In tempo di restrizioni, POLIS Teatro Festival si allarga: in programma a Ravenna et ultra dal 3 all’8 maggio, la quinta edizione moltiplica i luoghi (saranno attraversati il Teatro Alighieri, il Teatro Rasi, le Arteficerie Almagià e, fuori città, il Teatro Socjale di Piangipane) e vede in programma anche prestigiosi quanto rigorosi artisti internazionali.
Cosa ha reso possibile questa rivoluzione?
La follia dei direttori artistici (sorridono). Ce lo siamo detti più volte in queste ultime settimane di corse e preparativi, soltanto un folle si sarebbe lanciato in un’impresa simile, soltanto un folle in un momento di incertezze e di tagli alla cultura avrebbe continuato a lanciare il cuore oltre agli ostacoli augurandosi che dall’altra parte ci sia una comunità di spettatori pronta a raccoglierlo.
In apertura dei materiali di presentazione del Festival, citate un frammento di Simone Weil in cui si parla di verità. Posto che convenzionalmente il teatro è, per sua natura, luogo della finzione, quale relazione con il reale si istituirà, qui?
Abbiamo deciso di mettere al centro del festival il ritratto di Gianluca Costantini di Simone Weil, perché nei tempi bui in cui stiamo vivendo crediamo ci sia bisogno di figure tenaci e pregne di follia, come la sua. Le sue parole sulla verità che citiamo in apertura della presentazione del festival sono riferite agli “scrittori di genio” che (come i “teatranti di genio”) riescono attraverso la finzione a far emergere le verità che ci sfuggono nel quotidiano. Verità dense di reale che emergono anche sulla scena degli artisti che saranno ospiti di POLIS, dai loro corpi, dalle loro parole su temi quali la disuguaglianza sociale, la violenza tra gli esseri umani e nei confronti della nostra unica casa comune, la Terra.
Come direttori artistici vi assumete la responsabilità di instaurare ciò che Jacques Rancière definisce regime del sensibile: un modo di organizzazione delle evidenze che determina il rapporto fra ciò che, in una data epoca o in un determinato contesto (in questo caso: la comunità di attenti che frequenterà il Festival) è sensibile e ciò che non è sensibile, fra ciò che è visibile e ciò che resta invisibile e -di conseguenza- fra ciò che è enunciabile e ciò che non lo è. Per chiarezza (e per esempio): si potrà ragionare su 8 ensemble di Pascal Rambert perché avete deciso di invitarlo. Fin qui, nulla di nuovo: questo è ciò che fa qualsiasi direttore artistico, illuminato o meno, di qualunque manifestazione, grande o piccola che sia. Quel che pare interessante capire, essendo voi anche artisti, è l’intenzione (nell’accezione etimologica di in-tensione, di spinta che dall’interno del soggetto muove verso l’altro da sé) che avete posto in questa programmazione. In sintesi: quanto e cosa della vostra attitudine scenica e della vostra ricerca poetica è presente nelle proposte che vedremo?
Le motivazioni che ci spingono a programmare un determinato lavoro a POLIS sono molteplici. Spesso si tratta di relazioni cresciute nel tempo, desideri che abbiamo covato per anni (così è stato ad esempio per Rambert, Buljan e Motus), visioni che ci hanno folgorato, opere che decidiamo di condividere con il territorio perché ci sembra che possano parlargli più di altre (Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, Kepler-452, CapoTrave), percorsi che vogliamo sostenere (Compagnia Licia Lanera, Teatro i). Ciò che mette in comune i lavori da noi scelti per POLIS 2022 è certamente la tensione degli artisti a confrontarsi con la realtà, con le ferite del nostro presente, insieme alla ricerca estetica sulla forma, sulla parola, sui diversi linguaggi del teatro contemporaneo. Il tenere insieme questi due poli è una caratteristica peculiare anche del lavoro di ErosAntEros.
A proposito di scelte: a fianco dei big una parte delle ospitalità è dedicata a compagnie emergenti selezionate grazie al progetto Visionari. Potete raccontarci chi sono e cosa proporranno?
Teniamo molto al progetto Visionari perché ogni anno ci permette di scoprire attraverso gli occhi dei cittadini della provincia di Ravenna, di diverse età e provenienze, il lavoro di artisti che ancora non conoscevamo, che forse non avremmo mai visto o deciso di ospitare, ma che ogni anno, ci sorprende. Il 6 e il 7 maggio, si alterneranno sul palco del Teatro Socjale di Piangipane due spettacoli di due compagnie molto giovani; la prima, formata da Virginia Landi, Francesca Mignemi, Eleonora Paris, presenterà una riscrittura del Tito Andronico di Shakespeare dal punto di vista della generazione dei millennial; Pietro Cerchiello e Marina Boselli di Dimore Creative, porteranno invece un monologo con musiche dal vivo che racconta una storia di mafia.
Un consiglio: con quale attitudine gli spettatori meno addentro ai linguaggi -e spesso alle stramberie- del teatro contemporaneo dovrebbero avvicinarsi alla proteiforme programmazione di POLIS Teatro Festival 2022?
Entrare a teatro pronti a tutto ma senza aspettarsi nulla per scoprire con curiosità le forme, i contenuti, le relazioni che i linguaggi teatrali che abbiamo raccolto all’interno della nostra programmazione potranno loro offrire, speriamo aprendo nuove porte.