltre, proiettati verso un’altra Immaterialità. La sua serie di volti dalla carnagione mielata ma amaramente disfatti, ci insinua nel petto il terrore del corpo che si decompone e che ritorna alla terra, oltre alla sorpresa di constatare come esso diventi il paesaggio che abitiamo, la parete rocciosa che scaliamo, rammentandoci che le nostre fondamenta si reggono sulle spoglie dei nostri antenati. Ecco che, coi vasi sanguigni a fior di pelle, incontriamo l’opera di Armenia Panfolklorica, rimembranza fotografica di una performance mitica e mimetica tra i corpi plastinati di Gunther von Hagens. L’artista evolve il proprio corpo mediante una rinnovata connessione amorosa con la parte maschile, così da ricreare l’antico e tracotante ultracorpo androgino, svelamento della nostra essenza divina.
Sulla strada di ritorno all’Immateriale, il duo Quatrième Paysage si identifica con un dittico fotografico dove presenziano due figure. Due corpi faraonici che, abbandonata ogni pesantezza della carne, si sono vestiti di una fitta rete di seta ricamata d’informazioni binarie e smaterializzati nell’universo digitale divenendone il re e la regina. Il cerchio si chiude con Vale Palmi, che con un transfert di energia vermiglia dalla sua anima alla matita sanguigna turbinante e alla carta, rende visibile la decomposizione invisibile che accomuna ognuno di noi dopo l’ultima ora. L’uomo estroflesso verso l’immaterialità, è pronto a ricongiungersi alla famiglia archetipica e poter anch’egli guardare il nostro ritratto attraverso la tela quadrata.
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Il diagramma risponde precisamente alle tre domande dell’umanità: Immateriale-Corpo-Immateriale.
Fino al 16 luglio
Bologna, Studio La Linea Verticale, via dell’Oro 4/B. Info & Orari: studiolalineaverticale.it