Ginetta
Virginia Vallicelli, detta Ginetta, nasce a Ravenna nel 1936 da una famiglia di origini modeste, il padre era un capitano marittimo, la madre camiciaia. Vivono nel quartiere Darsena, vicino al Porto. Ginetta conserva una scatola piena di fotografie della sua famiglia dove spesso è la protagonista: la piccola Ginetta, Ginetta a scuola, alla prima comunione, poi la cresima, in bicicletta, in compagnia degli amici sulla terrazza del palazzo in cui abita, insieme al fidanzato Domenico, suo futuro marito.
Nel 1960 Ginetta (è la più alta del piccolo gruppo), e le sue amiche, si mettono in posa davanti alle torri di raffreddamento Hamon, skyline dell’avvenuto insediamento lungo il Candiano della S.A.R.O.M. voluto dal discusso petroliere Attilio Monti per la raffinazione del petrolio grezzo. Perché un set così insolito per fotografare tre giovani adolescenti?
“Per noi le torri SAROM erano una novità, belle e alte su via Trieste, tutti le potevano ammirare”! Così Ginetta, riguardando questa fotografia, commenta con un sorriso, ripensandoci.
Dobbiamo esaminare il contesto storico e collocare la fotografia in un luogo e in uno spazio preciso, con un occhio rivolto alla macrostoria. Le torri Hamon, rappresentavano la modernità, così Ginetta e le sue amiche entrano nella nuova epoca che prometteva speranze, benessere, lavoro. La raffineria SAROM è un simbolo, al pari della Fiat 500 o della Vespa Piaggio. Siamo agli inizi del boom economico che a Ravenna, come nel resto dell’Italia, ridisegna geografie produttive e sociali, insediamenti e nuovi poli di attrazione. La società italiana in poco tempo registra una rottura con il passato, nel modo di produrre e consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente, di progettare e di proiettarsi nel futuro. Passiamo da una società tipicamente contadina ad una società che aspira a diventare industriale.
Giuliana
Sono trascorsi solo 4 anni dalla fotografia scattata da Francesco Vallicelli, padre di Ginetta, il regista Michelangelo Antonioni sceglie Ravenna per ambientare il film Deserto rosso (1964).
Monica Vitti interpreta Giuliana, giovane donna sposata con Ugo, ingegnere capo di un grande impianto, che vive la sua quotidianità di moglie e madre con inquietudine emotiva, sentimentale, umana. L’insediamento industriale è in piena produzione e agitazione, Antonioni lo usa come set per l’ambientazione della storia per esprimere l’alienazione, il disadattamento di Giuliana. La fabbrica rivela la sua bellezza inquietante, le fiamme sprigionate dalle torri si liberano nell’aria, i rifiuti industriali ingombrano il terreno e fluidi viscosi si mescolano nei fiumi. Emergono i problemi che attengono al territorio, all’ambiente, al più generale rapporto fra uomo, produzione, consumo e natura, problemi destinati a diventare drammatici…
Ginetta e Giuliana sono riprese, fotografate nello stesso luogo, nello stesso set, a distanza di soli quattro anni, ma è ben diverso il sentimento che permea le due scene. Si registra un divario significativo, emblematico, due visioni opposte del futuro. Dallo sguardo sorridente e fiducioso di Ginetta allo sguardo inquieto, alienato e così moderno di Giuliana, Monica Vitti.
Le speranze e la visione di un futuro di benessere segnate da un trionfale ottimismo si scontrano con la disillusione e la paura del futuro, lo sguardo si spegne.
[…] 2022 – “Ginetta e Giuliana” è il titolo del nuovo articolo di aprile su Gagarin. Orbite culturali, rubrica Guardare assieme nella stessa direzione, a cura di Sguardi in […]
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